L’ossitocina è spesso definita l’ormone dell’amore perché è rilasciata dal cervello nei momenti di grande intimità e solidarietà, legati anche al parto e alla cura della prole. Tutto questo è messo in discussione da uno studio sull’arvicola della prateria (Microtus ochrogaster), un roditore monogamo e incline alla socialità. A sorpresa è emerso che la rimozione del recettore dell’ossitocina con la tecnica d’ingegneria genetica crispr non pregiudicava il legame di coppia e i comportamenti sociali dell’animale. Queste arvicole si comportavano in modo molto simile a quelle che avevano ancora il recettore dell’ossitocina, e le femmine erano in grado di procreare e allattare. L’assenza del recettore influiva negativamente solo sullo sviluppo dei cuccioli e sul loro tasso di sopravvivenza all’età dello svezzamento. Secondo i ricercatori, scrive Neuron, sono altri quindi i meccanismi biologici da cui dipendono i legami sociali di attaccamento e collaborazione. L’ossitocina potrebbe comunque essere un tassello di un quadro più ampio.

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Questo articolo è uscito sul numero 1497 di Internazionale, a pagina 97. Compra questo numero | Abbonati