L’ossitocina è spesso definita l’ormone dell’amore perché è rilasciata dal cervello nei momenti di grande intimità e solidarietà, legati anche al parto e alla cura della prole. Tutto questo è messo in discussione da uno studio sull’arvicola della prateria (Microtus ochrogaster), un roditore monogamo e incline alla socialità. A sorpresa è emerso che la rimozione del recettore dell’ossitocina con la tecnica d’ingegneria genetica crispr non pregiudicava il legame di coppia e i comportamenti sociali dell’animale. Queste arvicole si comportavano in modo molto simile a quelle che avevano ancora il recettore dell’ossitocina, e le femmine erano in grado di procreare e allattare. L’assenza del recettore influiva negativamente solo sullo sviluppo dei cuccioli e sul loro tasso di sopravvivenza all’età dello svezzamento. Secondo i ricercatori, scrive Neuron, sono altri quindi i meccanismi biologici da cui dipendono i legami sociali di attaccamento e collaborazione. L’ossitocina potrebbe comunque essere un tassello di un quadro più ampio.
L’ossitocina non basta
Antidepressivi e antibiotici
Alcuni farmaci contro la depressione potrebbero contribuire alla resistenza dei batteri agli antibiotici, rendendo più difficile curare le infezioni. Questa resistenza è un problema sanitario globale, attribuito principalmente all’uso scorretto degli antibiotici. Ora un nuovo studio ha trovato un legame tra lo sviluppo della resistenza e un altro tipo di farmaci di largo uso, quelli contro la depressione. I ricercatori hanno scoperto che gli antidepressivi di classe ssri e snri stimolano in breve tempo (circa un giorno) l’attivazione di meccanismi di protezione cellulare nei batteri, che resterebbero in funzione per più generazioni, fino a 33. Questi meccanismi rimarrebbero anche quando il farmaco contro la depressione non è più presente nell’organismo. Secondo i ricercatori, i meccanismi protettivi sviluppati dai batteri, che producono anche mutazioni genetiche, funzionano contro vari antibiotici. Ma gli studiosi hanno preso in considerazione gli effetti di concentrazioni alte di antidepressivi su un unico tipo di batterio, l’Escherichia coli. Saranno quindi necessari approfondimenti con altri tipi di batteri e in condizioni diverse. ◆
Aiuto reciproco
La collaborazione tra i pescatori brasiliani e i delfini porta benefici a entrambi. Secondo uno studio pubblicato su Pnas, i tursiopi della sottospecie Tursiops truncatus gephyreus che vivono lungo le coste del Brasile spingono volontariamente i pesci verso le reti dei pescatori. A quel punto i cetacei recuperano un discreto numero di pesci dalle reti, evitando di restare impigliati grazie a una buona sincronizzazione dei loro movimenti con quelli dei pescatori.
Calano le vittime in Italia
Secondo il ministero della salute, i nuovi casi di covid-19 in Italia nella settimana dal 20 al 26 gennaio sono stati 38.168, in calo rispetto ai 51.897 della settimana precedente. I dati reali, però, sono sicuramente più alti perché i tamponi effettuati a casa non risultano nei conteggi ufficiali. I decessi sono stati 345, in calo rispetto ai 495 della settimana precedente. Intanto, il 30 gennaio l’Organizzazione mondiale della sanità ha deciso di mantenere il livello d’allerta massimo, affermando che l’evoluzione della pandemia è imprevedibile.
Case editrici contro i chatbot
ChatGpt, lo strumento d’intelligenza artificiale generativa di OpenAi, è diventato così bravo da comparire come coautore negli articoli scientifici. Ma le grandi case editrici stanno prendendo le distanze, scrive il Guardian. Springer Nature, che pubblica circa tremila riviste, rifiuta articoli firmati da qualsiasi chatbot, anche se ammette il loro impiego come strumento, per esempio per migliorare la leggibilità di un articolo. Elsevier, l’altro gigante dell’editoria scientifica, invece li bandisce del tutto. Ma secondo la rivista eLife, è impensabile bloccarne l’uso. La cosa importante, almeno per ora, è che i ricercatori si assumano la responsabilità delle informazioni generate. ChatGpt non è infatti in grado di distinguere le informazioni vere da quelle false e quelle importanti da quelle secondarie.
Paleontologia I fossili di due esemplari di un mammifero estinto (nel disegno) sono stati trovati sull’isola di Ellesmere, nell’Artico canadese. Si tratta di primati appartenenti al genere Ignacius, simili ai lemuri, scrive PlosOne. I fossili risalgono a 52 milioni di anni fa, quando l’isola aveva un clima molto diverso, temperato, con foreste di cipressi e zone umide, ma inverni lunghi e con poca luce tipici delle regioni polari.
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