Nella lingua hawaiana lahaina significa “sole crudele”. I venti alisei che soffiano da nordest portano sulla costa orientale di Maui pioggia abbondante, che diventa torrenziale sulle montagne occidentali. Tuttavia Lahaina, capitale del regno delle Hawaii nell’ottocento e oggi abitata da 13mila persone, si trova oltre la barriera montuosa, quindi ha precipitazioni relativamente scarse. Inoltre la pioggia cade quasi solo in inverno, mentre le estati sono calde e secche. Quindi gli incendi sono abbastanza comuni. Eppure quelli che hanno devastato la città l’8 e il 9 agosto non hanno precedenti. Secondo i dati aggiornati al 16 agosto, i roghi hanno causato 106 morti (il bilancio è destinato a peggiorare perché ci sono ancora centinaia di dispersi) e distrutto in modo irreparabile il centro abitato. Perché gli incendi sono stati cosi violenti?

Per espandersi, le fiamme hanno bisogno di combustibile secco e a Lahaina ce n’era in abbondanza a causa di vari fattori. Le Hawaii sono attraversate da una grave siccità da più di un anno e di recente le condizioni a Maui sono nettamente peggiorate. Gli esperti climatici statunitensi hanno identificato cinque livelli della crisi idrica, da “secchezza anormale” fino a “siccità eccezionale”. Ad aprile nessuna area della contea di Maui (che comprende l’isola principale e alcune piccole isole vicine) registrava una secchezza anormale né tantomeno una piena siccità, ma nella settimana degli incendi più di un terzo dell’isola era in condizioni di siccità e quasi tutto il resto era in condizioni di secchezza anormale, in parte a causa di temperature troppo alte rispetto alle medie stagionali. A Kihei, un altro centro abitato dell’isola, il sole ha sciolto i semafori.

Negli ultimi dieci anni i meteorologi hanno parlato sempre più spesso di “siccità lampo”, periodi in cui la secchezza aumenta rapidamente a causa di precipitazioni scarse o assenti. Questa situazione, sommata all’intensità dei raggi solari, ai venti e alla temperatura dell’aria, porta ai livelli massimi l’evaporazione dal suolo e la perdita d’acqua delle piante. Secondo Jason Otkin dell’università del Wisconsin, a Madison, la rapidità con cui è precipitata la situazione a Maui lascia pensare a una siccità lampo.

Oltre alla siccità bisogna tenere presente che è cambiato il modo in cui viene usato il suolo. Nel corso degli anni molti terreni agricoli nei pressi di Lahaina sono stati abbandonati, lasciando campo libero a erbacce e arbusti, tra cui alcune specie invasive che possono soppiantare quelle indigene. Secondo Thomas Smith della London school of economics, quando i terreni storicamente usati per l’agricoltura o per l’allevamento vengono abbandonati cresce il materiale combustibile, di conseguenza aumenta la possibilità che si inneschino incendi impetuosi. Questo processo, spiega Smith, è stato determinante nella formazione di roghi letali sia negli Stati Uniti sia nei paesi del Mediterraneo.

Pioggia e fuoco

La siccità e il cambiamento nella destinazione del suolo hanno preparato il campo per gli incendi, ma non li hanno determinati. In alcuni periodi del 2022 le condizioni a Maui sono state di gran lunga peggiori rispetto a quest’anno. A fare la differenza, negli incendi dell’8 e 9 agosto, sono stati i venti particolarmente forti. L’intensità del vento è stata collegata all’uragano Dora, una tempesta di categoria 4 che la sera dell’8 agosto è transitata circa mille chilometri a sud di Maui, spostandosi da est a ovest.

Di norma gli uragani vengono associati alla pioggia e non al fuoco, ma possono essere la causa di entrambi. Nel 2018 l’uragano Lane è passato molto più vicino all’arcipelago, portando precipitazioni da record sull’isola di Hawaii. Ma su Maui, circa 120 chilometri a nordovest, i venti hanno alimentato tre incendi, compreso quello chiamato Kaua’ula, che ha colpito la periferia di Lahaina. In quell’area i venti erano secchi perché alimentati da aria sollevata e privata di umidità nel centro dell’uragano, tornato in superficie ai confini della tempesta.

Dora è passato a distanza molto maggiore da Maui, ma ha comunque portato con sé venti intensi. Inoltre sembra che le condizioni siano state aggravate dal fatto che, mentre l’uragano (un’area caratterizzata da pressione atmosferica molto bassa) stava passando a sud dell’isola, a nord si era creata una zona anomala di alta pressione e aria straordinariamente secca. I venti tendono a muoversi dalle aree ad alta pressione verso quelle a bassa pressione (curvando lungo il percorso), e l’alta pressione a nord sembra aver incrementato la potenza dei venti che hanno attraversato l’isola. Qualcosa di simile è successo nell’ottobre del 2017, quando i venti legati all’uragano Ophelia hanno attirato l’aria calda dal Sahara attraverso il Portogallo, alimentando roghi che hanno ucciso 50 persone.

Anche la topografia locale ha contribuito alla tragedia. I venti che scendono da una montagna, come quelli che attraversano Lahaina, si rafforzano e si riscaldano nella discesa. I venti Föhn sulle alpi e i Chinooks del Nordamerica sono esempi noti di questo fenomeno. I forti venti discendenti sono stati un fattore decisivo anche nel Camp Fire, il più devastante incendio boschivo degli ultimi cento anni negli Stati Uniti, che nel novembre del 2018 ha ucciso 85 persone sulle pendici della Sierra Nevada, in California. Durante i roghi a Maui le raffiche di vento hanno raggiunto i 108 chilometri all’ora.

Città non più al sicuro

Quindi la combinazione tra siccità lampo, elevata quantità di combustibile e venti intensi sembra all’origine del disastro. Cosa può cambiare in futuro? Nell’ultimo mezzo secolo il peggioramento della crisi climatica ha fatto aumentare le temperature medie alle Hawaii, anche se non rapidamente come in altri posti (le tendenze al surriscaldamento sembrano più pronunciate su grandi masse di terra che sulle isole). Inoltre nell’ultimo secolo l’incidenza delle siccità è aumentata, un processo che potrebbe continuare in futuro.

Oltre a queste tendenze è stato registrato anche un cambiamento nelle dinamiche della siccità. In passato quando l’Enso (un fenomeno climatico periodico che provoca un forte riscaldamento delle acque dell’oceano Pacifico centromeridionale e orientale) era nella fase della Niña, le Hawaii tendevano a registrare piogge più abbondanti, che andavano a riempire le falde. Ma da qualche tempo non succede più. Le siccità degli ultimi tre anni, caratterizzati da prolungate condizioni assimilabili alla Niña, sembrano confermare questa inversione di rotta.

Resta da capire se le gravi siccità hawaiane associate con il primo inverno del Niño, cominciato un paio di mesi fa, si ripresenteranno anche nei prossimi anni o se invece l’intero sistema si è capovolto.

In generale possiamo trarre due insegnamenti cruciali da quello che è successo in questa regione degli Stati Uniti. Il primo è che le siccità lampo diventeranno più comuni parallelamente al progressivo surriscaldamento globale, un fatto che ha una serie di implicazioni sia per l’agricoltura sia per la gestione degli incendi. Il secondo è che anche le città sopravvissute per secoli non sono più al sicuro. ◆ as

Da sapere
Crisi abitativa

◆ Gli incendi scoppiati nello stato delle Hawaii l’8 e il 9 agosto 2023 sono i più gravi nella storia recente degli Stati Uniti. I morti sono almeno 106, e i dispersi sono ancora centinaia. È stata colpita soprattutto Maui, la terza isola più popolosa dell’arcipelago, con 168mila abitanti. Secondo le ricostruzioni della stampa statunitense, non si è attivato il sistema di allarme – formato da più di ottanta sirene – che avrebbe dovuto avvertire del pericolo gli abitanti. Il procuratore generale delle Hawaii ha aperto un’inchiesta. Inoltre le persone non hanno ricevuto i messaggi di allerta sui telefoni cellulari perché le fiamme hanno fatto collassare il sistema di copertura telefonica. Lahaina, una città di 13mila abitanti sulla costa occidentale dell’isola, è stata completamente distrutta. Il Washington Post scrive che ora i suoi abitanti devono affrontare un’altra grave crisi, quella che riguarda la carenza di alloggi. “Da tempo i miliardari e gli immobiliaristi hanno fatto di Maui il loro parco giochi e i vecchi abitanti, compresi gli affittuari che svolgono lavori a basso salario in alberghi e ristoranti, fanno fatica a trovare sistemazioni a prezzi accessibili. Dopo l’incendio temono che le loro difficoltà peggioreranno”.


Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1525 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati