Sono decenni che i computer interferiscono con i lavori più ripetitivi. Ora, però, l’intelligenza artificiale sembra aver preso di mira quelli più affascinanti. L’8 novembre i produttori di Hollywood hanno accettato di garantire agli attori una protezione dalla concorrenza robotizzata, mettendo fine a sei mesi di sciopero. Pochi giorni fa gli artisti in carne e ossa sono stati superati nelle classifiche musicali da uno dei Beatles morto da tempo e resuscitato dall’intelligenza artificiale. Attori come Scarlett Johansson e autori come John Grisham hanno denunciato le aziende tecnologiche per l’uso non autorizzato della loro immagine e delle loro parole.

Le grandi star temono che l’intelligenza artificiale possa rubargli il lavoro, favorendo chi ha meno talento. In realtà a trarre i maggiori benefici dalle nuove tecnologie saranno forse proprio loro. Invece di intaccare il loro fascino, infatti, l’intelligenza artificiale lo aumenterà, permettendogli di essere presenti in tutti i mercati, in tutti i formati e in ogni momento. Alziamoci in piedi per l’avvento della star onnipresente, l’omnistar.

Non è la prima volta che la tecnologia cambia le regole della celebrità. Si cominciò a parlare di star, di “stelle”, nel settecento, quando la diffusione della lettura permise agli artisti di diventare famosi mentre erano ancora vivi. Inizialmente anche il cinema e la radio sembravano rappresentare una minaccia per le star, che all’epoca si preoccupavano di una “svalutazione” delle loro esibizioni dal vivo. Ma in realtà non hanno fatto altro che favorire l’avvento della superstar, un concetto emerso negli anni venti. Un panico simile si scatenò dopo l’arrivo della tv. Anche in questo caso l’innovazione finì per rendere le celebrità ancora più famose, permettendogli di entrare in ogni salotto. E negli anni sessanta si parlava ormai di megastar.

Un paradosso

Oggi che i contenuti generati dall’intelligenza artificiale fanno irruzione nel mondo dell’intrattenimento, gli sventurati abitanti delle ville di Malibu si preoccupano ancora una volta di perdere la fama, e ancora una volta si sbagliano. Uno dei paradossi dell’epoca di internet è che nonostante piattaforme come YouTube o TikTok abbiano prodotto una grande quantità di contenuti creati dagli utenti, la popolarità degli artisti più celebri ha continuato a crescere. Anche se oggi proliferano i contenuti di nicchia – canti marinareschi, fischiatori ed eccentricità varie – Taylor Swift sta portando avanti il tour più redditizio della storia della musica.

Tendenze simili emergono in ogni settore dell’intrattenimento. Negli ultimi decenni il numero di film prodotti annualmente è raddoppiato, ma allo stesso tempo i più grandi successi hanno raddoppiato la loro incidenza sugli incassi totali. Anche se un’ondata di libri autoprodotti ha invaso il mercato, il fenomeno non ha alterato le vendite degli autori più famosi. In un oceano di scelte, il pubblico si affida a raccomandazioni algoritmiche e umane che lo indirizzano verso i contenuti più popolari. L’intelligenza artificiale promette di ampliare la scelta, ma questo complicherà ancora di più le ricerche e il pubblico alla fine continuerà a gravitare verso gli artisti più famosi.

Taylor Swift in concerto a Città del Messico, agosto 2023 (Hector Vivas, Tas23/Getty)

Le megastar avranno il dono dell’onnipresenza. Il doppiaggio computerizzato già consente agli attori e agli autori di podcast di rivolgersi con la loro voce a un pubblico straniero. Niente più sovrapposizione tra gli impegni, in modo che gli artisti più richiesti possano lavorare insieme anche quando si trovano in posti diversi. Il Botox digitale aumenterà la longevità degli attori, che potranno recitare anche dopo il trapasso. Disney ha comprato i diritti della voce di James Earl Jones, 92 anni, in modo che Darth Vader possa parlare per sempre.

Le grandi star potranno esibirsi in formati che abbiamo solo cominciato a immaginare. Gli avatar degli Abba che riempiono un’arena di Londra ogni sera e i chatbot con le voci delle celebrità lanciati dalla Meta sono solo un assaggio del modo in cui le stelle più luminose riusciranno a soddisfare i loro fan, monetizzando abbondantemente la fama. Ma queste opportunità non sono senza conseguenze. Gli artisti fanno bene a preoccuparsi del copyright, che dev’essere protetto per evitare che l’intelligenza artificiale diventi una forma legalizzata di pirateria, com’è successo in passato con altre innovazioni tecnologiche. La diffusione della stampa produsse le prime leggi sui diritti d’autore che negli anni sessanta furono ripensate per compensare gli attori dell’arrivo della tv. Per non parlare del caos musicale prodotto da software come Napster a cavallo del nuovo secolo. I creatori di contenuti hanno dubbi legittimi e, finché non otterranno risposte adeguate, il mondo dell’intelligenza artificiale sarà un selvaggio west legale.

Il rischio della noia

L’interrogativo più grande riguarda il rapporto tra le omnistar e il pubblico. Il rischio, chiaramente, è la noia. L’intelligenza artificiale è molto abile nel ruminare vecchio materiale, ma lo è molto meno nel creare contenuti nuovi. La produzione dell’intelligenza artificiale risulterà in ogni caso allettante per le case cinematografiche, le etichette discografiche e altri intermediari, che da sempre preferiscono minimizzare i rischi riproponendo idee dal successo garantito. Già oggi Holly­wood preferisce i film in serie ai lavori originali. L’intelligenza artificiale permetterà ai produttori di applicare lo stesso principio agli attori. Un Luke Skywalker ringiovanito al computer è il protagonista dell’ultimo spin-off di Guerre stellari. Al momento il pubblico è affascinato dalle innovative capacità dei computer, ma con il tempo potrebbe stancarsi.

Generalmente il mercato dell’intrattenimento ha una grande capacità di correggersi. Il pubblico ha il potere di seppellire in un istante qualsiasi prodotto di moda, e le star lo sanno benissimo. Anche se aumenta la presenza dell’intelligenza artificiale, i consumatori sembrano ancora affezionati ai drammi umani. Lo sport, per esempio, è lo spettacolo più carnale e a prova di intelligenza artificiale. Negli ultimi anni l’interesse delle aziende di comunicazione per le manifestazioni sportive è aumentato vertiginosamente, mentre a nessuno piace guardare due computer che giocano a scacchi, anche se tutti sanno che potrebbero sbaragliare facilmente qualsiasi essere umano.

Inoltre l’intelligenza artificiale allargherà il raggio d’azione dell’intrattenimento, con nicchie più strette e profonde e contenuti più personalizzati. Il pubblico deve prepararsi a subire un bombardamento sempre più intenso da un manipolo di omnistar, da Taylor Swift a Darth Vader. Ma forse possiamo consolarci con l’idea che cambiare canale sarà più facile che mai. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1538 di Internazionale, a pagina 83. Compra questo numero | Abbonati