La polizia cinese ha emesso mandati d’arresto per diversi componenti di una famiglia vicina alla giunta militare birmana, coinvolta in operazioni di truffe online nella zona autoamministrata di Kokang, nello stato Shan, al confine con la Cina. È il segno della volontà di Pechino di sradicare attività criminali che hanno ridotto migliaia di persone in schiavitù e truffato altrettanti risparmiatori cinesi. Ma mostra anche che la Cina non vuole contrastare l’offensiva della resistenza armata contro l’esercito birmano, che da fine ottobre sta convergendo su Kokang. L’offensiva è guidata da tre milizie che hanno guadagnato terreno in tutta la regione, superando più di cento avamposti dell’esercito regolare, tagliando le arterie commerciali verso la Cina e conquistando almeno quattro città, tra cui un importante valico di confine. L’obiettivo delle tre milizie è allontanare le forze fedeli al regime dalla parte settentrionale dello stato Shan, e alla fine “sradicare l’oppressiva dittatura militare”. La scelta di Pechino di non intervenire è cruciale per il successo dell’offensiva. Resta da capire cosa significhi nel contesto più ampio della guerra civile birmana.◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1538 di Internazionale, a pagina 39. Compra questo numero | Abbonati