Paul Auster (Jeff Pachoud, Afp/Getty)

L’ultimo romanzo di Auster si apre con una serie d’incidenti. Il settantenne Sy Baumgartner, professore di filosofia a Princeton, si scotta la mano ai fornelli. Poco dopo, scopre che il marito della sua domestica si è tagliato due dita con la sua sega elettrica. Poi, mentre accompagna nel seminterrato Ed Papadopoulos, un giovane lettore di contatori, il professore fa una brutta caduta.

Mentre si riprende e riflette su “questo giorno di infiniti contrattempi”, la sua mente torna al 1968, e rivive il momento in cui a Manhattan vide per la prima volta Anna, la donna che sarebbe diventata l’amore della sua vita. Proprio quando sembra che il libro si sviluppi in un racconto sull’improbabile amicizia tra Sy e Ed, Auster fa sparire il suo eroe sul viale dei ricordi. Baumgartner ricorda la morte inaspettata di Anna, avvenuta una decina di anni prima. Ricorda il padre, di origine polacca e proprietario di un negozio di abbigliamento, e la madre sarta. E ricorda il giorno cruciale in cui lui, un “ignaro ragazzo di Newark”, ottenne la borsa di studio che gli avrebbe permesso di liberarsi da “questo piccolo e meschino posto”. Il romanzo non è composto solo da flashback. Nel presente, Baumgartner va in pensione, medita sulla sua mortalità e valuta la possibilità di sposarsi con una collega. Poi una studente del Michigan gli dice che sta scrivendo la tesi di laurea sul lavoro di Anna e gli chiede se può andarlo a trovare, scatenando paure irrazionali per il suo arrivo e nuovi ricordi della cara defunta. Baumgartner si muove in una grande varietà di toni. Il libro non è privo di difetti. A volte Auster si sforza troppo per far apparire originale la sua prosa; in altri momenti si accontenta di frasi trite e ritrite. Per la maggior parte, però, riesce a creare il ritratto accattivante di un uomo che ha amato e sofferto e che si sta preparando per l’ultima fase della vita. Alcuni lettori rimpiangeranno l’assenza di espedienti per stravolgere la realtà, di una narrazione inaffidabile e di dispositivi meta-fantascientifici. Ma rinunciando alle sue pirotecnie postmoderne, Auster ha prodotto un’opera più solida e di conseguenza più credibile su una vita memorabile, e su una vita di ricordi.
Malcolm Forbes,
Los Angeles Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1539 di Internazionale, a pagina 87. Compra questo numero | Abbonati