◆ Dopo un anno da record per il cambiamento climatico, le barriere coralline sono a rischio. Il caldo eccezionale che ha colpito in particolare la parte orientale del Pacifico tropicale e la regione caraibica dipende da più fattori: in primo luogo l’aumento della temperatura delle acque superficiali dovuto al cambiamento climatico, ma anche al Niño, un evento meteorologico ricorrente. Le ondate di caldo estremo danneggiano le barriere coralline e altri habitat fondamentali ma fragili, come le foreste di mangrovie e le praterie sottomarine. Secondo Science i dati degli ultimi quarant’anni fanno prevedere che nel 2024 si verificheranno episodi senza precedenti di sbiancamento e morte dei coralli nella regione dell’Indopacifico. Lo sbiancamento è un fenomeno associato all’aumento della temperatura, durante il quale i coralli perdono gli organismi unicellulari con cui vivono in simbiosi e diventano bianchi. Se lo sbiancamento si prolunga nel tempo, i coralli possono morire. Alcuni fattori, come l’inquinamento e l’acidificazione degli oceani dovuta all’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera, rendono le barriere coralline più vulnerabili. I coralli possono morire anche senza diventare bianchi, quindi per controllare la salute delle barriere coralline bisognerebbe usare metodi che non si basino solo sul colore. Inoltre servirebbero nuove misure di protezione, come la creazione di riserve naturali. Ma soprattutto bisognerebbe contenere il cambiamento climatico.

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Questo articolo è uscito sul numero 1542 di Internazionale, a pagina 112. Compra questo numero | Abbonati