Il 3 aprile sono stati annunciati i vincitori regionali della 67a edizione del World press photo, il più importante premio fotogiornalistico del mondo. I 31 vincitori e le sei menzioni d’onore sono stati scelti tra più di 60mila lavori fotografici e video, realizzati da 3.851 partecipanti di 130 paesi. Inoltre quest’anno la giuria ha assegnato una menzione speciale a due immagini che documentano la guerra tra Israele e Hamas. Dal 2022 le categorie dei premi sono diventate quattro: foto singole, storie, progetti a lungo termine e open format, dedicata a documentari brevi e altre opere visive. Oltre alla giuria globale, sono state create delle giurie continentali, ognuna delle quali esamina i lavori della propria area geografica: Africa, Asia, Europa, Nordamerica e Centramerica, Sudamerica, Sudest asiatico e Oceania. La presidente della giuria globale quest’anno è Fiona Shields, a capo del dipartimento di fotografia del giornale britannico The Guardian. “Le immagini scelte sono state realizzate con rispetto, coraggio e profondità, spesso in circostanze inimmaginabili”, ha detto Shields. “Hanno una risonanza universale, che va oltre i paesi d’origine”.

I vincitori finali della storia, del progetto al lungo termine, dell’open format e della foto dell’anno saranno annunciati il 18 aprile 2024 e le loro immagini faranno parte di una mostra che aprirà il 19 aprile alla Nieuwe Kerk di Amsterdam, nei Paesi Bassi, e sarà poi esposta in più di cinquanta paesi. ◆

Singole, Asia. Inas Abu Maamar, 36 anni, stringe il corpo di sua nipote Saly, 5 anni, uccisa insieme ad altri quattro familiari da un missile israeliano che ha colpito la loro casa a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. (Mohammed Salem, Palestina, Reuters)
Progetti a lungo termine, Asia. Jiuer con i suoi tre figli. Dopo la diagnosi di cancro, la donna ha deciso di sfruttare al massimo gli anni che le restano da vivere. (Wang Naigong, Cina)
Open format, Nordamerica e Centramerica. Un progetto, che mescola finzione e realtà, sull’esclusione dal programma spaziale statunitense degli astronauti lgbt. (Mackenzie Calle, Stati Uniti)
Storie, Sudamerica. Un reportage sull’impatto ambientale e sociale dell’industria petrolifera in Venezuela. (Adriana Loureiro Fernández, Venezuela, The New York Times)
Storie, Africa. Dada Paul e sua nipote, che lo aiuta da quando ha perdite di memoria. In Madagascar le persone che soffrono di demenza sono spesso discriminate. (Lee-Ann Olwage, Sudafrica, Geo)
Menzione d’onore, Asia. Un gruppo di uomini della comunità miya, in Bangladesh, costruisce barriere contro le inondazioni per proteggere le terre. (Zishaan A Latif, India)
Singole, Europa. Mesut Hançer tiene la mano della figlia, uccisa nella loro casa crollata durante il terremoto che ha colpito il sud della Turchia. (Adem Altan, Agence France-Presse)
Storie, Nordamerica e Centramerica. Un reportage sulla riduzione delle popolazioni di farfalla monarca. (Jaime Rojo, Stati Uniti, National Geographic)
Open format. Un lavoro sulla vita quotidiana in Ucraina durante la guerra. (Julia Kochetova, Ucraina)
Menzione speciale, Europa. Un viaggio nelle terre colpite dal conflitto nel Nagorno Karabakh. (Rena Effendi, Azerbaigian, VII Photo/National Geographic Society)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1557 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati