Negli ultimi trent’anni Tirana è stata segnata da continue trasformazioni. I giudizi oscillano da un estremo all’altro, a seconda del vostro interlocutore. Molti attivisti e abitanti vi diranno che la città ha perso la sua anima, i suoi preziosi spazi verdi e la sua identità. I funzionari comunali, al contrario, vi risponderanno che Tirana è un posto per i giovani, un luogo dove le scelte dell’amministrazione sono ispirate al rispetto dell’ambiente.

Prezzi alle stelle

Per farsi un’idea bisogna camminare per le strade. I cantieri sono in aumento e, tra condomini d’epoca comunista, edifici dai colori vivaci e alcuni palazzi storici ancora in piedi, il cemento è onnipresente e in espansione. In centro sono stati costruiti grandi grattacieli e le gru dominano il paesaggio.

Le riprese effettuate nella città da un drone nel periodo tra giugno e luglio del 2021 hanno mostrato almeno 414 cantieri attivi, mentre nel 2020 erano stati rilasciati 201 permessi di costruzione, uno ogni 48 ore. Nel primo trimestre del 2021 sono state approvate concessioni edilizie per un valore di circa 127 milioni di dollari, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2020. Il progresso è necessario, così come gli investimenti in infrastrutture, alloggi, uffici e aree commerciali. Ma qual è il prezzo di tutto questo?

Nella capitale gli affitti sono saliti in modo significativo, spingendo molti abitanti a trasferirsi altrove. Se fino a quattro anni fa un appartamento in centro con due camere costava circa trecento euro al mese, oggi si arriva a più di cinquecento euro. Lo stesso problema si presenta per chi vuole acquistare un immobile. Per gli edifici di nuova costruzione del centro i prezzi oscillano intorno ai quattromila euro al metro quadrato, mentre nelle zone periferiche scendono a circa 800 euro. Il prezzo medio è di 1.102 euro al metro quadrato, una cifra altissima se si tiene conto dello stipendio medio, che nella capitale si aggira sui cinquecento euro al mese. Oggi il mercato immobiliare a Tirana è uno dei più cari d’Europa; gli affitti si stanno avvicinando a quelli di Bruxelles e Roma.

Secondo la Banca d’Albania, i prezzi nel settore sono saliti del 43 per cento dal 2014. A questo inarrestabile rincaro però non corrisponde un aumento dei salari, che restano invariati, e nemmeno grandi investimenti dall’estero. Gli esperti affermano che l’Albania andrà probabilmente incontro a una recessione economica quando la cosiddetta bolla edilizia scoppierà, provocando un crollo dei prezzi degli immobili che potrebbero perdere il 50 per cento del valore nei prossimi anni.

Un fiume di soldi

Si stima che in Albania entrino fino a 700 milioni di euro all’anno di fondi illeciti, per lo più da attività criminali, corruzione e frode fiscale. Negli ultimi tre anni il settore edile albanese ha permesso di riciclare circa 1,6 miliardi di euro.

Nel 2020 l’Iniziativa globale contro la criminalità organizzata transnazionale (Gitoc) ha indicato che uno dei modi più diffusi per riciclare denaro è investire nell’edilizia. “Si comincia finanziando nuovi edifici residenziali o commerciali, si prosegue ritoccando al ribasso i costi della manodopera, e si arriva fino alla vendita del prodotto finale”, si legge nel rapporto.

Secondo la Gitoc spesso i comuni non effettuano nessun controllo dopo aver rilasciato i permessi di costruzione. In Albania, dopo la caduta del comunismo il settore edilizio è stato stimolato dagli investimenti degli emigrati (di cui però non è possibile verificare la legittimità). Nel 2012 ha avuto un lieve calo a causa della recessione globale, ma nel 2016 ha registrato un forte aumento, che gli esperti hanno attribuito a “investimenti illegali di origine criminale”.

Il rapporto della Gitoc mostra che il 59 per cento delle 141 aziende che hanno ottenuto il permesso per costruire edifici multipiano tra il 2017 e il 2019 non aveva le risorse per completarli.

A giudicare dai loro conti queste società non avevano entrate significative, attivi o prestiti che potessero essere usati per finanziare i progetti.

La Gitoc stima che il 60 per cento del denaro sia arrivato da fonti illegali. Il rapporto sostiene che, pur tenendo conto del valore dei mutui contratti dalle imprese, rimane una differenza di circa 600 milioni di euro solo nel 2019. Secondo un esperto albanese in materia, che ha preferito mantenere l’anonimato, attraverso il settore immobiliare albanese tra il 2016 e il 2019 potrebbe essere stato riciclato più di un miliardo e mezzo di euro. Per ottenere i permessi necessari, i criminali si associano a politici e funzionari pubblici. Nel gennaio 2021 l’arresto di una decina di esponenti della ’ndrangheta in Italia ha fatto emergere legami con il settore edile in Albania.

Le conversazioni intercettate hanno mostrato il coinvolgimento di un uomo d’affari albanese, presumibilmente legato al premier e al sindaco di Tirana. Le telefonate riguardavano gli investimenti, i cantieri e i progetti per il centro della capitale, oltre ai prezzi gonfiati degli immobili. In una registrazione si sente dire che i prezzi al metro quadrato nei nuovi grattacieli vanno dai 3.800 ai 4.000 euro, mentre il valore reale sarebbe di 510 euro.

Negli ultimi anni la società civile ha cercato di opporsi alla distruzione dei monumenti storici, ma gli sforzi non hanno avuto effetto

Il sindaco di Tirana, Erion Veliaj, ha negato qualsiasi coinvolgimento, affermando che questa indagine è stata commissionata dai partiti d’opposizione per manipolare l’opinione pubblica prima delle elezioni legislative del 2021. Veliaj ha smentito che siano stati concessi permessi sotto la pressione di gruppi criminali o riconducibili ad attività illegali.

Nel febbraio 2021 la procura speciale anticorruzione ha aperto un’indagine preliminare, su cui non si hanno ancora notizie. Pochi mesi dopo l’Unità d’informazione finanziaria italiana ha dichiarato che nella prima metà del 2020 l’Albania era stata la destinazione più ambita per le “transazioni sospette” provenienti dall’Italia. L’Albania superava Marocco, Romania e Senegal, con quasi la metà delle 70.157 segnalazioni di attività sospette in quel periodo.

Moneyval, l’organo del Consiglio d’Europa che vigila sulla lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, ha definito insufficienti le misure adottate dalle autorità albanesi. Ci sono stati passi avanti, ma restano vari ostacoli, tra cui la mancanza di condanne e sanzioni.

Il dipartimento di stato statunitense è giunto a conclusioni simili nel suo rapporto sul traffico internazionale di stupefacenti, affermando che nel 2020 l’Albania è stata una “importante destinazione per il riciclaggio di denaro sporco”. Secondo il documento il governo albanese “non ha compiuto progressi significativi nella lotta al riciclaggio di denaro e alla criminalità finanziaria”.

Ruspe all’alba

Così, mentre gli albanesi si trasferiscono fuori città, l’avanzata di escavatori, gru e betoniere continua. Chi rimane assiste alla distruzione di monumenti storici, parchi e spazi aperti, senza poter fare niente per fermarla.

Negli ultimi anni la società civile ha cercato di opporsi, ma i suoi sforzi contro il potere statale e il denaro che lo sostiene per ora non hanno ottenuto risultati. Una mobilitazione per impedire la demolizione del Teatro nazionale, andata avanti per due anni, è finita quando le forze speciali hanno portato fuori un attivista dall’edificio alle tre del mattino e le ruspe sono entrate in funzione mentre altre persone erano ancora all’interno. Non gli è stato dato nemmeno il tempo di portare via le loro cose.

Una sorte simile era toccata a chi aveva protestato contro la distruzione della propria abitazione per fare spazio a nuovi edifici. La polizia è arrivata all’alba, usando gas lacrimogeni e manganelli e appropriandosi dei beni degli sfollati una volta terminata la demolizione.

La società civile continua a opporsi ai cambiamenti in corso a Tirana, ma sta perdendo fiducia nell’apparato statale e nella magistratura. Spesso non c’è tempo per fermare le ruspe ricorrendo alle vie legali, dato che i tribunali sono intasati da decine di migliaia di cause arretrate.

Il risultato è che una città affascinante sta perdendo la sua identità architettonica. Le case ottomane e le ville degli anni trenta scompaiono, e l’Albania fatica a riconoscersi nei monoliti di cemento che stanno prendendo il loro posto. ◆ ab

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Questo articolo è uscito sul numero 1465 di Internazionale, a pagina 66. Compra questo numero | Abbonati