I fiumi italiani rischiano un altro anno di siccità estrema, dopo un inverno caratterizzato da piogge scarse e poca neve. Il fenomeno potrebbe avere conseguenze allarmanti per l’agricoltura, la produzione di energia idroelettrica e l’approvvigionamento di acqua potabile. Ampi tratti del Po – il fiume più lungo d’Italia, che rifornisce diverse regioni del nord e del centro – sono già prosciugati. Inoltre il livello del lago di Garda è il più basso, durante l’inverno, degli ultimi 35 anni.

Secondo il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), nel 2022 le precipitazioni nel norditalia sono diminuite del 40 per cento rispetto ai livelli abituali, e dall’inizio del 2023 c’è stata un’assenza di precipitazioni significativa. Per quanto riguarda il Po, che va dalle Alpi nordoccidentali all’Adriatico, ci potrebbe essere una siccità come quella dell’anno scorso, la peggiore degli ultimi settant’anni, a meno che in primavera non arrivino piogge abbondanti. Nella zona di Pavia il livello del Po a metà febbraio era tre metri sotto lo zero idrometrico (il livello standard per quel tratto). In alcuni punti le rive del fiume si sono trasformate in spiagge, un fenomeno che normalmente si osserva in estate.

“Non è cambiato nulla dal 2022”, sottolinea Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana. “Viviamo ancora una situazione di carenza d’acqua. Vediamo cosa ci riserverà la primavera, che di solito è una delle stagioni più piovose nella valle del Po. Ci sono buone possibilità che le piogge di aprile e maggio possano bilanciare il livello dell’acqua. È la nostra unica speranza. Se non avessimo precipitazioni primaverili per il secondo anno consecutivo sarebbe la prima volta nella storia”. Il Po attraversa anche l’Emilia-Romagna e il Veneto, due delle regioni agricole più importanti d’Europa.

Prima del 2022, la valle del Po ha vissuto periodi di siccità nel 2007, nel 2012 e nel 2017. Gli scienziati sostengono che la frequenza più intensa di questi fenomeni è un altro indicatore della crisi climatica. Secondo Coldiretti, la principale associazione italiana degli agricoltori, la siccità del 2022 ha provocato sei miliardi di euro di danni al settore; mentre quest’anno un terzo dei raccolti sarà a rischio in caso di siccità prolungata e grave.

Falde acquifere a rischio

Alessandro Bratti, presidente dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, sottolinea che la situazione è particolarmente grave in Piemonte e Lombardia, mentre in Trentino l’assenza di piogge sta alterando la produzione di energia idroelettrica. “Se non c’è acqua non si può produrre energia, dobbiamo tenere presente anche questo aspetto”, spiega Bratti. Il livello del Po crea un’ulteriore difficoltà: l’acqua del mare invade le falde acquifere, che così non si possono usare per l’irrigazione. “L’anno scorso l’acqua del mare è penetrata quasi per quaranta chilometri nell’entroterra. Ci sono stati problemi per l’acqua potabile ed è stato necessario ricorrere ai dissalatori”, precisa Bratti.

La scorsa estate il governo italiano, guidato da Mario Draghi, ha stanziato 36,5 milioni di euro per le aree colpite dalla siccità. I fondi hanno permesso alle autorità locali di agire tempestivamente imponendo un razionamento dell’acqua. Anche se coordinava le misure, l’Autorità di bacino distrettuale del Po ha mantenuto solo un ruolo di consulenza, suggerendo agli agricoltori il modo migliore per usare meno acqua. “Ci sono molti enti coinvolti, e inoltre al momento il rispetto del protocollo è su base volontaria”, spiega Bratti. “C’è bisogno di una legge che assegni all’Autorità di bacino distrettuale il potere di trovare soluzioni e decidere come portarle avanti, magari ordinando agli agricoltori di smettere di prelevare acqua per un mese o fermando le centrali idroelettriche per una settimana”.

Bratti sottolinea che i fondi stanziati dal governo Draghi sono ancora attivi, ma i piani per combattere la siccità sono andati a rilento dopo l’insediamento del governo Meloni. “Abbiamo progetti e risorse per le infrastrutture idrologiche, come la costruzione di barriere per impedire al mare di risalire il corso del fiume. C’è anche una proposta per creare diecimila laghi artificiali e introdurre sistemi che riducano lo spreco di acqua nell’agricoltura. Ora dobbiamo accelerare questi progetti”. ◆as

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Questo articolo è uscito sul numero 1501 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati