A settembre Steve Lacy stava passeggiando nel salone pieno di vetrate del Novo, uno spazio per concerti nel centro di Los Angeles. Il cantautore, che ha 24 anni ed è cresciuto nella città di Compton, portava un cappotto, le trecce lunghe fino alle spalle e grandi occhiali da sole. Aveva appena ricevuto una bella notizia: Bad habit, il suo brano ispirato a una schermaglia amorosa e diventato molto popolare su TikTok, aveva contemporaneamente raggiunto la vetta di cinque classifiche statunitensi stilate dalla rivista Billboard (canzoni Hot rnb/hip hop, Hot rnb, Hot rock & alternative, Hot rock e Hot alternative).

Era la prima volta che un brano arrivava insieme in testa a cinque classifiche nella storia di Billboard. “Che figata, eh?”, mi ha detto Lacy sedendosi su una poltrona di pelle di fronte a un muro di schermi led. “Non devo accontentare nessuno, posso fare quello che voglio. Non mi sono mai considerato un artista rnb o hip hop o rock, sono influenzato da tutte queste cose. Sono felice che una canzone possa essere associata a generi diversi”.

Steve Thomas Lacy-Moya è stato molte cose nella sua ancora giovane carriera. Adolescente nero di origini filippine e prodigio della chitarra; musicista della band rnb The Internet; produttore di artisti del calibro di Kendrick Lamar, J. Cole, Mac Miller e Solange; collaboratore di Frank Ocean e dei Vampire Weekend; artista solista che ha attirato migliaia di fan all’aeroporto di Compton per l’uscita del suo album di debutto.

Ora è su un altro livello: pop star. Lacy ha un’intelligenza musicale ispirata da miti del passato come Stevie Wonder e Prince, l’abilità pop di Pharrell Williams e il sex appeal giocoso di idoli della generazione z (i nati tra il 1995 e il 2010) come Harry Styles e Bad Bunny. Nel suo ambizioso album Gemini rights sintetizza tutti questi elementi. Lacy, che è già stato nominato due volte ai Grammy award, ha buone possibilità di essere premiato alla cerimonia del 5 febbraio, soprattutto dopo che Bad habit ha raggiunto la prima posizione della classifica di Billboard. “Ho delle ansie nuove”, ammette Lacy. “Penso sempre a come invecchierà la mia musica. Come si resta originali per anni? Non ne ho idea”.

Possiamo credergli, ma la sua affiatata famiglia è convinta che sia capace di essere originale fin dall’infanzia. “È così da quando è nato”, mi ha detto al telefono la madre, Valerie Lacy, che fa l’infermiera. “Avevo scoperto che alla Washington prep (la scuola nel sud di Los Angeles frequentata da Lacy) c’era una band jazz che organizzava jam session, ma avevano detto che Steve non avrebbe potuto entrarci prima dei sedici anni. Io gli ho spiegato: ‘È un ragazzo speciale. Dovete prenderlo’. E sono anche andata a parlare di persona con l’insegnante, insistendo che Steve aveva un talento naturale. A quel punto lui mi ha risposto ‘Saremo felici di far entrare suo figlio’”.

Il padre di Lacy, di origini filippine, era poco presente a casa ed è morto quando lui era bambino. “Sento di avere qualcosa di mio padre in me”, mi ha detto. “Ero piccolo e non ho potuto conoscerlo bene. Per sapere come fosse devo affidarmi ai racconti di mia madre. Lei mi ha detto che aveva un bell’intuito”.

Un messaggio semplice

Le prime jam session insieme all’amico Jameel Bruner (fratello del bassista Thundercat) sono state fondamentali per Lacy, così come la prima candidatura ai Grammy a diciotto anni grazie al terzo album degli Internet, Ego death. Ma è stata Bad habit a cambiare per sempre la sua vita. Il brano ha raccolto milioni di ascolti su Spotify ed è la base di quasi cinquecentomila video creati dagli utenti di TikTok, che a loro volta hanno generato centinaia di milioni di visualizzazioni. Il singolo aggancia lo spettatore grazie a un messaggio semplice: “Vorrei sapere che mi vuoi. Mi mordo la lingua, è una brutta abitudine / Sono furioso per non averci provato con te”. Ma alla fine del brano Lacy recupera il tempo perso. “Rendo la situazione calda. Mi afferri con forza perché sai cos’hai trovato. Scopiamo nel retro del centro commerciale, senza controllo”.

La canzone ha sia una forza rock sia un ritmo avvolgente. Ha i falsetti e i vocalizzi tipici dell’rbn degli anni settanta, ma il suono delle chitarre ricorda i Cure, e il brano si chiude con un momento jazz-fusion. Al primo ascolto non sembra una potenziale hit, ma l’ambiguità sorniona di Lacy e la capacità di attraversare generi ha parlato a milioni di persone della generazione z. “Non pensavo di aver creato qualcosa di simile. Sapevo solo che molti avrebbero potuto identificarsi e che era una storia divertente”, mi ha detto.

Anche se può sembrare modesto quando parla della fase di composizione, Lacy è un produttore meticoloso. In Bad habit niente, dalle note più alte e dal tremulo usato con la chitarra fino ai colpi di rullante della batteria, è improvvisato. “Ha la capacità di maneggiare nuovi strumenti e di continuare ad affinare la sua arte”, mi ha detto la cantante Foushée, che ha scritto insieme a lui Bad habit e che appare più volte nell’album Gemini rights. “Altre persone della sua età escono la sera a divertirsi, ma lui può stare seduto per ore, concentrandosi sul lavoro, pur restando sempre divertente”.

Lacy protegge molto la sua privacy. Non dirà mai dove vive a Los Angeles o se il successo di Bad habit gli abbia permesso di concedersi lussi come automobili o case, anche se ha fatto una battuta sulla nuova tuta elasticizzata di Balenciaga che ha appena comprato. “Non pensavo che avrebbero mai fatto niente del genere della mia taglia, per un ragazzo”. I suoi piaceri sono semplici, per lo più dei brunch rilassati con sua mamma e le sorelle, e le passeggiate con il pitbull Eve. “I giorni in cui me ne sto a casa a guardare la televisione sono un lusso”.

G emini rights ha dieci brani e dura in tutto 35 minuti: è un disco breve per gli standard contemporanei dell’rnb. Eppure Lacy ha creato un bel racconto che parla della recente separazione dal suo ex ragazzo, degli uomini e delle donne che in seguito l’hanno affascinato (si considera bisessuale) e dell’ottimismo, evocato da un fantastico assolo di chitarra nel pezzo Sunshine.

G emini rights si apre con Static, nella quale Lacy attacca l’abuso di droghe del suo ex. Gli ho chiesto se si sentono ancora. “Non ho idea di cosa stia facendo”, mi ha detto. “Le canzoni non parlano davvero di lui. Parlano di me. Devo fare così per sentirmi meno pazzo o solo”.

Tra artisti rock, rnb e hip hop, Lacy ha lavorato raramente da solo da quando è cominciata la sua carriera. Ha conosciuto Kendrick Lamar, Tyler, the Creator, Mac Miller e Solange, è ammesso in circoli musicali esclusivi e presto spera di entrare nel mondo del rock. “Jack White è fantastico. Insieme potremmo fare una musica folle e splendida”, dice.

Invece non dà molto peso al suo status di icona queer. Quando gli ho chiesto se sentiva una qualche vicinanza con artisti pop gay e neri come il rapper Lil Nas X, ha risposto: “Non mi piace gestire quelle cose in modo eclatante”. Anche se sta espandendo lo spettro di cosa significhi essere queer nel rock e nell’rnb di oggi, non gli piace l’idea di essere elogiato solo per questo motivo. “Non si dovrebbe dare così tanta importanza alla sessualità”, commenta.

Lacy è rilassato quando riflette sulla sua fama: “Oggi mi sento come se avessi già superato la parte più difficile”. E aggiunge: “Andare oltre quella purezza e ingenuità che si prova da adolescenti è stata la cosa più tosta. Non ho fatto compromessi per raggiungere il successo. Non ho avuto bisogno di persone che mi sussurravano all’orecchio, dicendomi cosa avrebbe funzionato e cosa no. Oggi mi sento molto più libero, perché non ho dovuto cambiare niente di me per arrivare dove sono. Ho dovuto semplicemente migliorarmi”. ◆ ff

Biografia

1998 Nasce a Compton, negli Stati Uniti.
2005 Si avvicina alla chitarra grazie al videogioco Guitar hero.
2013 Entra nella band The Internet e lavora al disco Ego death, che riceve una nomination ai Grammy awards.
2017 Produce Pride di Kendrick Lamar.
2019 Esce il suo primo disco solista, Apollo XXI, candidato ai Grammy.
2022 Pubblica l’album Gemini rights, anch’esso candidato ai Grammy.


Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1494 di Internazionale, a pagina 72. Compra questo numero | Abbonati