Nella politica finlandese si è chiusa un’era. Alle elezioni del 2 aprile la prima ministra Sanna Marin, molto celebre all’estero, è stata sconfitta dal leader dell’opposizione Petteri Orpo, del partito conservatore Coalizione nazionale.

La differenza tra lui e la premier uscente non potrebbe essere più grande. Marin, 37 anni, è una giovane politica progressista che lotta per la parità di genere, la transizione verde e l’ampliamento dello stato sociale. Orpo, 53 anni, ha alle spalle una lunga carriera politica e varie esperienze da ministro, parla in modo noioso e a volte goffo, ma molti elettori hanno apprezzato che in campagna elettorale abbia proposto di rompere con l’idealismo della sua rivale. Orpo ha accusato Marin di aver indebitato la Finlandia senza assicurare i servizi di base e ha promesso di ridurre il debito, snellire il settore pubblico e far crescere l’economia.

Ora ha il compito di formare un nuovo governo, ma le trattative si annunciano difficili perché la sua è stata una vittoria di misura. Come avevano previsto i sondaggi, il risultato è stato incerto fino alla fine. La Coalizione nazionale ha ottenuto il 20,8 per cento dei voti, i Veri finlandesi (un partito populista di destra ostile all’Unione europea e all’immigrazione) il 20,1 per cento e il Partito socialdemocratico di Sanna Marin il 19,9 per cento. Sia i Veri finlandesi sia i socialdemocratici hanno guadagnato voti rispetto alle elezioni precedenti, mentre i partiti più piccoli sono stati penalizzati dagli elettori.

La Finlandia ha una lunga tradizione di governi di coalizione, e per avere la maggioranza in parlamento Orpo dovrà ottenere l’appoggio dei socialdemocratici o dei Veri finlandesi e di alcuni partiti più piccoli. Non sarà facile.

La Coalizione nazionale e il Partito socialdemocratico appartengono a schieramenti opposti, e se vogliono formare un governo insieme dovranno ingoiare parecchi rospi. Inoltre Marin potrebbe non accettare un ruolo secondario nel nuovo esecutivo se resterà alla guida del suo partito.

Per questo la Coalizione nazionale potrebbe preferire un accordo con i Veri finlandesi, che condividono le sue idee in politica economica. Ma il partito è favorevole a un inasprimento delle norme sull’immigrazione e a un’eventuale uscita dall’Unione europea, mentre la Coalizione nazionale è decisamente europeista e vuole aumentare l’immigrazione per garantire più manodopera al mercato del lavoro finlandese, che ne ha urgente bisogno. Anche in questo caso una collaborazione richiederebbe grandi compromessi. In Europa il risultato delle elezioni è stato comunque visto con sollievo, perché ad arrivare in testa è stata la Coalizione nazionale e non i Veri finlandesi.

L’ingresso nella Nato

Le elezioni si sono tenute pochi giorni dopo che la Turchia ha approvato l’adesione della Finlandia alla Nato e subito prima della sua ammissione formale, avvenuta il 4 aprile. Il nuovo governo guidato da Orpo parlerà con voce più forte in Europa, dal momento che ora la Finlandia fa parte anche della Nato oltre che dell’Unione. Il paese condivide con la Russia una frontiera lunga più di 1.300 chilometri e, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, gli altri governi europei prestano molta più attenzione alle preoccupazioni di Helsinki in materia di sicurezza. ◆ pb, fc

Il commento
Il peso del debito

◆ “Anche se il governo di Sanna Marin ha dovuto dedicarsi soprattutto alla pandemia e alla guerra in Ucraina, ha avuto anche il tempo di fare scelte politiche”, commenta il sito della tv pubblica finlandese Yle. “Ha prolungato la scuola dell’obbligo, ha riformato l’assistenza sociale e sanitaria e ha stabilito un ambizioso obiettivo sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Inoltre si è occupato dei diritti delle persone trans e del popolo sami e ha aggiornato le leggi sull’aborto. Il debito pubblico però è cresciuto, a causa degli aiuti concessi durante la pandemia ma anche per l’aumento della spesa pubblica. La vittoria della Coalizione nazionale, che ha fatto del taglio al bilancio la sua priorità, dimostra che per molti finlandesi il debito è diventato la preoccupazione principale”.


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Questo articolo è uscito sul numero 1506 di Internazionale, a pagina 25. Compra questo numero | Abbonati