Per alcune correnti della sinistra europea il sostegno militare all’Ucraina non è affatto scontato. Se al momento dell’invasione russa le voci critiche erano piuttosto discrete, un anno dopo le riserve e l’ostilità sono molto più evidenti. L’appoggio a un paese in guerra, il rafforzamento della Nato, la collaborazione con gli Stati Uniti giudicati imperialisti e l’opposizione frontale nei confronti di Mosca si scontrano con i valori di alcune formazioni politiche di sinistra, legate all’antimilitarismo e all’antiamericanismo. Questa tensione alimenta forti contrasti all’interno dei partiti e dei governi in cui convivono diverse tradizioni.

La fornitura di armi a Kiev, il mandato d’arresto per crimini di guerra emesso nei confronti di Vladimir Putin dalla Corte penale internazionale e la proposta della Cina per “una risoluzione politica della crisi ucraina” hanno offerto ad alcuni settori della sinistra l’occasione per manifestare il proprio disaccordo. In Francia il coordinatore di La France insoumise (Lfi) Manuel Bompard ha dichiarato che il testo presentato da Pechino “può essere una soluzione”.

Nel parlamento i deputati si sono mossi in ordine sparso

Su questo punto, come su molti altri, gli spagnoli di Podemos sono allineati con Lfi. Canal Red, la tv online lanciata all’inizio di marzo dal fondatore del partito Pablo Iglesias, ha dedicato una delle prime trasmissioni al “piano di pace cinese”, definendolo “l’iniziativa più ragionevole per arrivare a un cessate il fuoco”. In studio era presente anche l’ex responsabile del canale Russia Today in spagnolo, Inna Afinogenova, collaboratrice di Canal Red. Secondo Afinogenova gli articoli della stampa occidentale sul piano di Pechino sembrano “scritti direttamente da un responsabile del dipartimento di stato degli Stati Uniti” per fare in modo che in Ucraina “si continui a morire”.

Il fatto che queste posizioni siano condivise da molti politici della coalizione di centrosinistra al potere in Spagna, di cui fa parte Podemos, crea non pochi problemi al governo del socialista Pedro Sánchez. Ferocemente ostili alla Nato, presentata spesso come la principale responsabile della guerra, i partiti riuniti sotto la sigla Unidas Podemos si sono opposti a tutte le consegne di armi approvate dal parlamento spagnolo nell’ultimo anno. Hanno rifiutato di condannare l’invasione dell’Ucraina e criticano regolarmente le decisioni di Sánchez sulla guerra.

A ottobre del 2022, quando nel bilancio per il 2023 è stato inserito l’aumento del 26 per cento delle spese militari, il portavoce di Podemos al congresso dei deputati Pablo Echenique lo ha definito una “vergogna” e ha denunciato il “furore militare della Nato”, che “fomenta” la guerra inviando sempre più armi. Il partito si è inoltre astenuto in occasione del voto sull’adesione della Finlandia e della Svezia all’alleanza atlantica, e i comunisti di Sinistra unita (Iu) hanno votato contro. Il rapporto con i socialisti non fa che peggiorare.

Il manifesto della discordia

In Grecia il partito di sinistra Syriza, all’opposizione, ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina, ma ha anche criticato gli aiuti militari a Kiev. Già a marzo del 2022 il leader del partito ed ex primo ministro Alexis Tsipras aveva definito l’invio di armi all’Ucraina “un grave errore”, chiedendo in parlamento che vantaggi avesse la Grecia a “farsi coinvolgere nella guerra”. La decisione di mandare in Ucraina quaranta corazzati Bmp-1 che si trovavano sulle isole greche è stata particolarmente osteggiata da Syriza, che ha sottolineato come la scelta avrebbe potuto indebolire militarmente il paese in un momento in cui è alle prese con le continue provocazioni della Turchia nei cieli e nei mari.

La posizione di Syriza, comunque, resta piuttosto ambigua. A ottobre del 2022 gli eurodeputati del partito hanno approvato l’aumento degli aiuti militari all’Ucraina, ma lo scorso 19 gennaio si sono astenuti in occasione del voto su “una risoluzione che inviti l’Unione europea a creare un tribunale speciale internazionale per giudicare l’aggressione russa”.

In Germania la guerra in Ucraina mette in luce le contraddizioni all’interno di Die Linke, divisa tra l’antimperialismo di ispirazione marxista che la spinge a criticare “la guerra di aggressione” della Russia, l’antiamericanismo ereditato dalla guerra fredda e il viscerale antimilitarismo che l’ha portata a chiedere l’interruzione della fornitura di armi a Kiev e a condannare la creazione del fondo speciale per le forze armate da cento miliardi di euro decisa dal governo tedesco. Nata nel 2007 su iniziativa di alcuni politici della sinistra del Partito socialdemocratico (Spd) e degli eredi del Partito socialista unificato (Sed) dell’ex Repubblica democratica tedesca, Die Linke ha difficoltà a mostrarsi unita sulla guerra in Ucraina.

A febbraio il manifesto per la pace pubblicato dall’ex capogruppo Sahra Wagenknecht e dalla saggista femminista Alice Schwarzer ha scatenato un acceso dibattito nel partito. Firmato da 700mila persone, il testo è stato respinto da vari nomi di spicco della direzione di Die Linke, che hanno accusato le autrici sia di fare il gioco del Cremlino, per non aver posto come condizione di un cessate il fuoco il ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino, sia di mostrarsi troppo ambivalenti nei confronti dell’estrema destra filorussa. A causa della polemica Wagenknecht ha annunciato che non si candiderà più con Die Linke.

Il 26 febbraio a Bruxelles una manifestazione ha evidenziato la rottura all’interno della sinistra belga. Nonostante il messaggio principale dell’iniziativa fosse “Fuori la Russia dall’Ucraina”, durante il corteo sono stati scanditi slogan molto diversi, come “Fermate la guerra degli Stati Uniti e della Nato in Ucraina”. Il Partito del lavoro del Belgio (Ptb) è finito nell’occhio del ciclone. Formazione di estrema sinistra dalle lontane origini maoiste, il Ptb è ormai ben radicato nel panorama politico belga, con rappresentanti in tutte le assemblee federali e regionali. Alla fine di gennaio un deputato del Ptb, Nabil Boukili, ha dichiarato che il vero problema era “l’espansione continua della Nato verso est” e che la consegna di armi a Kiev aggiungeva “guerra alla guerra”. Il partito si è rifiutato di votare le risoluzioni di condanna dell’aggressione russa presentate in senato e al parlamento regionale fiammingo.

In Italia il Partito democratico è allineato con Kiev e con la Nato, ma il Movimento 5 stelle e l’Alleanza verdi e sinistra hanno criticato il sostegno militare all’Ucraina. I giudizi più duri sono stati quelli dell’M5s. Il 29 marzo il leader del partito ed ex presidente del consiglio Giuseppe Conte ha accusato il governo di “portare il paese in guerra” con la consegna di armi. A gennaio i deputati cinquestelle hanno votato all’unanimità contro la prosecuzione dell’invio di equipaggiamenti militari all’Ucraina. Il conflitto ha spaccato il movimento fondato nel 2009 da Beppe Grillo: a giugno del 2022 l’allora ministro degli esteri Luigi Di Maio ha sbattuto la porta accusando Conte di ostacolare il sostegno a Kiev.

Nord contro sud

La guerra sta creando un certo scompiglio nel Gruppo della sinistra al parlamento europeo, composto dai deputati delle forze di sinistra radicale come La France insoumise, Die Linke e Syriza. Il 24 febbraio i 38 eurodeputati del gruppo hanno diffuso un comunicato con il seguente messaggio: “Continuiamo a ritenere che la pace e la diplomazia siano l’unica soluzione”. Secondo la presidente Manon Aubry questo è “uno dei temi su cui il consenso tra noi è più solido”.

La stessa linea è stata ribadita in occasione di ogni dibattito parlamentare. Ma gli europarlamentari del gruppo si sono mossi in ordine sparso in occasione delle circa venti votazioni sull’Ucraina dall’inizio del conflitto. In merito alla condanna dell’invasione russa, agli aiuti finanziari a Kiev e alla preparazione del vertice tra Unione europea e Ucraina, le loro posizioni hanno oscillato tra favorevole, contraria e astensione.

“Sul sostegno al popolo ucraino e ai rifugiati siamo uniti”, spiega Aubry. Ma “i deputati dei paesi nordici votano generalmente a favore di tutte le proposte di appoggio all’Ucraina”, spiega una fonte interna. “Altri, soprattutto quelli dei paesi del sud, si astengono in nome della loro storica posizione antimilitarista e critica nei confronti della Nato”. In diverse correnti della sinistra l’antiamericanismo resta un potente freno alla condanna dell’aggressione russa. ◆ as

Gli autori di questo articolo sono Sandrine Morel, Thomas Wieder, Olivier Bonnel,
Philippe Jacqué, Jean-Pierre Stroobants e Marina Rafenberg.

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Questo articolo è uscito sul numero 1506 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati