La rapida diffusione di un farmaco molto efficace per dimagrire, chiamato semaglutide, rappresenta una sfida alle nostre convinzioni su cosa voglia dire essere sovrappeso e su quello che bisognerebbe fare al riguardo. Molte persone sono istintivamente contrarie a questo medicinale, ma fanno fatica a spiegare perché.

Queste persone possono essere divise in due gruppi. Il primo teme che il farmaco giustifichi in qualche modo l’obesità, deresponsabilizzando chi dovrebbe dimagrire. Sarebbe come imbrogliare. Karol Sikora, un noto oncologo e docente all’università di Buckingham, nel Regno Unito, ha scritto su Twitter che questo tipo di terapia lo mette “a disagio”. “Trasmette un messaggio completamente sbagliato. Fai un’iniezione e tutto andrà bene. Non è l’atteggiamento giusto”. Julia Hartley-Brewer, conduttrice radiofonica britannica, ha detto di essere d’accordo con lui. “Dovremmo dire: Smettete di mangiare tutta quella pizza e di bere bibite zuccherate’”.

È un punto di vista strano su una condizione che ogni anno causa la morte di quattro milioni di persone nel mondo. Si sa che la forza di volontà è uno strumento debole nella lotta contro l’obesità; la dieta e l’esercizio fisico funzionano solo per il 10-20 per cento della popolazione e il peso è influenzato anche da caratteristiche genetiche. Quando parliamo di altre patologie che sono condizionate dallo stile di vita, non abbiamo problemi a trattarle dal punto di vista medico: nessuno propone di negare le statine a chi è a rischio di ictus perché potrebbe smettere di seguire la dieta.

Passiamo ora al secondo gruppo, di cui confesso di far parte. Questo non vede di buon occhio il nuovo farmaco per il motivo opposto rispetto al primo gruppo: dà alle persone obese troppa responsabilità personale. In altre parole, il semaglutide potrebbe alleggerire la pressione sui veri responsabili della crisi dell’obesità, cioè la malvagia industria alimentare.

“Sono favorevole ai farmaci, ma mi preoccupano i rischi morali e le ricadute tra i sistemi alimentari sbagliati e i farmaci per curarne i danni”, ha twittato un giornalista dell’Economist. Ha aggiunto che la Nesta, l’agenzia britannica dell’innovazione per il bene sociale, spende un terzo del suo considerevole bilancio per affrontare l’obesità, ma è scettica sul nuovo medicinale. Il pericolo di “farmaci efficaci per la perdita di peso” come la semaglutide, ha scritto, è che “potrebbero enfatizzare il discorso pubblico su una ‘narrazione della responsabilità personale’”, distraendo dalla “causa principale, cioè l’ambiente alimentare”.

Cibo spazzatura

Anche questo ragionamento è strano. Bisogna ricordare che l’obesità uccide e che il semaglutide salverà delle vite. Immaginiamo se fosse introdotto un nuovo trattamento per il tumore ai polmoni: ci preoccuperemmo del fatto che un minor numero di persone che tossiscono in ospedale possa togliere pressione alle aziende del tabacco?

E non è scontato che il “discorso pubblico” sul nuovo trattamento per l’obesità tolga pressione alle aziende alimentari. Inoltre l’obesità è fortemente ereditaria; il cibo spazzatura contribuisce, ma non è l’unico problema. In ogni caso, questo nuovo farmaco non è una bacchetta magica. Alcuni pazienti hanno effetti collaterali spiacevoli e per la maggior parte di loro il peso aumenta di nuovo quando si smette la terapia. Inoltre è ancora un medicinale costoso.

Entrambi i gruppi possono usare queste criticità per sostenere le loro argomentazioni, ma dovrebbero considerare cosa succederà se gli scienziati riusciranno a trovare una soluzione. Non abbiamo ancora un farmaco miracoloso, ma dobbiamo essere consapevoli che con qualche altra modifica potremmo arrivarci. E poi? ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1506 di Internazionale, a pagina 42. Compra questo numero | Abbonati