Cultura Schermi
Titane
Agathe Rousselle, Vincent Lindon
Francia / Belgio 2021, 108’. In sala

Nel mondo di Julia Ducournau, il corpo e le pulsioni si portano come una croce. La carne è ammaccata, bruciata, violentata, divorata, abortita. La famiglia è il luogo di tutte le nevrosi, soffocate nelle comodità di un divano borghese. Sei anni dopo Raw. Una cruda verità, opera prima sui disturbi alimentari – in cui, prima del #MeToo, aveva affrontato le imposizioni legate all’essere donna – con Titane interroga e maltratta i codici tossici della virilità e della cultura dello stupro, celebrati dalla società a colpi di saloni dell’auto. Il suo è un furioso film di vendetta, spinto al limite del sopportabile dietro a un’eroina serial killer che trafigge le sue vittime con un fermaglio per capelli. La nuova regina francese del cinema di genere prova piacere a maltrattare il pubblico, gioca con stereotipi e tabù e scatena la sua rabbia di essere solo donna in un film di amore e metamorfosi che afferma la necessità di mutare.
Karelle Fitoussi, Paris Match

No time to die
Daniel Craig
Regno Unito / Stati Uniti 2021, 163’. In sala
No time to die (dr)

Cary Joji Fukunaga è il primo statunitense a dirigere un film di 007. Evidentemente si è divertito. Un affranto James Bond (Daniel Craig) è costretto a tornare in servizio per affiancare la sua giovane sostituta, Nomi (Lashana Lynch). Ritroverà anche la sua cupa ex, Swann (Léa Seydoux), in combutta con i due cattivi del film, il vecchio Blofeld (Christoph Waltz) e il nuovo Lyutsifer Safin (Rami Malek). Fin daCasino royale, , Craig è stato un Bond più vulnerabile e meno arrogante, ma in No time to die, dove opera chiaramente in un mondo post #MeToo, riesce ad andare oltre. Merito anche della partecipazione alla sceneggiatura di Phoebe Waller-Bridge, che fa fluire nel film un po’ di “momenti Fleabag”. Nel complesso, per Craig è un’uscita di scena di classe.
Charlotte O’Sullivan, London Evening Standard

Gunda
Gunda (dr)

Gunda

Questo sorprendente documentario offre un punto di vista diverso sul mondo animale. Sublime, profondo e commovente, il film è anche apparentemente molto semplice: per la maggior parte dei suoi 93 minuti Gunda si concentra su una scrofa e i suoi maialini. Altrimenti si vaga insieme a galline e polli, tra cui c’è un volatile con una zampa sola particolarmente agile, seguiamo le mucche in un pascolo nebbioso e c’è un interludio sulla vita pastorale rappresentata nei romanzi e nei dipinti. Gunda è un progetto che Viktor Kosakovskij ha inseguito per anni (riuscire a finanziare un film è già complicato, riuscirci con un documentario di questo genere è un atto di eroismo). Il suo metodo è semplice ma geniale: riprese digitali in bianco e nero, niente musica, voce fuori campo o didascalie sullo schermo. Così è riuscito ad aprire una finestra intima sulla vita degli animali. La star del film è Gunda, una scrofa prodigiosa, di età incerta, che all’inizio partorisce una decina di maialini. Con semplicità Kosakovskij ci ricorda che abbiamo smesso di guardare le cose che ci circondano ma che abbiamo bisogno di farlo. Manohla Dargis, The New York Times

Quo vadis, Aida?
Jasna Ðuričić
Bosnia Erzegovina / Austria / Romania / Paesi Bassi / Germania / Polonia / Francia / Norvegia / Turchia 2020, 101’. In sala

Una guerra ingiusta, delle scelte impossibili, la paura di veder arrivare l’inevitabile. Si parte da qui nel nuovo film di Jasmila Žbanić. Aida è una musulmana bosniaca di Srebrenica. Collabora con i caschi blu dell’Onu, facendo da interprete tra loro e i civili. La zona di sicureazza delle Nazioni Unite è l’unico riparo per i bosniaci attaccati dai serbi, e Aida cerca disperatamente di salvare il marito e i figli dopo la conquista della città. Ogni bosniaco, per i serbi, è un guerriero musulmano e quindi va ucciso. Aida ha il vantaggio di lavorare nella base dell’Onu, ma è anche costantemente informata su quello che succede. Con Il segreto di Esma (Orso d’oro a Berlino nel 2006), Žbanić ha raccontato i traumi del dopoguerra. Oggi, con grande umanità, torna su uno dei momenti più tragici del conflitto, attraverso una donna intrappolata in un gioco di guerra tutto maschile. David Ehrlich, IndieWire

Altro da questo numero
1429 - 1 ottobre 2021
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.
Sostieni Internazionale
Vogliamo garantire un’informazione di qualità anche online. Con il tuo contributo potremo tenere il sito di Internazionale libero e accessibile a tutti.