Cultura Libri
Quattro nuovi messaggi
220 pagine, 18 euro

Internet è allo stesso tempo una fogna a cielo aperto e pagine gialle globali. Ma cos’è, esattamente? Non può essere ridotta alle sue componenti tecniche. È metafisica, ma senza un significato fisso o trascendente. È una sfera di cristallo, ma senza alcuna chiaroveggenza. Nel suo ultimo libro, Quattro nuovi messaggi, Joshua Cohen si occupa delle proprietà esperienziali della modalità online, delle sue trame e tautologie, dei suoi effetti sul linguaggio e quindi sull’uomo e sul significato. In Emissione, il primo dei quattro racconti che compongono il libro, un personaggio è in cerca di un avvocato per far cancellare un post da un blog. La storia è intelligente e occasionalmente esilarante, anche se la premessa – che il post in questione possa rovinare la vita di un ragazzo che spaccia cocaina agli studenti di Princeton, dunque già messo male – non è del tutto credibile. Inviato, un’elaborata sala degli specchi, si apre con una specie di leggenda sulla profanazione di un cimelio di famiglia, una testiera di legno intagliato, e poi segue il discendente dell’intagliatore direttamente online, in uno dei milioni di clip porno. In McDonald’s uno scrittore in difficoltà chiede ai motori di ricerca “cosa c’è di sbagliato nella mia storia” e intanto rumina sulla nullità esistenziale delle parole, dei nomi, della causalità narrativa, dei cliché di genere. Questo è il più strano, il più rischioso, il più esoterico, riflessivo e impegnativo dei Quattro nuovi messaggi di Cohen, ma anche quello che mostra meglio i suoi talenti di esploratore dell’assurdo. Cohen ha letto tutti i modernisti europei, è uno scrittore colto, ma il suo libro non suona mai scontato.

Rachel Kushner, The New York Times

La promessa
278 pagine, 18,00 euro

Il nuovo straordinario romanzo di Damon Galgut traccia il declino di una famiglia bianca durante la transizione del Sud­africa dall’apartheid alla democrazia. Si apre nel 1986 con la morte di Rachel, un’ebrea di quarant’anni madre di tre figli, in una piccola fattoria fuori Pretoria. Il romanzo ruota intorno a una promessa che il marito afrikaner, Manie, le fece prima di morire davanti alla figlia minore Amor: che Manie avrebbe dato alla loro domestica nera, Salome, la proprietà della dépendance dove viveva. Ora che Rachel è morta, Manie sembra aver dimenticato e non vuole che glielo si ricordi. Né lo fa la sua famiglia bigotta, che considera la testarda insistenza di Amor sul fatto che Salome debba possedere la sua casa come il tipo di discorso che “ora sembra aver infettato l’intero paese”. Il rifiuto di Manie di mantenere la parola data cade come una maledizione sui suoi figli. Quattro sezioni, ambientate a intervalli di circa dieci anni, da Botha a Zuma passando per la coppa del mondo di rugby del 1995 e l’insediamento di Mbeki, prendono ciascuna il nome di un componente della famiglia, che poi morirà. La sorella bulimica, Astrid, infelicemente sposata e madre di due gemelli, diventa un’arrampicatrice sociale che, attirata dalla vicinanza al potere, tradisce due mariti; il fratello maggiore, Anton, vive all’ombra di un crimine commesso mentre era un militare di leva schierato contro i manifestanti neri durante la violenza degli anni ottanta. La narrazione in terza persona di Galgut sfreccia tra i personaggi, piombando sull’azione per descrivere le paure segrete di ciascuno.

Anthony Cummins, The Guardian

Quanto oro c’è in queste colline
352 pagine, 18,00 euro

In questo eccezionale debutto Zhang capovolge la classica mitologia dei cowboy. Sovversivo e ricercato, Quanto oro c’è in queste colline è ambientato durante una corsa all’oro e si concentra su una famiglia che ha radici in un paese senza nome “al di là dell’oceano”. L’ambiguità è intenzionale. Abbondano i depistaggi e gli inganni, ma il tono solenne del romanzo raramente vacilla. All’inizio le sorelle Sam e Lucy, undici e dodici anni, hanno perso da tre anni e mezzo la madre quando muore anche il padre, Ba. Presto sono costrette a fuggire dal loro insediamento su un cavallo rubato. Sam, senza dirlo alla sorella, infila il cadavere di Ba nel vecchio baule della madre, e partono insieme per le colline, dove Lucy avrà questa e altre macabre sorprese. Irrequieta e violenta, Sam è determinata a mostrare al mondo solo una parte di sé. Poiché la visione che il lettore ha di Sam è prevalentemente quella di Lucy, il romanzo mostra come le storie che raccontiamo a noi stessi e agli altri siano spesso incomplete.

Jake Cline, The Washington Post

Mexican gothic
348 pagine, 18,00 euro

Noemí vive per il piacere, e nella Città del Messico degli anni cinquanta ne può trovare in abbondanza. Ma aspira anche a qualcosa di più, e malgrado le resistenze del padre si è laureata in antropologia. Il suo programma di cominciare la scuola di specializzazione è interrotto da una chiamata di uno zio. Sua cugina Catalina, sposata con un inglese, la cui famiglia era proprietaria di una grande miniera, vive ora in un maniero di campagna noto come High Place che potrebbe essere anche la sua prigione. Noemí parte per scoprire se sua cugina è in pericolo. Tutti i cliché gotici promessi nel titolo sono al loro posto: la vergine sacrificale; la damigella in pericolo; il marito crudele e inflessibile; il luogo spaventoso e lontano; perfino un’austera governante. Moreno-Garcia non si limita a ricalcare le linee del genere gotico, ma gli imprime una torsione postcoloniale, aggiungendo agli orrori atavici la volontà di potere razzista. E dimostra che è possibile creare una protagonista credibile che sfida il patriarcato.

Bethanne Patrick, Los Angeles Times

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1435 - 12 novembre 2021
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