Cultura Schermi
Belfast
Jude Hill, Caitríona Balfe, Ciarán Hinds, Judi Dench
Regno Unito 2021, 98’. In sala

Nel suo nuovo film, da lui scritto e diretto (ma non interpretato), Kenneth Branagh torna nella città in cui è cresciuto. Solo lui sa quanto c’è di autobiografico nella storia di Buddy (Jude Hill), bambino nella Belfast del 1969 insieme al fratello, ai genitori (Jamie Dornan e Caitríona Balfe) e ai nonni (Ciarán Hinds e Judi Dench). Una famiglia protestante, con vicini cattolici, in una strada mista. Branagh evoca una visione, quasi una parodia, di una concordia civica lacerata dall’inizio dei Troubles. Belfast è pieno di rivolte e barricate, ma entra nel vivo quando si concentra sul confortante ambiente casalingo.

Anthony Lane, The New Yorker

Antigone
Nahéma Ricci
Canada 2019, 109’. In sala
Antigone (dr)

Con Antigone è l’idea stessa della riscrittura in chiave moderna di una tragedia classica a essere riscritta in chiave moderna. L’intelligente sceneggiatura di Deraspe inietta antichi archetipi direttamente nella vena del dibattito (globale) sull’immigrazione. Antigone (Nahéma Ricci, una rivelazione) vive in Canada, dove si è rifugiata con i fratelli, Eteocle e Polinice, dopo la morte dei genitori. Quando Eteocle è ucciso dalla polizia, Polinice, che ha aggredito un agente, rischia l’espulsione. Antigone, è minorenne ed è convinta di rischiare meno del fratello. Così mette in atto un bizzarro piano per prendere il suo posto. Ma le autorità usano metodi subdoli per far capitolare la ragazza che si avvicina la maggiore età e quindi rischia una lunga detenzione. L’Antigone di Sophie Deraspe è una tragedia, sottile, sulla perdità dell’idealismo che si manifesta quando la ragazza scopre che nessun altro è all’altezza dei suoi feroci standard di lealtà e abnegazione.

Jessica Kiang, Variety

I molti santi del New Jersey
Alessandro Nivola, Ray Liotta, Michael Gandolfini
Stati Uniti 2021, 120’. In sala

Questa storia sulle origini dei Soprano, su Dickie Moltisanti, zio e mentore di Tony Soprano, cade in una terra di nessuno a metà strada tra una riunione di famiglia disfunzionale e una festa mascherata a tema “il tuo gangster televisivo preferito”. Indubbiamente è divertente, ma questo movimentato mosaico delle figure che hanno contribuito alla formazione del giovane Tony Soprano (Michael Gandolfini, figlio di James che interpretava Tony nella serie) sembra pensato più per soddisfare gli appassionati che per illuminare i neofiti e invogliarli a scoprirne le gesta. E gli appassionati saranno anche più benevoli rispetto alle caratterizzazioni a dir poco rozze di alcuni personaggi molto amati della serie che, a chi non li conosce, sembreranno poco più che caricature. Commovente il casting di Michael Gandolfini, anche se il suo ruolo sembra un po’ periferico, come se Tony fosse ai margini della sua stessa storia.

Wendy Ide, The Observer

The french dispatch
Bill Murray, Frances McDormand, Timothée Chalamet, Elisabeth Moss
Stati Uniti / Germania 2021, 103’. In sala
The french dispatch (dr)

In termini di estetica, con Wes Anderson e il New Yorker il livello è sempre molto alto. Così erano le aspettative per quello che il regista statunitense ha definito “una lettera d’amore ai giornalisti”. Il film prende la forma dell’ultimo numero del French Dispatch, un giornale americano che ha sede nella cittadina inventata di Ennui, lungo il fiume Blasé, un avamposto statunitense in Europa. Così Anderson ci regala un’antologia di tutto quello che ti aspetti di trovare su un numero del New Yorker: un sommario, rubriche, bellissimi disegni e poi tre corposi articoli. Come spesso accade nei lavori di Anderson, il film è caratterizzato dalla sensazione agrodolce di trovarsi leggermente fuori tempo: storie degli anni settanta narrate da giornalisti di mezza età che guardano ai loro giorni di gloria ormai passati. Interessante notare come i sogni in technicolor di Anderson siano caratterizzati da toni sempre più cupi. Colpisce il fatto che The french dispatch, cominciato a girare nell’autunno del 2018, finisca per riflettere alcuni degli argomenti più caldi dell’ultimo anno e mezzo ed è singolare che il meno contemporaneo dei registi hollywoodiani realizzi un film che parla di prigione, polizia e proteste.

Nate Jones, Vulture

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1435 - 12 novembre 2021
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