Cultura Libri
Le schegge
752 pagine, 23 euro

L’anno è il 1981 e Bret è un diciassettenne all’ultimo anno della prestigiosa Buckley school di Los Angeles. Esce con la ragazza più sexy della sua classe, Debbie, ed è il migliore amico del re e della regina del ballo, Thom e Susan. Bret è un ragazzo pieno di segreti: in realtà è attratto dagli uomini e intrattiene relazioni clandestine con i maschi suoi compagni di classe; sta anche lavorando a un romanzo che analizza brutalmente il suo ambiente benestante.

Accadono due eventi bizzarri che Bret non può fare a meno di collegare tra loro: il primo è l’arrivo di uno splendido studente mentalmente instabile di nome Robert Mallory, che crea delle spaccature nel gruppo di Bret; il secondo è la notizia di un serial killer noto come il Trawler, che ha cominciato a uccidere e mutilare adolescenti in tutta la San Fernando valley. Questi sono gli elementi del nuovo romanzo di Ellis, Le schegge, un interessante e sgraziato mostro di Frankenstein che innesta una tipica ricostruzione autobiografica su un’opera di oltraggioso horror pulp. È tutto molto inquietante, ma per i lettori di Ellis sarà anche piacevolmente familiare. Tutto questo conferisce al libro un’inconfondibile sensazione di fan fiction. Se uno non conosce bene l’opera di Ellis, è probabile che rimanga indifferente. A un fan, invece, i sovvertimenti della vita e della scrittura di Ellis sembreranno ben congegnati. Più la storia diventa folle, più la sua veste di candore emotivo si trasforma in un altro provocatorio sotterfugio.
Sam Sacks, The Wall Street Journal

Chiamatemi Zebra
402 pagine, 19,00 euro

Bibi Abbas Abbas Hosseini, la protagonista del secondo romanzo della scrittrice iraniana americana Azareen Van der Vliet Oloomi, è nata nella biblioteca della casa di famiglia, tra il mar Caspio e i monti Alborz dell’Iran, all’inizio della guerra del paese contro l’Iraq. Figlia unica, è l’ultima di una lunga serie di sapienti autodidatti il cui credo è: “Non amare nulla tranne la letteratura”. All’età di cinque anni, mentre la guerra si aggrava, Bibi fugge con i genitori verso il confine turco, ma sua madre muore quando un edificio le crolla addosso mentre è fuori casa in cerca di cibo. Bibi e suo padre proseguono da soli, attraversando il Kurdistan, la Turchia e la Spagna. Alla fine, anni dopo, si fermano a New York. È qui, quando Bibi ha poco più di vent’anni, che suo padre muore. Mentre osserva la luce che cade a strisce sulla bara, Bibi decide di assumere una nuova identità: si chiamerà Zebra, un nome che “rappresenta l’inchiostro sulla carta” e che la renderà “una martire del pensiero”. Così armata, intraprenderà un altro viaggio, tornando nei luoghi che aveva visitato come rifugiata, ispirata non dal bisogno di scoprire se stessa ma dalla sete di vendetta. La sua mappa sarà la letteratura. Azareen Van der Vliet Oloomi racconta le cervellotiche e sventurate lotte di Zebra nella forma di un tragicomico romanzo picaresco la cui fervida logica e il cui capriccio cerebrale ricordano le opere di autori come Roberto Bolaño e Jorge Luis Borges.
Liesl Schillinger, The New York Times

I lupi nel bosco dell’eterno
832 pagine, 28,00 euro

È il 1986. Syvert Løyning, diciannove anni, torna a casa dopo il servizio in marina e trova la madre vedova che fuma compulsivamente. Se non sta morendo di cancro ai polmoni, ci sta provando. Cosa dobbiamo pensare del lento declino di Syvert tra le terre marginali della Norvegia meridionale (boschi, brughiere e laghi, campi da calcio e stazioni di servizio)? E che dire della sua altrettanto lenta ripresa, quando trova una fidanzata (Lisa), un lavoro (in un’impresa di pompe funebri) e uno scopo: rintracciare la seconda famiglia segreta del padre morto in Unione Sovietica? A metà strada, il romanzo s’interrompe e si sposta nella Russia di oggi per seguire Alevtina, la sorellastra di Syvert, mentre va alla festa per gli ottant’anni del patrigno. Alevtina si descrive in modo autoironico (ma accurato) come “una specie di biologa hippy che parla con gli alberi”. Entrambe le metà del romanzo hanno i loro punti di forza, ma quella di Alevtina è di gran lunga la più brillante, capace di cogliere il potere celato nell’ordinarietà delle cose. Come quando Syvert mette a posto le vecchie scatole di suo padre, “non per avvicinarmi a lui, ma piuttosto per allontanarlo da me, per rimetterlo nelle sue scatole, con le sue cose”. I lupi nel bosco dell’eterno non parla di nulla, ma ha molto da dire.
Simon Ings, The Daily Telegraph

Ho paura che ti interessi il mio dolore
192 pagine, 17,50 euro

Margot è giovane, quasi famosa. Ed è sola, figlia di genitori e nonni famosi che l’hanno emotivamente trascurata. Suo padre, Steve, una rockstar, le riserva attenzioni solo in pubblico. Sua madre, Rose, si preoccupa per lei ma non sa come starci insieme. Il più delle volte, Rose lascia Margot con la nonna, Josephine, un’ex ballerina che tira le fila della famiglia. Da ragazza, Margot si taglia: desiderosa di attenzioni, quasi non si accorge di non provare dolore fisico. Il secondo romanzo di Stephanie LaCava si apre quando Margot lascia New York per il Montana rurale. Lì incontra un ex neurologo, Graves. Lei non si lamenta di un brutto taglio alla gamba e lui ne trae una sorprendente deduzione. “Sei nata con un’insensibilità al dolore”. È una premessa elegante: esplorare la sofferenza e la disaffezione attraverso le esperienze di una ragazza privilegiata che non può provare dolore. Stephanie LaCava suggerisce che l’invulnerabilità di Margot è proprio ciò che la rende indifesa.
Daisy Hildyard, The Guardian

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1534 - 20 ottobre 2023
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