L’Alitalia, la compagnia aerea che è stata un simbolo della ripresa economica dell’Italia nel dopoguerra e della dolce vita, ha volato per l’ultima volta il 14 ottobre, dopo che la pandemia di covid-19 ha assestato il colpo di grazia a un’azienda tenuta in vita dai governi che si sono succeduti a Roma.

L’Alitalia aveva 75 anni di storia, e negli anni sessanta era la terza compagnia aerea in Europa, dietro alla British Airways e ad Air France. Eppure dal 2017 era in amministrazione straordinaria. Da vent’anni non produceva utili. Ha sofferto a lungo la concorrenza delle compagnie low cost, l’alto costo del personale e gli scioperi. I problemi sono andati avanti quasi fino alla fine. L’11 ottobre una protesta ha causato la cancellazione di più di cento voli.

Creata poco dopo la seconda guerra mondiale, l’Alitalia è stata la compagnia preferita del _ jet set_ che si spostava tra gli Stati Uniti e l’Europa. In particolare delle stelle del cinema italiano e statunitense che si muovevano tra Hollywood e i luoghi delle riprese in Italia. L’apice è coinciso con la dolce vita immortalata nell’omonimo film di Federico Fellini, uscito nelle sale nel 1960. Tra gli illustri passeggeri della compagnia aerea c’era anche Sofia Loren, che in un’occasione ha partecipato a un suo spot pubblicitario.

Una lunga serie di papi ha usato l’Alitalia come linea aerea di riferimento. La tipica coda dai colori verde, bianco e rosso è apparsa sullo sfondo dei viaggi papali intorno al mondo. Il mese scorso papa Francesco ha volato con l’Alitalia da Roma in Ungheria e poi in Slovacchia.

L’azienda italiana non ha mai saputo adattarsi alla deregolamentazione del settore, che ha portato alla fusione tra grandi compagnie e all’ascesa di quelle a basso costo. Anche lo sviluppo dei treni ad alta velocità ha intaccato il ricco mercato interno.

In tutte le fasi di crisi il governo italiano ha sostenuto l’azienda, intervenendo con una serie di piani di salvataggio e tentativi di trovare nuovi partner commerciali.

Secondo Andrea Giuricin, che insegna economia all’università Bicocca di Milano, dal 2008 i governi italiani hanno investito più di dieci miliardi di euro nell’Alitalia. La compagnia non ha voluto commentare questa stima.

Il colpo fatale

Nel tentativo di invertire la rotta, Etihad Airways, la compagnia aerea di Abu Dhabi che in passato è stata un’importante azionista dell’Alitalia, nel 2016 ha introdotto un programma di formazione per spingere gli assistenti di volo a essere più cordiali.

La compagnia ha rinnovato la sua offerta di caffè e pizza nei suoi spazi aeroportuali, e ha presentato nuove divise.

Nel 2012 l’Alitalia trasportava 25 milioni di passeggeri, controllava il 17 per cento del mercato italiano e aveva le stesse cifre della Ryanair, prima compagnia a basso costo in Europa. Nel 2019 Ryanair ha trasportato quasi il doppio dei passeggeri rispetto all’Alitalia.

La pandemia di covid-19, che per mesi ha interrotto il traffico aereo, ha assestato il colpo fatale. Il presidente del consiglio italiano Mario Draghi ha resistito agli inviti rivolti al governo affinché intervenisse ancora per salvare la compagnia.

Cinquantadue aerei, la maggior parte degli slot aeroportuali e un quarto dei dipendenti sono stati assorbiti da una nuova azienda che ha effettuato il primo volo il 15 ottobre. La nuova compagnia si chiama Italia trasporto aereo (Ita) ed è controllata interamente dal governo italiano, che ha investito 720 milioni di euro. Ita ha acquistato il marchio Alitalia per 90 milioni di euro e lo userà durante la fase di transizione, ma con il tempo lo storico marchio è destinato a scomparire, come ha confermato il 15 ottobre Alfredo Altavilla, presidente di Ita. L’acquisto è servito più che altro per evitare che il marchio finisse nelle mani di un concorrente.

L’ultimo volo dell’Alitalia, da Cagliari a Roma, ha toccato terra appena dopo le 23.00 del 14 ottobre. Il Vaticano non ha ancora rivelato se sceglierà di volare con la nuova compagnia aerea. ◆ as

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1432 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati