Per secoli, in Europa, ma in modo particolare in Italia, una parte importante delle ricchezze prodotte dalla società sono state impiegate nella costruzione e nella decorazione di chiese, monasteri e conventi. In questo modo, tra il medioevo e l’ottocento, passando per l’età barocca, questi edifici sono diventati i luoghi di una complessa ma ricchissima stratificazione artistica, gli spazi nei quali quanto di più bello ogni epoca aveva da offrire era raccolto e si rendeva visibile.

Oggi, moltissimi di questi edifici sono poco accessibili: perché pericolanti, a causa di danneggiamenti o incuria, perché privatizzati e dunque usati come location per eventi, perché trasformati in musei per i quali è necessario pagare un biglietto, perché mutilati di capolavori sottratti o portati altrove o, semplicemente, perché chiusi. Si tratta di una grave perdita: non solo per i cattolici che continuano a frequentare le chiese come luoghi di culto, ma più in generale per tutti i cittadini, presenti e futuri, che intendono conoscere l’arte e la storia del loro paese.

In questo libro Tomaso Montanari, storico dell’arte e saggista impegnato, denuncia il problema, fa proposte concrete per risolverlo e prova a unire laici e credenti nella difesa di questo patrimonio “pubblico”, attingendo alla costituzione e al vangelo, con uno stile appassionato che ricorda – forse un po’ troppo – quello della predicazione. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1432 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati