I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.

Mi dispiace scrivere questa recensione, perché evidentemente il libro in questione è qualcosa d’importante e molto personale per la sua autrice, Michela Marzano. Stirpe e vergogna è scritto molto bene e in teoria parla di un argomento che mi è sembrato molto interessante: perché qualcuno sceglieva di aderire al fascismo? Peccato che, come lo presenta Marzano, non è interessante. Più che un romanzo, il libro di Marzano è una sorta di autoterapia. E in effetti, più che la storia del nonno, è la storia della scrittrice stessa. Come lettrice non ho voglia di sapere cosa Marzano dice a suo marito, non è particolarmente interessante, quasi noioso. E non provoca nessun tipo di compassione quando racconta la relazione con il padre: se cercava di coinvolgere emotivamente il lettore, con me ha fallito. Stirpe e vergogna fallisce sia dal punto di vista emotivo sia da quello storico, perché giudica con occhi troppo moderni situazioni del passato. Vede il nonno come un “traditore della libertà e della democrazia”, anche se il nonno viveva in un tempo in cui la democrazia non aveva ancora conseguito lo status di “protettrice della libertà”. Ci sarebbero volute un paio di guerre per arrivarci.

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Questo articolo è uscito sul numero 1448 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati