◆ Dopo essere stati colpiti a metà gennaio da forti temporali e alluvioni, e poi dalla tempesta tropicale Ana (che ha causato 58 vittime), il 4 febbraio gli abitanti del Madagascar si stavano preparando per l’arrivo di un altro potente ciclone. Quest’immagine, scattata dal satellite Terra della Nasa, mostra il ciclone tropicale Batsirai a poche centinaia di chilometri dalle coste orientali dell’isola. In quel momento il ciclone, che aveva già causato danni nelle isole di Mauritius e Réu­nion, era accompagnato da venti di 210 chilometri all’ora.

Una settimana dopo il bilancio è catastrofico: secondo le autorità, almeno 120 persone sono morte nel passaggio del ciclone sull’est e sul centro dell’isola. Tra loro, circa novanta hanno perso la vita nel distretto di Ikongo, il più colpito. Secondo l’Unicef, 62mila persone sono rimaste senza casa. Il ciclone ha poi raggiunto il centro dell’isola, dove ha fatto straripare alcuni fiumi e devastato le coltivazioni di riso, rischiando di aggravare la crisi alimentare in corso nel paese, dovuta a una grave siccità nel sud. È a rischio anche l’accesso all’acqua potabile e le organizzazioni umanitarie temono la diffusione di malattie.

Almeno 120 persone sono morte nel passaggio del ciclone sull’est e sul centro dell’isola. Secondo l’Unicef, più di 60mila persone sono rimaste senza casa. (earthobservatory/NASA)

Secondo il meteorologo Jeff Masters, il Madagascar “è più danneggiato dai cicloni rispetto al passato a causa dell’aumento della deforestazione negli ultimi vent’anni”. Margaret Malu, vicedirettrice regionale del Programma alimentare mondiale (Pam), avverte che “la maggiore frequenza dei cicloni causa la perdita dei raccolti, l’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e la crescita dell’insicurezza alimentare”.–Nasa

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Questo articolo è uscito sul numero 1448 di Internazionale, a pagina 101. Compra questo numero | Abbonati