Senza uscita, perché forse anche l’uscita è senza uscita, infinito labirinto asettico concepito come un videogioco sadico sulla condizione umana, ma che funziona soltanto sulla carta, come libro. Un’opera epocale, malgrado gli importanti punti di contatto con lo splendido Tango di Risuleo e Pronostico (sempre Coconino press), di poco antecedente a questo libro dello statunitense George Wylesol, autore di fumetti ma anche affermato illustratore e designer. Concettuale per intero, per 2120 non ha senso parlare del segno grafico come un demarcatore di personalità stilistica. Qui la potenza espressiva è raggiunta lavorando sulla struttura delle tavole, il segno deve quindi essere impersonale come un software. Forse il tecnico riparatore di 2120 è un’intellligenza artificiale o forse, ormai amanti dell’asettico e dell’omologazione, lo siamo tutti. Il lettore non ha scampo, non riesce a uscire da quest’opera rompicapo, appassionante, diabolica, ma profonda nell’interrogazione metafisica. Impossibile non concordare con quanto scritto dalla rivista Comics Journal: “Una delle migliori trasposizioni a fumetti dell’inquietante per come lo intendeva Mark Fisher: l’orrore dell’assenza, degli spazi vuoti e delle forze indecifrabili che potrebbero plasmarli o spiegarli”. Nell’immensità di questa assenza, forse la vita, o l’essere umano, se ancora si può chiamarlo così (forse sì?), si sta riducendo a un orrendo scarabocchio. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1508 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati