Tra gli elementi più originali dei romanzi M di Antonio Scurati c’è l’idea di accoppiare a ogni capitolo la trascrizione di due o tre documenti dell’epoca connessi con quello che viene raccontato: stralci di giornali, discorsi, relazioni.

A un ritorno alle fonti del fascismo italiano più completo e approfondito provvede ora questa imponente antologia degli scritti di Benito Mussolini. La cura David Bidussa, storico attento ai momenti di trasformazione, che divide i più di ottanta testi raccolti in cinque parti cronologiche, scandite da quattro eventi: l’invenzione di un socialismo tattico e identitario (1914), il passaggio a destra (1920), la trasformazione totalitaria dello stato, in cui spicca la figura di Alfredo Rocco (1926), e infine la fondazione dell’impero (1936).

La lettura diretta dei testi del duce, accompagnata da note leggere ma utili, fa emergere almeno due cose collegate tra loro, che Bidussa sottolinea nella sua introduzione: da un lato, il pieno inserimento di Mussolini e del suo progetto nei movimenti del suo tempo (e nei processi di modernizzazione); dall’altro, la progressiva creazione non solo di una forma politica, ma anche di un codice culturale fondato sulle virtù della nazione italiana e mosso dalla ricerca di un’italianità autentica. Un codice non ancora storicizzato e come tale facile da riattivare in momenti di crisi della democrazia, e dunque ancora pericoloso. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1483 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati