Con la pandemia il fenomeno è apparso più chiaramente: un numero crescente di persone ha cominciato a lasciare il proprio posto di lavoro. Dapprima gli osservatori si sono concentranti su quanti davano le dimissioni chiamando in causa la loro debolezza, la fragilità generazionale o, in Italia, l’opportunismo generato dall’esistenza di un reddito di cittadinanza. Questo libro fa capire che le cose non stanno così e che la responsabilità è di un sistema produttivo respingente in cui, invece di continuare lavori usuranti che impediscono di vivere oltre la soglia della povertà, si preferisce fermarsi e mettersi a cercare altro. Francesca Coin, sociologa esperta di disuguaglianze, analizza questo passaggio epocale offrendo dati e analisi provenienti da tutto il mondo e riservando uno spazio speciale all’Italia, dove il paradosso è particolarmente evidente perché gli abbandoni coesistono con una forte disoccupazione. Attraverso un’inchiesta accurata, da cui emergono le voci di medici, di addetti alla ristorazione e al commercio che hanno deciso di non lavorare più, si staglia la fine di un’epoca pluridecennale in cui si è pensato di sostituire agli incentivi economici e alle concessioni contrattuali valori immateriali e gratuiti come lo spirito di gruppo o una fedeltà quasi religiosa all’azienda. Il tentativo non ha funzionato: le grandi dimissioni sono lì a dimostrarlo. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1526 di Internazionale, a pagina 79. Compra questo numero | Abbonati