L’autore radiofonico Jürgen Becker è abituato a essere considerato un provocatore. Raramente, tuttavia, ha suscitato tanta rabbia come da quando ha deciso di installare un motore elettrico sulla sua moto d’epoca. Gli appassionati di motori a combustione si sono arrabbiati. Lo insultano ai raduni, oppure, quando arriva a una stazione di ricarica con la sua auto elettrica, gli dicono: “Le vostre auto di merda ci stanno portando via i parcheggi”.

Becker non è l’unico ad affrontare situazioni simili: avvengono in tutta la Germania e non sempre si fermano agli insulti. Alcuni automobilisti riferiscono di gomme tagliate, mentre i fornitori di energia segnalano danni alle colonnine di ricarica.

Le auto elettriche sono già diventate un elemento del paesaggio urbano e sia i governi sia l’industria hanno deciso di investirci del denaro. Nonostante questo – o forse proprio per questo – sono anche molto discusse e perfino odiate. Evidentemente molti le considerano una minaccia a una tecnologia collaudata, quella del motore a combustione, che ormai fa parte della loro identità. Prima la rabbia si scatenava soprattutto contro le pale eoliche, ma ora si sfoga sui veicoli a batteria. Nel 2023 a Monaco e a Francoforte alcuni veicoli elettrici sono stati incendiati da ignoti, forse provenienti dalle fila di un’estrema sinistra che considera queste auto uno status symbol, poco utile a contrastare la crisi climatica. In un’altra occasione, sempre a Monaco, la presa di una colonnina di ricarica è stata messa fuori uso riempendola di carne macinata. Questa avversione esiste anche negli Stati Uniti, dove è diffusa una pratica chiamata rolling coal: i proprietari di auto diesel si servono di speciali dispositivi che aumentano i gas di scarico producendo nuvole di fuliggine. EBay rischia una multa miliardaria per aver venduto questi dispositivi.

Mercato elettrico
Vendite mondiali di veicoli elettrici o ibridi, milioni (Fonte: Agenzia internazionale dell’energia)

Da dove nasce l’odio per le auto elettriche? “Il motore a combustione è qualcosa di familiare e all’inizio ogni novità è percepita come una minaccia: molte persone reagiscono con paura, alcune con ostilità”, dice il professore di psicologia Claus-Christian Carbon, dell’università di Bamberg.

Spesso le aggressioni più violente provengono da chi si colloca politicamente a destra. Opponendosi con convinzione al dominio dell’automobile, gli ambientalisti sono malvisti da molti tedeschi, spiega Matthias Quent, autore insieme a Christoph Richter e Axel Salheiser del libro Klimarassismus. Der Kampf der Rechten gegen die ökologische Wende (Razzismo climatico. La battaglia della destra contro la svolta ecologica). In Germania, il paese dell’auto, l’addio ai motori a benzina e diesel è uno shock culturale. I combustibili fossili, dice Quent, sono una componente identitaria soprattutto per i maschi bianchi, che vedono nella trasformazione della mobilità un attacco alla propria posizione di dominio e nelle silenziose auto elettriche una minaccia al proprio io.

L’ostilità è particolarmente forte in quelle zone in cui la catena produttiva legata ai combustibili fossili è ormai una tradizione, per esempio nelle regioni minerarie o nelle roccaforti dell’industria automobilistica, dove alcuni profili professionali classicamente maschili sono a rischio a causa della transizione verde. Quent parla di una “petromascolinità” che va di pari passo con l’orgoglio operaio.

Alcuni sostenitori dei motori a combustione si appropriano addirittura dell’Olocausto, attaccando sui paraurti adesivi a forma di stella di Davide con la scritta “Io guido diesel”o “Fanculo Greta”.

L’estrema destra di Alternative für Deutscheland (Afd) alimenta il clima aggressivo parlando di una “guerra ai motori a combustione” che sta distruggendo l’industria automobilistica tedesca. Sembrerebbe un paradosso, visto che proprio la Germania orientale, roccaforte dell’Afd, trae vantaggio dai veicoli a batteria: nel 2022 circa un’auto elettrica tedesca su due è stata prodotta lì. Nel primo semestre del 2023, anche grazie alla megafabbrica della Tesla, il prodotto interno lordo del Brandeburgo è cresciuto del 6 per cento mentre quello federale subiva un leggero calo. Eppure proprio in Brandeburgo l’Afd sta conducendo una campagna contro lo stabilimento, che dà lavoro a più di diecimila persone. Secondo il partito la scarsità d’acqua nella regione è colpa della Tesla e non, per dirne una, del cambiamento climatico.

Dal 2035 nell’Unione europea non sarà più possibile immatricolare veicoli diesel e benzina, a meno che non siano in grado di funzionare esclusivamente con carburanti sintetici, che però per il momento sono rari e costosi. Molte persone sembrano interpretare la decisione europea come un’ingiustificata ingerenza nella loro vita privata.

Finora in Germania circolano solo 1,3 milioni di auto elettriche. La politica e i produttori devono garantire modelli più convenienti, sostiene il professor Carbon. Quando i veicoli elettrici diventeranno mainstream, l’ostilità diminuirà rapidamente. ◆ sk

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1560 di Internazionale, a pagina 52. Compra questo numero | Abbonati