L’impulso che il presidente Jair Bolsonaro ha dato all’estrazione illegale di materie prime nelle terre protette dei popoli indigeni ha fatto aumentare le tensioni in Amazzonia, afferma Renan Sotto Mayor, difensore dei diritti umani in Brasile. L’atteggiamento del governo favorisce il garimpo, l’estrazione illegale di oro e altre materie prime, che è vietata in quei territori.

I funzionari della Fundação nacional do índio (Funai), l’agenzia del governo che difende le popolazioni native, hanno denunciato più volte la situazione. Uno di quei funzionari era Bruno Araújo Pereira, scomparso il 5 giugno insieme al giornalista britannico Dom Phillips nella valle del Javari, nello stato di Amazonas, al confine con la Colombia e il Perù. Nel 2019 ci sono state otto aggressioni al personale dell’agenzia, proprio nella valle del Javari. Pereira, esperto di popoli incontattati, era stato esonerato dal Funai quell’anno ma non aveva abbandonato il suo attivismo.

Bolsonaro ha ripetuto spesso che è favorevole ad alleggerire le regole sul garimpo: “Fosse per me lo autorizzerei. C’è un progetto per renderlo più flessibile nelle terre indigene e i nativi sono d’accordo”, ha detto nel 2020.

Sentirsi utile

Alla fine del 2019 Pereira aveva partecipato a una riunione a Brasília insieme a Sotto Mayor. In quell’occasione aveva parlato della morte di Maxciel Pereira dos Santos, un collaboratore del Funai, ucciso a colpi di pistola, e di altre aggressioni armate contro funzionari dell’agenzia. Secondo Sotto Mayor e i suoi collaboratori, Pereira si stava esponendo troppo e la sua vita era in pericolo.

In una nota divulgata di recente, il Funai afferma di compiere “azioni permanenti” di controllo per contrastare le attività illecite, che comprendono l’estrazione di minerali, di legname e la pesca di frodo. Ma Sotto Mayor critica la “precarietà” con cui è portata avanti l’azione di protezione delle popolazioni native negli ultimi anni: in questo contesto di fragilità rientrerebbe anche l’uscita dall’agenzia di Pereira, che conosceva benissimo la valle del Javari e contrastava l’attività dei garimpeiros nelle terre protette degli indigeni.

Da sapere
Ultime notizie

◆ Il 13 giugno 2022 l’ambasciata del Brasile nel Regno Unito ha informato la famiglia di Dom Phillips che il corpo del giornalista è stato ritrovato, insieme a quello del ricercatore Bruno Pereira. I due erano scomparsi il 5 giugno. La polizia brasiliana e l’organizzazione indigena Univaja hanno però smentito la notizia. Reuters


Dopo essere uscito dal Funai, Pereira aveva cominciato a collaborare con un’organizzazione, l’Unione dei popoli indigeni della valle del Javari (Univaja). “Era come se agisse in privato”, dice Sotto Mayor, “era il suo modo di essere utile. Credeva nel ruolo dell’informazione e stava aiutando Phillips. Voleva che all’estero si sapesse che in quei territori lo stato è assente”. I due sono stati visti l’ultima volta la mattina del 5 giugno dopo aver lasciato la comunità di San Rafael in direzione di Atalaia do Norte.

Secondo Paulo Barbosa da Silva, coordinatore dell’Univaja, il giornalista britannico aveva fotografato aggressori armati che minacciavano le popolazioni native. Gli aggressori sarebbero legati ad Amarildo da Costa Oliveira, arrestato il 7 giugno per il possesso di droga e armi, e sospettato di essere coinvolto nella vicenda. Secondo l’Univaja, Pereira e Phillips avevano visitato diverse comunità del lago di Jaburu, vicino a una base del Funai sul fiume Ituí. Phillips aveva fatto varie interviste ai nativi. Si erano fermati a San Rafael e avevano proseguito in barca. Non sono mai arrivati a destinazione. ◆ ar

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Questo articolo è uscito sul numero 1465 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati