I classici della letteratura oltre a essere letti, riletti, amati, si prestano anche a cambi di trama, giochi e intrecci impensabili. Questo vale anche per Piccole donne di Louisa May Alcott, che ha cresciuto generazioni senza perdere tenerezza. Scagli la prima pietra chi non ha mai voluto che Jo e non Amy convolasse a nozze con Laurie e; e tutto il mondo sicuramente ha sognato almeno una volta di salvare la vita alla piccola Beth. Allora perché non stravolgere un po’ le cose? Forse a questo hanno pensato Rey Terciero e Bre Indigo nell’ideare una versione modernissima e newyorchese del romanzo. La famiglia March è un mix, madre bianca, padre nero. Due figlie, Meg e Jo, sono nate da loro matrimoni precedenti, mentre Amy e Beth sono mixed race. Jo ama sempre la letteratura. Ma qui è presa da Jennifer Egan e da tutti i premi Pulitzer su cui riesce a mettere le mani. Meg è appassionata di moda. Beth ama la black music, e come la Beth originaria ha una malattia con cui fare i conti. Amy invece deve affrontare i bulli e il razzismo a scuola. È tutto diverso, ma il cuore della storia, la sorellanza che unisce il clan March, nonostante le email, le foto su Instagram, i blog, è sempre lo stesso. Quattro piccole donne che si vogliono bene e lottano per il loro futuro.
__**Igiaba Scego**

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Questo articolo è uscito sul numero 1465 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati