Un viaggio virtuale su un aereo, un quiz, un discorso della donna più potente del mondo e infine una foto ricordo. Fa tutto parte di una delle più recenti attrazioni turistiche inaugurate a Bruxelles meno di un anno fa: il centro espositivo Experience Europe. Racconta come funziona la Commissione europea, l’istituzione che propone le leggi comunitarie e vigila sui trattati. Il museo è l’esempio di come l’Unione europea sta cercando di coinvolgere i cittadini. Negli ultimi quindici anni ha aumentato gli sforzi per migliorare la propria comunicazione, anche per rispondere all’accusa di essere un progetto elitario con un funzionamento oscuro e confuso. Nel 2011 il parlamento europeo ha inaugurato un centro visitatori, il Parlamentarium, e nel 2017 un museo dedicato alla storia europea.

Anche il Consiglio europeo, un’istituzione poco incline alla pubblicità, in cui siedono ministri e capi di governo, ha un centro visitatori e un’app: EUcraft, che permette di mettersi nei panni di un ministro e chiedere, per esempio, di posticipare la messa al bando della plastica mono­uso. Una trasposizione realistica di come i governi nazionali tendono a ostacolare le proposte più ambiziose dell’Unione europea.

La struttura che ospita Experience Europe è costata 4,2 milioni di euro ed è proprio davanti alla sede della Commissione europea. L’ingresso è gratuito e i contenuti quasi interamente digitali. Gli schermi touch screen consentono di leggerli in diverse lingue. Usando dei visori per la realtà virtuale è possibile osservare a 360 gradi l’interno di un aereo da guerra spagnolo o scoprire una missione umanitaria in un campo profughi in Bangladesh. Oppure partecipare a un incontro con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che la rivista economica Forbes ha definito la donna più potente del mondo.

Si possono ascoltare le sue riflessioni su cosa significa essere le prima donna alla guida della Commissione e scoprire come passa il tempo libero: racconta ai visitatori che ama ascoltare la cantautrice Adele mentre corre nei boschi e che le piace prendersi cura dei pony e dei polli nella sua casa di campagna in Germania. In un altro spazio sono proiettati brevi filmati che raccontano la vita di cittadini europei di fantasia. Una relazione amorosa che coinvolge un agricoltore italiano di nome Federico è piena di riferimenti alle politiche europee sui prodotti regionali, alle capitali della cultura e all’abolizione delle tariffe di roaming. Anche il quiz insiste molto sulle politiche dell’Unione, con una serie di domande non proprio imparziali.

La frase “l’Europa è indietro nello sviluppo dell’intelligenza artificiale”, per esempio, viene considerata come “falsa”, quando in realtà è per lo meno dubbia. Il centro espositivo non aspira a competere con le principali attrazioni turistiche di Bruxelles: l’obiettivo è modesto, accogliere trentamila visitatori all’anno.

La Casa della storia europea. Bruxelles, 22 maggio 2017 (Franziska Gilli, Laif/Contrasto)

Aggiornamento veloce

Quando siamo stati al museo per la prima volta c’erano solo due visitatori, però entusiasti. “Ci piace molto, è un peccato che non ci sia quasi nessuno”, dice Tomas Novotny, 29 anni, di Praga, che fa il ricercatore. “In Repubblica Ceca le persone sono preoccupate per il futuro e cercano qualcuno da incolpare. Di solito se la prendono con l’Unione europea”. Novotny e il suo compagno di viaggio, Tomas Braha, hanno fatto l’Erasmus in Irlanda, un’esperienza che li distingue dalle altre generazioni. Secondo Novotny se le persone fossero più informate non crederebbero ai siti che diffondono notizie false sull’Unione europea. “Penso che musei come questo dovrebbero esserci in ogni paese”, ha aggiunto Braha. Ma l’entusiasmo dei due ragazzi non è molto condiviso. Quando siamo tornati per una seconda visita, le uniche persone a osservare gli schermi e gli altri dispositivi digitali erano i dipendenti del centro espositivo. Un portavoce della Commissione ha dichiarato che nei primi dieci mesi il museo ha accolto ventimila visitatori.

Quando ci siamo spostati al Parlamentarium c’era molta più gente, con file di studenti ai controlli. È più grande di Experience Europe ed è uno dei musei più frequentati di Bruxelles: 2,5 milioni di visitatori da quando è stato inaugurato nel 2011. Illustra la storia del continente dalla prima guerra mondiale alla Brexit, oltre a dare informazioni sul funzionamento del parlamento.

Ci sono anche brevi descrizioni di ognuno dei 705 parlamentari. I contenuti sono aggiornati velocemente: dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione i nomi degli eurodeputati britannici sono stati subito eliminati. Eva Kaili, la parlamentare greca accusata di corruzione, figura ancora su una parete accanto agli altri eurodeputati, ma senza indicazioni sul suo gruppo politico e le sue cariche, dato che è stata privata delle mansioni ed espulsa dal gruppo dei Socialisti e democratici. Kaili ha negato ogni responsabilità.

Una bella esperienza

Othmar Karas, vicepresidente del parlamento europeo, ha dichiarato che le accuse nei conforti di Kaili e altri politici sono sconvolgenti e “potrebbero intaccare la reputazione del parlamento europeo e la fiducia delle persone nelle istituzioni comunitarie”. Ma allo stesso tempo pensa che iniziative come il centro visitatori abbiano aiutato l’Unione europea a entrare in contatto con i cittadini. “Solo parlando e spiegando il funzionamento dell’Unione possiamo far capire che è utile per tutti mantenere vivo lo spirito comunitario”. Ma probabilmente nessuno sforzo sarà sufficiente a catturare l’attenzione del pubblico più esigente: Ivan, diciassette anni, di Düsseldorf, in Germania, spiega che durante la gita scolastica lui e i suoi compagni hanno saltato parte dell’esposizione. “Troppe informazioni. E poi si racconta una storia che abbiamo già imparato a scuola”.

Shahid, studente di economia internazionale, di Groningen, nei Paesi Bassi, la pensa diversamente: “È stata una bella esperienza”, dice, precisando di aver scoperto aspetti della seconda guerra mondiale e della nascita dell’Unione europea che prima non conosceva.

Alberto Alemanno, professore di diritto europeo della Grande école des hautes études commerciales di Parigi, in Francia, racconta di aver accompagnato negli anni circa mille studenti maggiorenni a Bruxelles, e che la maggior parte di loro ha apprezzato le iniziative dell’Unione. “Dovremmo elogiare qualsiasi tentativo delle istituzioni o di chiunque altro di mostrare al pubblico come funziona il processo decisionale attraverso un’esperienza piacevole”. Ma secondo Alemanno c’è ancora molto da fare e l’Unione farebbe bene a considerare i visitatori come cittadini e non solo come turisti. Il professore vorrebbe che a Bruxelles ci fosse una sorta di casa dei cittadini europei, in cui i visitatori possano rivolgersi ai commissari europei o firmare petizioni.

“Altrimenti rischiamo di aver investito centinaia di milioni di euro per creare splendidi musei che si rivolgono sempre allo stesso gruppo di persone. Bisogna dare una risposta a chi arriva a Bruxelles per entrare in contatto con le istituzioni”. ◆as

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Questo articolo è uscito sul numero 1516 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati