Accovacciato in una zona di oscurità permanente, il soldato scruta un paesaggio di crateri e polvere in migliaia di sfumature di grigio. A pochi chilometri di distanza, il veicolo del nemico è parcheggiato in quella che probabilmente era stata giudicata una posizione nascosta. Ma come avrebbero dovuto imparare durante l’addestramento, individuare i nemici è più facile sulla Luna, perché le tracce degli pneumatici non sono erose dagli elementi. Ora basterà premere il gril­letto.

Per il momento scene come questa, ovviamente, sono pura fantascienza. Ma le organizzazioni militari guardano alla Luna con occhio sempre più attento. Stati Uniti, Russia e Cina – potenze rivali sulla Terra – puntano a mandare nuove missioni sulla Luna intorno al prossimo decennio. Si dirigeranno tutti più o meno verso lo stesso luogo: la regione del polo sud, ricca di risorse preziose come il ghiaccio. Questi paesi hanno già cominciato a lanciare un flusso costante di satelliti.

Con questa nuova corsa alla Luna e i ricchi guadagni che potrebbero derivarne, l’interesse dei militari è inevitabile. “Gli Stati Uniti sono consapevoli che la Luna può avere un immenso potenziale economico a lungo termine”, dice Peter Garretson del centro studi American foreign policy council. “I militari non vogliono che un avamposto sia minacciato perché manca uno sceriffo”.

Ma anche in queste prime fasi preliminari si teme che l’attività militare possa crescere in modo incontrollabile. Se vogliamo tornare sulla Luna, fino a che punto siamo disposti ad accettare il coinvolgimento delle forze armate? L’interesse dei militari statunitensi per la Luna risale agli albori dell’era spaziale. Nel 1959 l’esercito propose di creare sulla Luna un avamposto militare dotato di equipaggio denominato Project horizon. Anche durante la guerra fredda c’era chi proponeva basi e test nucleari sulla Luna.

Queste proposte non ebbero mai seguito, ma negli ultimi tempi l’interesse è aumentato e ci sono state iniziative più concrete. I militari statunitensi e cinesi parlano da anni di effettuare attività di sorveglianza oltre l’orbita terrestre, sostiene Bleddyn Bowen dell’università di Leicester, nel Regno Unito. Significherebbe, tra l’altro, disporre di satelliti per tracciare i detriti dei razzi ed evitare collisioni con navicelle spaziali nell’orbita lunare. “Se la Luna sarà un luogo più affollato, avremo bisogno di maggiori infrastrutture”, dice Bowen.

La prova è arrivata a marzo, quando un razzo ausiliario, probabilmente cinese, ha colpito la Luna senza essere stato tracciato per anni dopo il suo lancio nel 2014. “Prima o poi ci saranno astronauti sulla Luna”, dice Vishnu Reddy dell’università dell’Arizona. “La probabilità che siano colpiti da qualcosa è minima, ma abbiamo visto che è possibile”. Uno dei compiti dei militari potrebbe essere prevenire questi incidenti.

Il cratere Shackleton, vicino al polo sud lunare (Nasa’s scien​tific visualization studio/The New York Times/Contrasto)

La forza spaziale statunitense, creata nel 2019, si sta muovendo in questo senso. A marzo ha annunciato che sta sviluppando un satellite per il pattugliamento (Cislunar highway patrol system, Chps), che dovrebbe servire a testare tecnologie idonee a tracciare oggetti fino all’orbita della Luna e oltre. Gli esperti concordano sull’utilità di questo genere di tracciamento. Ma “non è chiaro perché debba essere un programma militare e non civile,” dice l’astronomo Aaron Boley dell’università della British Columbia, in Canada.

Il coinvolgimento dei militari statunitensi potrebbe convincere le forze di altri paesi, come la Cina, che è necessario intensificare la loro attività. All’inizio del 2022 c’è stato un episodio in cui satelliti statunitensi e cinesi, in orbita geostazionaria a circa 36mila chilometri dalla Terra, sono entrati in stretto contatto e si sono posizionati per potersi osservare meglio.

“Stati Uniti e Cina seminano sospetti su quello che l’altro potrebbe fare”, dice Brian Weeden del centro studi statunitense Secure world foundation, che promuove l’uso pacifico dello spazio. “Questo manda il segnale sbagliato”. Finora solo gli Stati Uniti hanno rivelato le loro ambizioni militari. “Nessun altro ha espresso un interesse militare per la Luna”, dice Jonathan McDowell dello Harvard-Smithsonian center for astro­physics. “C’è il rischio di suscitare un interesse militare per la Luna quando non ce n’è assolutamente bisogno”.

Le manovre di Pechino

Mentre la Russia negli ultimi tempi è stata poco interessata all’esplorazione lunare, è la Cina a preoccupare alcuni osservatori occidentali. Il programma lunare cinese – che ha anche inviato un rover sul lato oscuro della Luna – ha già suscitato allarme, dice Garretson, e l’occidente cerca di capire come interpretare le intenzioni di programmi elaborati dai civili ma gestiti dai militari.

L’equivalente cinese della Nasa è l’Amministrazione spaziale nazionale cinese (Cnsa), un’organizzazione civile. Ma di fatto l’ente responsabile dei voli umani nello spazio è l’ufficio d’ingegneria spaziale (Cmseo), che fa parte delle forze armate. Infrastrutture come le rampe di lancio e i satelliti sono gestite principalmente dall’Esercito popolare di liberazione. Di recente la Cina ha anche lanciato un satellite per le comunicazioni, il Queqiao, che secondo Garretson potrebbe essere usato per scopi militari.

Più avanti nel futuro, gli Stati Uniti immaginano una presenza più stabile sulla Luna che preveda anche attività imprenditoriali. A quel punto una presenza militare potrebbe essere inevitabile, dice Garretson. “Lo scopo è tenere d’occhio la situazione e assicurarci la libertà di azione, in modo che nessuno pensi di poter imporre qualcosa con la forza o bloccare l’accesso”.

Altri vorrebbero un dialogo più aperto tra Stati Uniti e Cina. “Temo che la mancanza di comunicazione e la tendenza a pensare al peggio possano creare una brutta situazione”, dice Weeden.

Difficilmente vedremo soldati sulla Luna nell’immediato futuro, ma nel giro di un decennio è possibile che astronauti statunitensi e cinesi operino contemporaneamente a poca distanza nella zona del polo sud. Forse ci saranno anche preziosi robot per l’estrazione mineraria di altri paesi e aziende.

“È un buon momento per cercare di capire come far funzionare le cose”, dice McDowell, “prima che ci siano complicazioni”. ◆gc

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Questo articolo è uscito sul numero 1486 di Internazionale, a pagina 50. Compra questo numero | Abbonati