Il 2 giugno del 2002 sul canale via cavo Hbo andò in onda la prima puntata di The wire, una nuova serie ambientata a Baltimora, la città più violenta degli Stati Uniti. Il soggetto della serie era stato scritto da un ex poliziotto della squadra omicidi della città, Ed Burns, e da un cronista locale, David Simon. Il risultato è forse il più prezioso capolavoro delle serie tv statunitensi, in grado di combinare analisi sociale, economica, politica ed educativa dell’America superstite dalla war on drugs reaganiana come nessun’altra forma narrativa era riuscita a fare. A vent’anni di distanza uno degli attori della serie, il rapper Method Man dei Wu-Tang Clan, ripercorre la storia della serie attraverso interviste a protagonisti e maestranze che per più di cinque anni hanno lavorato a un complesso meccanismo formato da più di sessanta personaggi principali e da trenta trame parallele. Si scoprono curiosità da appassionati, come il fatto che i due autori, Simon e Burns, comunicavano solo attraverso urla e insulti mentre scrivevano, o che in alcuni casi gli attori avevano bisogno di supporto psicologico per essere stati costretti dalla sceneggiatura ad uccidere alcuni dei loro personaggi preferiti. The wire è un caso unico nella produzione televisiva internazionale, mentre a distanza di vent’anni la città di Baltimora è rimasta violenta e irrisolta come lo era allora.

Jonathan Zenti

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Questo articolo è uscito sul numero 1465 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati