Il 12 dicembre la nuova presidente del Perù, Dina Boluarte, ha fatto un tentativo per risolvere la crisi nata in seguito all’arresto di Pedro Castillo, che cinque giorni prima aveva sciolto il parlamento con quello che è stato definito un autogolpe, visto che né i deputati né le forze armate lo hanno seguito. Boluarte, che era vicepresidente nel governo di Castillo, si trova ora in una situazione molto precaria a causa delle proteste in sostegno del suo predecessore scoppiate nel paese, in particolare nel sud. Boluarte ha dichiarato lo stato d’emergenza nelle regioni di Apurímac, Arequipa e Ica, dove almeno sette manifestanti sono stati uccisi dalle forze dell’ordine. La presidente ha aggiunto che convocherà nuove elezioni nell’aprile 2024.

Invito al dialogo

Boluarte è stata costretta a fissare una data per il voto anticipato a causa delle pressioni ricevute dai manifestanti. Alcuni giorni prima aveva detto di voler restare in carica fino al 2026, quando sarebbe scaduto il suo mandato. Ma nel paese erano aumentate le proteste dei cittadini che chiedevano lo scioglimento del parlamento, una cosa che Castillo aveva cercato di ottenere in modo autoritario, e la convocazione di nuove elezioni.

Resta da vedere se per i deputati e per i manifestanti sarà sufficiente che Boluarte rimanga in carica per un anno e tre mesi invece di affrontare la crisi andando al voto subito. La presidente ha offerto un’opzione dai tempi più lunghi: “Presenterò al parlamento una proposta di legge per convocare delle elezioni anticipate in accordo con le forze politiche rappresentate in aula”, ha detto il 12 dicembre. Sapendo che il Perù vive una profonda crisi istituzionale, ha annunciato che realizzerà una riforma che permetta ai cittadini di contare su un sistema “libero da ogni pratica di corruzione”.

Negli ultimi quattro anni il paese ha avuto sei presidenti e quasi tutti sono stati rimossi dall’incarico per aver mentito, rubato o violato la legge. “Invito tutti i partiti e il popolo peruviano a partecipare a questo processo, affinché un’ondata di volontà democratica possa guidarci e orientarci”, ha detto Boluarte leggendo un messaggio alla nazione a mezzanotte. Alcuni giorni prima aveva assicurato di non voler rimanere aggrappata alla carica: “Se la società e la situazione lo renderanno necessario anticiperemo le elezioni, dialogando con le forze politiche e democratiche del parlamento. Ci siederemo e parleremo”, aveva detto. Per mostrare la sua forza, ha nominato un governo formato in gran parte da tecnici.

Uno sciopero illimitato

Castillo, un maestro rurale di sinistra eletto a giugno del 2021, non è mai riuscito a governare sul serio e ha vissuto in balia del caos creato da lui stesso e dei continui ostacoli posti dal parlamento, che ha cercato di destituirlo in due occasioni. Il 7 dicembre è stata la volta buona: il presidente ha annunciato lo scioglimento del parlamento, ma la mossa gli si è rivoltata contro. Ha fallito perché non ha avuto l’appoggio dell’esercito e della polizia, ed è stato arrestato per sedizione. Da quel giorno i suoi sostenitori chiedono, tra le altre cose, anche il suo rilascio. Secondo loro, la situazione attuale è una vittoria del parlamento, che è riuscito nel suo intento di mandare via Castillo e di non andare a nuove elezioni.

Da tempo i parlamentari sono diventati un ostacolo per i presidenti peruviani: trascorrono il loro mandato cercando di spodestarli. Ricorrono a una figura chiamata incapacità morale permanente, un meccanismo di impeachment che dovrebbe essere usato per rimuovere i presidenti affetti da problemi psichiatrici. Ma applicarla è facile, perché bastano due terzi dei parlamentari per approvarla. I sostenitori di Castillo si sono accampati nel centro di Lima e dicono che non si muoveranno finché non saranno ascoltate le loro richieste. Indossano magliette con la scritta: “Chiudete il parlamento corrotto. Castillo, libertà”. Ogni sera provano a circondare la sede del parlamento, ma la polizia li respinge con i gas lacrimogeni.

Le proteste sono più intense e diffuse nel sud del paese, per questo Boluarte ha decretato lo stato d’emergenza. Il 12 dicembre cinque persone sono state uccise a Chincheros e Andahuaylas, nella regione di Apurímac, dove ci sono stati scontri violenti con la polizia. Apurímac è il luogo di nascita di Boluarte, che non ha mai avuto un rapporto semplice con Castillo, neanche quando era nel suo governo. Dal carcere, l’ex presidente la accusa di fare parte di un complotto per destituirlo. Intanto i leader sociali della regione, che non riconoscono la legittimità del mandato di Boluarte, hanno annunciato uno sciopero a tempo indeterminato. La protesta potrebbe estendersi ad altre zone del Perù. I prossimi giorni saranno la vera prova del fuoco per Boluarte e per la sua speranza di rimanere in carica fino al 2024. Nel frattempo l’11 dicembre il parlamento si è riunito per discutere il documento con cui il pubblico ministero ha avviato un’indagine contro Castillo per i reati di sedizione e cospirazione. La seduta è stata sospesa dopo che un deputato ha aggredito un collega alle spalle. La tensione nel paese è molto alta. ◆fr

Da sapere
Dal governo al carcere

◆ Il 17 dicembre 2022 il presidente Pedro Castillo (del partito Perú libre, sinistra) ha annunciato lo scioglimento del parlamento e la creazione di un governo d’emergenza nazionale. Doveva affrontare la terza mozione di sfiducia da quando era stato eletto, a giugno del 2021. Ma i ministri e le forze armate non hanno sostenuto la sua decisione. Il parlamento a quel punto ha approvato la sua destituzione per incapacità morale e poche ore dopo Castillo è stato arrestato mentre cercava di raggiungere l’ambasciata del Messico per chiedere asilo politico. Sarà processato per sedizione e cospirazione. La vicepresidente Dina Boluarte ha assunto la guida del paese. I governi di Argentina, Bolivia, Colombia e Messico, guidati da leader di sinistra, hanno espresso il loro sostegno a Castillo, considerato vittima di un movimento ostile e antidemocratico fin dall’inizio del suo mandato presidenziale. Nel paese le proteste in suo sostegno vanno avanti dall’8 dicembre. Afp


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Questo articolo è uscito sul numero 1491 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati