Nella regione occidentale del Canada sono stati siglati due accordi che rafforzeranno il ruolo dei popoli indigeni nei progetti di sfruttamento delle risorse naturali, dando più potere a comunità che per molto tempo sono state emarginate. Questi accordi sono il segno di un cambiamento nel rapporto tra le grandi aziende, le autorità governative e i nativi che vivono sul fronte dell’emergenza ambientale.

Limiti definiti

Nella stessa regione sono attive alcune miniere di carbone che hanno avuto pesanti conseguenze ambientali. Nel marzo 2022 un tribunale provinciale ha chiesto all’azienda Teck Resources di pagare una multa da 41 milioni di euro per aver contaminato con il selenio le falde acquifere vicino agli impianti di Fording River e Greenhills. La proposta di costruire altre miniere ha incontrato un’opposizione dura.

Negli ultimi anni i leader delle comunità indigene del Canada occidentale hanno chiesto di avere voce in capitolo (se non il pieno controllo) sui progetti d’estrazione delle risorse che ricadono sul loro territorio. Nel frattempo, a 1.200 chilometri di distanza, la comunità indigena blueberry river ha annunciato di aver trovato un accordo con le autorità della British Columbia. In un panorama segnato dalla corsa verso un maggiore sviluppo industriale, l’intesa prevede nuove forme di protezione per la fauna e la flora, uno stop all’estrazione del legno nelle foreste primarie e risarcimenti per la comunità. In futuro qualsiasi progetto d’estrazione dovrà rispettare una serie di limiti sulle dimensioni del territorio che sarà coinvolto. Inoltre, il governo locale ha accettato di creare un fondo da 140 milioni di euro per favorire il risanamento della terra dopo anni di sfruttamento industriale. Nel 2021 la corte suprema della British Columbia ha dato ragione alla comunità blueberry river, stabilendo che le attività estrattive approvate dalla provincia avevano impedito ai nativi di godere dei frutti delle loro terre.

Nei prossimi giorni dovrebbero essere approvati nuovi accordi tra il governo e le comunità indigene riconosciute, basati sulla condivisione dei guadagni e il risanamento dei terreni. ◆ as

Da sapere
Risarcimenti dal governo

◆ Il governo canadese ha accettato di risarcire le comunità indigene con 2,8 miliardi di dollari canadesi (circa due miliardi di euro) per gli abusi commessi nelle cosiddette scuole residenziali, istituti gestiti dal governo e dalla chiesa cattolica in cui in passato erano portati bambini nativi strappati alle loro famiglie. La decisione è il frutto della causa collettiva portata avanti da 325 comunità indigene. Delle scuole residenziali si è tornato a parlare con insistenza a partire dal 2021, dopo la scoperta di alcune fosse comuni con migliaia di tombe nei luoghi in cui sorgevano alcuni di questi istituti, in varie zone del paese. Si pensa che nel corso del novecento sono stati circa 150mila i bambini che frequentarono queste scuole. Secondo gli storici, fu un tentativo di assimilare con la forza i nativi alla cultura canadese. Negli istituti gli abusi erano frequenti e migliaia di bambini morirono per malattie, negligenza e malnutrizione. Sia le autorità canadesi sia la chiesa cattolica hanno chiesto scusa ai popoli nativi. Il governo di Ottawa ha parlato di “genocidio culturale”. Prima di poter essere stanziato, il risarcimento del governo dovrà essere approvato da un tribunale. Globe and Mail, Toronto Star


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Questo articolo è uscito sul numero 1496 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati