Americhe

Due stragi in California

Monterey Park, California 24 gennaio 2023 (Frederic J. Brown, Afp/Getty)

In California ci sono state due stragi con armi da fuoco in tre giorni. “La prima il 21 gennaio a Monterey Park, vicino a Los Angeles, dove un uomo ha sparato in una sala da ballo, uccidendo undici persone”, scrive il Los Angeles Times. “È riuscito a fuggire ed è stato trovato morto qualche ora dopo in un furgone. Secondo le autorità si è ucciso, sparandosi”. Due giorni dopo un uomo ha aperto il fuoco in due località rurali a Half Moon Bay, non lontano da San Francisco, uccidendo sette persone. Il sospettato è stato arrestato due ore dopo mentre era seduto in un’auto parcheggiata vicino a una stazione di polizia. “Le due sparatorie hanno elementi in comune”, spiega il New York Times. “In entrambi i casi a sparare sono stati due uomini anziani di origine asiatica, caratteristiche abbastanza rare nelle stragi con armi da fuoco. Inoltre, anche le vittime erano prevalentemente asiatiche, molte delle quali stavano ancora festeggiando il capodanno cinese”. La California è uno degli stati con le leggi più severe sul possesso di armi: le norme prevedono lunghi tempi d’attesa prima dell’acquisto e controlli sui precedenti dei compratori, e vietano le armi d’assalto di tipo militare. Inoltre, dal 2014 nello stato c’è una legge, cosiddetta red-flag, che consente alle autorità di togliere le armi a qualcuno che potrebbe essere pericoloso per gli altri e per se stesso. “Le stragi del 21 e 23 gennaio dimostrano che norme severe non sono in grado di prevenire completamente la violenza in un paese in cui il possesso d’armi è un diritto costituzionale, pistole e fucili circolano liberamente tra stati con norme molto diverse e le misure di controllo delle armi sono piene di eccezioni”, scrive il Washington Post. “Ma i dati mostrano che la California ha uno dei tassi di mortalità per armi da fuoco più bassi del paese, un dato che secondo gli esperti è dovuto proprio a quelle leggi”. ◆

Repressione all’università

Lima, 21 gennaio 2023 (Carlos Garcia Granthon, Getty)

Il 21 gennaio una squadra della polizia ha fatto irruzione nel campus dell’università di San Marcos, a Lima, dov’erano accampati centinaia di manifestanti arrivati nella capitale per protestare contro il governo della presidente Dina Boluarte, in carica dal 7 dicembre 2022. Gli agenti hanno sfondato le recinzioni con l’aiuto di blindati e gas lacrimogeni. “Poi, una volta dentro, hanno arrestato quasi duecento persone, costringendole a sdraiarsi a terra. C’erano molti nativi delle regioni del sud”, scrive il sito Ojo Público.

Yanomami in pericolo

Il 20 g ennaio il governo brasiliano ha dichiarato un’emergenza sanitaria nel territorio indigeno yanomami. Con più di nove milioni di ettari, è il più grande del paese e si trova vicino al confine con il Venezuela. Secondo la ministra della salute Nísia Trindade, tra i nativi la malnutrizione e alcune malattie come la malaria sono in aumento a causa dell’attività mineraria illegale nella regione. “In visita a Boa Vista, nello stato di Roraima, il presidente Lula ha detto che il governo si impegnerà a costruire più infrastrutture e a inviare più medici e infermieri nel territorio yanomami”, scrive Carta Capital.

Altre carte riservate

Il 20 gennaio sono stati trovati nuovi documenti riservati nella residenza privata del presidente statunitense Joe Biden, nel Delaware. “Si tratta di sei documenti risalenti al periodo in cui Biden era vicepresidente, che avrebbe dovuto riconsegnare agli archivi nazionali”, spiega la Cnn. La perquisizione è stata fatta dall’Fbi dopo che la settimana precedente i collaboratori di Biden avevano annunciato di aver trovato documenti riservati nella stessa casa. Il presidente sostiene che la sottrazione di documenti non è stata intenzionale, ma la vicenda lo sta mettendo in difficoltà a livello politico**. **Intanto sono stati trovati documenti riservati anche a casa di Mike Pence, in Indiana, risalenti al periodo in cui il politico repubblicano era vicepresidente, durante l’amministrazione Trump.

Argentina-Brasile Il 23 gennaio il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e il leader argentino Alberto Fernández hanno annunciato di voler creare una moneta comune, che potrebbe chiamarsi sur ed essere adottata anche da altri paesi della regione. La valuta non sostituirebbe le monete nazionali e dovrebbe ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense e incoraggiare il commercio regionale. Il progetto è in una fase iniziale.

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1496 - 27 gennaio 2023
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