A Soho è passata da poco la mezzanotte di sabato. Il mini market 24 ore è uno dei pochi locali ancora aperti. Il pub sull’altro lato della strada sta per chiudere, mentre i camerieri di un ristorante impilano le sedie. L’ultimo treno verso la zona sudest di Londra parte tra 15 minuti. Di recente Sadiq Khan, il sindaco della capitale britannica, ha dichiarato con grande orgoglio che la sua città non dorme mai. Ma la strana calma che circonda Soho, il cuore della vita notturna cittadina, sembra smentirlo. Londra “è la prima città al mondo nella sua politica di apertura continua. Le altre metropoli ci considerano un esempio”, ha scritto Khan su X. Sotto il suo post è intervenuta immediatamente la comunità di revisori del social network: “Contrariamente a quanto dichiarato dal sindaco, la vita notturna della città è in declino”. I londinesi hanno risposto deridendo Khan, mentre Amy Lamé, nominata “sindaca della notte” nel 2016 e incaricata di promuovere la vita mondana della città, è stata accusata di voler glorificare una scena notturna che in realtà sta vivendo “una morte lenta” e si avvicina “all’annientamento”. Negli ultimi anni questa situazione è stata evidenziata da un’ondata di chiusure. Secondo la Night time industries association (Ntia), tra il marzo 2020 (l’inizio della pandemia) e la fine del 2023 hanno interrotto l’attività circa 13.800 locali notturni tra discoteche, bar e ristoranti.
La crisi londinese è stata sicuramente aggravata dal covid-19 e dalla recente impennata del costo della vita, ma in realtà è precedente alla pandemia e va ben oltre i confini della città. Dal 2005 hanno chiuso i battenti quasi tre quarti dei locali notturni britannici. Se questa tendenza sarà confermata, “nel 2030 non ne resterà neanche uno”, sottolinea Sacha Lord, consulente per la vita notturna di Manchester. Anche i pub stanno sparendo uno dopo l’altro: secondo la British beer and pub association il numero totale degli esercizi si è ridotto di un quarto dal 2000.
I locali dove si suona musica dal vivo sono stati i più colpiti. Londra ne ha persi il 35 per cento tra il 2007 e il 2015, tanto che il sindaco dell’epoca, Boris Johnson, aveva dovuto lanciare un piano di salvataggio. Dopo un anno di mandato, Khan ha dichiarato che l’intervento ha contribuito a rallentare il declino, ma la Ntia sostiene che oggi i locali di musica siano ancora minacciati. Nel 2023 più di 120 sale concerti hanno cessato l’attività in tutto il Regno Unito. Secondo Beverley Whitrick, dirigente del Music venue trust, un’organizzazione che si occupa della tutela dei locali musicali, è stato “l’anno peggiore di sempre”: il 38 per cento dei locali ha registrato un calo delle entrate. Senza aiuti esterni, “l’intero settore rischia la bancarotta”, precisa Whitrick.
Questo non significa che sulla notte sia calato il silenzio. I festival, gli eventi e i grandi concerti, con artisti del calibro di Stormzy e Taylor Swift, hanno sempre successo, precisa la Ntia. Nel 2023 perfino lo spettacolo con gli ologrammi degli Abba ha incassato due milioni di dollari alla settimana.
Ma secondo Lord molti festival e concerti rischiano di sparire se non saranno protetti i locali più piccoli, tradizionali incubatrici dei talenti del futuro.
“Stormzy ha cominciato a esibirsi su un piccolo palco in qualche posto sperduto. Abbiamo bisogno di questi locali, perché sono all’origine della filiera”. Questa consapevolezza ha spinto le associazioni del settore, tra cui il Music venue trust, a chiedere che le attività più ricche del mondo dello spettacolo sostengano le realtà minori.
La crisi non è solo nel Regno Unito. A Berlino, città famosa per i suoi locali notturni e le sue regole permissive, il settore ha appena cominciato a riprendersi dal suo annus horribilis, il 2023. Lutz Leichsenring, cofondatore della società di consulenze per la vita notturna VibeLab, con sede ad Amsterdam, sottolinea che la presenza turistica è ancora inferiore rispetto al periodo precedente la pandemia, mentre l’inflazione ha colpito duramente il settore e le persone spendono sempre meno per divertirsi.
Anche le due guerre in corso stanno avendo effetti negativi. L’invasione dell’Ucraina ha contribuito all’aumento dell’inflazione, mentre a Berlino le tensioni sociali prodotte dalla guerra a Gaza hanno danneggiato la scena notturna più che in qualsiasi altra città. Nonostante un rallentamento dell’inflazione e un miglioramento delle prospettive economiche, “un quarto dei proprietari dichiara che nei prossimi dodici mesi potrebbe arrendersi in assenza di una svolta positiva”, dice Leichsenring.
Ma c’è una minaccia ancora più insormontabile: l’aumento sfrenato degli affitti e del valore delle proprietà immobiliari. “La gentrificazione ci sta cacciando dal centro della città, stiamo sparendo”, conferma Leichsenring. “Ce ne accorgiamo in città come New York, Parigi e Londra, che non sono più accessibili”.
Lo stesso fenomeno si ripresenta in realtà più piccole come Nashville, “presa d’assalto” dalle grandi aziende mentre gli artisti di musica country perdono gli studi e gli alloggi.
Per chi riesce a non farsi spingere verso la periferia, gli ostacoli più comuni sono l’assenza di trasporti tra l’una di notte e le cinque del mattino, oltre alle severissime regole sull’inquinamento acustico, ai timori legati alla sicurezza e alla disapprovazione nei confronti dei nottambuli.
Sydney, in Australia, sta ancora cercando di riprendersi dalle cosiddette leggi sulla serrata introdotte tra il 2014 e il 2021 per contrastare la violenza legata all’abuso di alcol. Le norme avevano vietato ai locali del centro di accogliere nuovi clienti dopo l’1.30 e avevano imposto una serie di vincoli alla vendita di alcolici. Secondo uno studio della VibeLab commissionato dal New South Wales office for the 24-hour economy, quella scelta ha provocato la perdita di sedici miliardi di dollari di incassi all’anno e la chiusura di 176 locali.
Requisiti proibitivi
Secondo Lord i requisiti sempre più proibitivi per ottenere una licenza sono stati un colpo fatale per molti locali londinesi. Diverse amministrazioni, infatti, si rifiutano di autorizzare l’attività commerciale dopo le 23, anche in aree famose per la vita notturna. Come nel quartiere di Camden, dove una recente proposta per approvare gli orari di apertura in base ai singoli casi è stata bloccata dalla polizia e dall’associazione dei residenti nel timore di un aumento della criminalità e del chiasso. “Così si uccidono la vita notturna e gli investimenti”, accusa Lord. “Inoltre si innesca una reazione a catena che colpisce l’occupazione e l’intera economia”.
A febbraio, dopo aver consultato 1.600 persone in due anni, il consiglio di Camden ha adottato una nuova strategia per favorire l’economia notturna. Tra le raccomandazioni ci sono la creazione di un programma di sussidi per i locali di musica dal vivo, l’apertura sperimentale dei mercati notturni, il miglioramento dell’attività di pulizia delle aree più frequentate e la promozione del divertimento senza consumo di alcol.
Nonostante alcune proteste, il piano è sostenuto dalle comunità locali. “Il progetto riguarda un terzo dei posti di lavoro, quasi un miliardo di sterline solo a Camden, una colossale risorsa fiscale e la sopravvivenza di molte famiglie”, sottolinea il consigliere Danny Beales. “Ma parliamo anche della creatività, dell’arte, della cultura e della musica, ovvero di tutto ciò che per molto tempo ha costituito l’anima di Camden”.
Sydney non si è ancora ripresa dalle leggi sulla serrata introdotte tra il 2014 e il 2021 per contrastare la violenza legata all’abuso di alcol
Il consiglio ha ricevuto l’appoggio diretto della “sindaca della notte” attraverso la condivisione di dati e proposte, la partecipazione agli incontri e la difesa del settore nel contesto “di un attacco contro l’economia della notte”, spiega Beales, manifestando la speranza che un numero sempre maggiore di persone partecipi al processo politico, compreso chi è contrario alla scelta dell’amministrazione. “Oltre ad attaccare su X, avete scritto ai vostri rappresentanti comunali?”, chiede Beales. “Avete preso parte a una consulta sulle licenze? È solo in questo modo che potrete cambiare le cose. Partecipando”.
Spese per l’insonorizzazione
Alcuni attivisti di Montréal, conosciuta in Canada come “la città dei festival”, raccontano di essere impegnati in una battaglia simile per ottenere un sostegno al livello locale. A gennaio le autorità hanno presentato un piano per creare “zone notturne” con minori restrizioni contro l’inquinamento acustico, insieme a un apposito distretto “attivo 24 ore al giorno”. L’obiettivo è favorire il settore e generare entrate per l’amministrazione comunale. Il piano, che ha “entusiasmato” gli attivisti, prevede un aumento della spesa per l’insonorizzazione dei locali e il miglioramento dei trasporti. Tuttavia Mathieu Grondin, presidente dell’organizzazione senza scopo di lucro Mtl 24/24, ricorda che il progetto è in cantiere da anni e finora non si è riusciti ad andare oltre alcune iniziative pilota. Mtl 24/24 fa notare che il comune invia segnali contrastanti: da un lato sperimenta con gli eventi che durano tutta la notte e sottolinea l’importanza della vita notturna come elemento fondamentale del dna di Montréal, ma dall’altro garantisce un enorme sostegno alle associazioni di residenti contrarie alle attività notturne, in un contesto segnato “da una gentrificazione fulminante”. Grondin accusa i politici di essere “ipersensibili alle proteste contro il rumore” che hanno influenzato oltremodo il progetto del comune. “Nel testo la parola ‘coabitazione’ ricorre 75 volte, mentre ‘artista’ compare solo una o due”. Poi aggiunge: “Tutti hanno il diritto di dormire, ma esiste un modo diverso per evitare le proteste. Per esempio sarebbe meglio non far riversare in strada diecimila persone tutte nello stesso momento a causa della chiusura dei locali”.
Leichsenring afferma che i conflitti con il settore immobiliare sono inevitabili, ma ritiene che non possano rappresentare una “campana a morto” per il settore. Secondo il creatore della VibeLab, le città che sviluppano una definizione chiara di cultura e dove la politica considera la vita notturna non solo espressione di “alcol e ballo” ma anche di lavoro, comunità e creatività, offrono uno spazio salutare per il compromesso e il progresso.
Questa tendenza è evidente a Berlino, dove secondo Leichsenring le associazioni e le autorità hanno instaurato un “ottimo rapporto” che ha contribuito a mantenere la tradizionale fama della città come centro della vita notturna europea. Finanziando la ricerca e la difesa dei diritti – con insonorizzazione dei locali, corsi di sicurezza e battaglie contro i rave illegali – le voci creative hanno la possibilità di influenzare maggiormente l’attività normativa e la pianificazione, spiega Leichsenring. “Riceviamo un grande sostegno”, aggiunge citando l’accordo per l’affitto trentennale concesso dal comune per Yaam, un mercato che comprende bar, piste da ballo e chioschi attivo dal 1994 e capace di resistere a cinque sfratti. “Ora, finalmente, possono investire nella struttura”. Poi aggiunge: “Organizzandoci al meglio abbiamo la possibilità di sederci al tavolo delle decisioni sullo sviluppo urbano”.
Leichsenring ritiene che il calo della domanda di spazi dedicati agli uffici e ai negozi rappresenta “una grande svolta”. Un altro passo avanti per Berlino è stato il recente inserimento della cultura techno cittadina nella lista dei patrimoni intangibili dell’Unesco. Secondo la Commissione musicale di Berlino, una rete di aziende e artisti musicali, il riconoscimento garantisce vantaggi legali per gli operatori che rischiano di dover interrompere l’attività, come una riduzione dei requisiti per l’apertura di un esercizio o la possibilità di accedere ai finanziamenti statali e a quelli per le organizzazioni senza scopo di lucro.
A giugno il comune di Berlino, affidandosi alle ricerche e ai dati, presenterà una strategia complessiva per la vita notturna che coinvolgerà diversi enti dell’amministrazione cittadina. Tentativi simili sono in corso in decine di città, tra cui Sydney, Melbourne, Bogotá e Tokyo, segno di un’attenzione crescente per la gestione coordinata della vita notturna.
Ricordi ed esperienze
Molti di questi progetti cominciano a dare i primi frutti, anche se a ritmo variabile. Dopo aver convinto nel 2015 il governo giapponese a cancellare una famigerata legge che vietava il ballo dopo mezzanotte, le associazioni del settore hanno sviluppato una serie di strategie per aumentare le attrazioni turistiche, e da maggio partecipano all’attività dell’amministrazione comunale sulla vita notturna.
Tak Umezawa, presidente della piattaforma per l’economia notturna del Giappone, dice che a Tokyo la musica dal vivo e l’intrattenimento stanno vivendo un boom dopo la pandemia, con redditi complessivi che hanno superato nettamente quelli del 2019.
Ma come succede ad altre metropoli, la capitale giapponese deve affrontare le difficoltà legate ai cambiamenti della domanda, a cominciare dal fatto che molte persone tendono a concludere la serata in anticipo rispetto al passato. I giapponesi che lavorano in ufficio, infatti, stanno eliminando dalla loro routine il passaggio dai bar dopo una cena di lavoro. Anche altre categorie tendono a bere meno, spiega Umezawa, convinto che le amministrazioni comunali, oltre a prolungare l’orario di attività dei mezzi pubblici, dovrebbero favorire la domanda offrendo un ventaglio più ampio di possibilità per la vita notturna, con spettacoli, feste speciali, mercati notturni e altre manifestazioni culturali.
Una tendenza simile a ridurre il consumo di alcolici – almeno tra la generazione Z (le persone nate a cavallo tra gli anni novanta e il 2010) – potrebbe essere in atto nel Regno Unito. Secondo David Strauss, veterano del settore della ristorazione, questo significa che bisognerà valutare attentamente quali attività proteggere. “L’idea di mantenere aperti tutti questi pub è ridicola”, osserva Strauss, il coproprietario del ristorante Bouchon Racine, nel quartiere di Farringdon. “Tutte le persone che conosco cercano di bere meno. Abbiamo una nuova generazione che ha un rapporto con l’alcol completamente diverso dalla precedente. È un po’ quello che succede con le agenzie di viaggio. In futuro ci saranno inevitabilmente meno pub nel Regno Unito”.
Strauss crede che i britannici siano sempre più inclini a spendere denaro in locali dove percepiscono un senso di comunità, invece che in quelli delle grandi catene. “La gente esce ancora la sera, ma ora è più selettiva”, conferma Lord, citando il crollo delle presenze nei club durante i giorni feriali.
Il ristoratore Markus Thesleff, che ha scommesso sul centro finanziario di Londra aprendo il ristorante di cucina fusion nippo-messicana Los Mochis London City, condivide la tesi di Lord. “In definitiva il nostro lavoro crea ricordi ed esperienze”, spiega aggiungendo che il cibo eccellente e l’intrattenimento sono indispensabili per la sopravvivenza del settore, specialmente ai livelli più alti. Il suo nuovo locale, inaugurato sul tetto al numero 100 di Liverpool street, è una delle grandi novità londinesi di quest’anno. Restando aperto fino alle tre del mattino, va in controtendenza. Thesleff è convinto che gli ottimi collegamenti (il ristorante è vicino alla metro e alle stazioni della ferrovia suburbana) e la vista panoramica attireranno i buongustai e gli appassionati di cocktail fino alle prime ore del mattino.
Ma c’è un altro grande ingresso che promette di infondere nuova vita nel panorama notturno. L’inaugurazione della birreria e cook-haus Albert’s Schloss, prevista a Londra per l’estate. “Sarà un evento sensazionale per Soho”, dice Strauss. La struttura potrà contare su 1.700 metri quadri di superficie, con tavoli per 500 persone, quattro bar e un palco per l’intrattenimento dal vivo. “Se faranno tutto come si deve, sarà un grande catalizzatore”, aggiunge.
Oltre a Schloss, Manchester potrebbe esportare a Londra anche la propria politica comunale. Di recente incoronata capitale notturna del Regno Unito dal Sunday Times, Manchester è l’unica città oltre a Liverpool ad aver registrato un aumento netto dei locali negli ultimi vent’anni (rispettivamente 10 e 22 per cento), osserva Lord.
“Gli amministratori della città hanno sempre capito l’importanza della nostra cultura e hanno mantenuto un approccio propositivo”, spiega citando le condizioni migliori per la vita notturna e i tentativi di attirare i grandi eventi globali come il 2024 Mtv european music awards e il Métiers d’art di Chanel.
La “sindaca della notte” di Londra Amy Lamé – che non ha potuto rilasciare un commento a causa delle norme sul silenzio elettorale prima delle amministrative del 2 maggio – dice di essere la persona adatta per “aiutare centinaia di locali a restare aperti”. Ma secondo Lord, che ha un ruolo simile, si tratta di “un compito già estremamente difficile” a Manchester, che a Londra diventa “proibitivo per una sola persona”. E aggiunge: “Penso che servirebbero 45 persone”, insieme a una maggiore partecipazione dei consigli locali e del governo nazionale. “Quando la capitale si anima, aiuta il resto del paese. Abbiamo bisogno di Londra per far funzionare il progetto Cool Britannia”. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1566 di Internazionale, a pagina 59. Compra questo numero | Abbonati