Entro il 2027 all’Ucraina serviranno 123,5 miliardi di dollari. Per finanziare l’esercito, per pagare gli insegnanti e gli agenti di polizia, per tenere in piedi l’economia nazionale nonostante il crollo delle entrate fiscali e l’aumento delle spese causati dalla guerra. La somma è stata calcolata da una squadra di esperti del Fondo monetario internazionale (Fmi) ipotizzando che la guerra finisca l’anno prossimo: indica quanto servirà per far riprendere gradualmente l’economia ucraina, ma include solo in parte i costi per la ricostruzione del paese. Se invece il conflitto dovesse durare di più, l’Ucraina avrà probabilmente bisogno di molti più soldi.

Nel dibattito sul sostegno a Kiev si parla molto di forniture di carri armati e di missili. Ma il trasferimento di capitali è altrettanto importante, e dal punto di vista politico è una questione altrettanto delicata.

Una cosa è chiara: dopo l’aggressione russa, l’Ucraina è stata inizialmente sostenuta da un gran numero di prestiti e donazioni frutto di accordi bilaterali con singoli paesi. Ora dei finanziamenti si deve occupare l’Fmi.

Non c’è niente di strano, dal momento che l’istituto con sede a Washington è una sorta di agenzia finanziaria della comunità internazionale che tra i suoi compiti principali ha quello di aiutare economicamente gli stati in difficoltà. Proprio per questo motivo fu fondato più di cinquant’anni fa. Ora l’Fmi ha istituito un programma di sostegno all’Ucraina, la cui prima quota di 2,5 miliardi di dollari, è già stata consegnata.

Di norma ci sono regole molto chiare per i prestiti dell’istituto. Il denaro può essere concesso solo se, prima o poi, sarà restituito. Altrimenti non si parlerebbe di prestiti, ma di trasferimenti. E questi non sono previsti dallo statuto del fondo, un’istituzione finanziata dai depositi dei suoi 190 stati membri. Se i trasferimenti fossero permessi, alla lunga i depositi si esaurirebbero e poi non sarebbe più possibile prestare soldi ad altri paesi in Asia, in America Latina o in Africa. Per questo nel resto del mondo molti governi sono attenti a evitare che l’impegno in Europa non prosciughi troppe risorse dell’Fmi.

Per prestare soldi all’Ucraina, comunque, è stato necessario modificare le regole. Le nuove norme dicono che l’Fmi può sostenere il governo di Kiev solo se si trovano altri finanziatori disposti a loro volta a entrare nell’operazione e in particolare a garantire la solvibilità dell’Ucraina. In concreto l’istituto s’impegna a erogare direttamente solo 15,6 dei 123,5 miliardi di dollari che si calcola serviranno al paese. I restanti 107,9 miliardi dovranno essere raccolti con i contributi di singoli stati. Finora gli Stati Uniti e i paesi dell’Unione europea sono stati i finanziatori principali.

Allentamento delle regole

Quindi, nonostante l’allentamento delle regole di concessione del credito, l’Fmi sborserà solo una piccola parte dei soldi richiesti. Ma gli statunitensi in particolare volevano a tutti i costi una sua partecipazione. Perché il fondo, sostengono, ha esperienza nel trattare con paesi in crisi, ma anche perché dev’essere chiaro che il sostegno economico all’Ucraina è una responsabilità dell’intera comunità internazionale.

La situazione, tuttavia, è complicata dal fatto che d’ora in poi ogni tre mesi va verificato se è stato promesso sufficiente denaro per l’anno successivo. Per il momento va tutto bene. L’Unione europea ha approvato un prestito di diciotto miliardi di euro, gli Stati Uniti hanno concesso 10,9 miliardi di dollari. Se si aggiungono i finanziamenti arrivati dal Giappone e dal Regno Unito, l’Ucraina dovrebbe ricevere denaro a sufficienza fino all’aprile del 2024.

Ma i soldi potrebbero scarseggiare già in estate, quando è previsto il prossimo ciclo di finanziamenti. Questo almeno è il timore di Washington. E così i problemi si moltiplicano. Nel 2024 si eleggerà il nuovo presidente degli Stati Uniti, e per Joe Biden avere una maggioranza al congresso disposta ad approvare i costosi programmi di aiuto all’Ucraina è sempre più difficile. Finora gli statunitensi non hanno aiutato il paese in guerra con dei prestiti, ma con semplici trasferimenti di denaro, e ora i soldi cominciano a scarseggiare anche per coprire i bisogni interni: Washington potrebbe non avere la liquidità sufficiente neanche per pagare gli insegnanti o i poliziotti statunitensi.

Gli europei hanno problemi simili. L’Unione ha agito come una sorta d’intermediario finanziario: ha preso in prestito denaro sul mercato dei capitali e lo ha girato all’Ucraina a condizioni favorevoli. Questi prestiti devono essere assicurati con delle garanzie nel bilancio europeo. Ma, a quanto si dice, presto non ci sarà più margine. Significa che per far arrivare ancora soldi in Ucraina, gli stati dell’Unione dovrebbero aumentare il bilancio comune europeo.

Per la Germania l’operazione andrebbe bene, ma per altri paesi europei (anche dell’Europa orientale) probabilmente no. Il problema è che una simile decisione dev’essere presa all’unanimità. Quando si tratta di finanze, la solidarietà raggiunge i suoi limiti, soprattutto perché non è chiaro se l’Ucraina restituirà effettivamente i prestiti. Secondo le stime dell’Fmi, quest’anno il debito pubblico del paese raggiungerà quasi il 100 per cento del pil. Rispetto ai livelli di prima della guerra, è già raddoppiato.

L’evasione fiscale

Nel gruppo dei creditori internazionali, quindi, si pensa già di chiedere all’Ucraina una partecipazione maggiore ai costi della guerra. L’Fmi raccomanda a Kiev di “introdurre misure” che aumentino il “contributo del finanziamento interno”. Lo stato ucraino potrebbe prendere in prestito più denaro dalle banche del paese o perseguire in modo più efficace l’evasione fiscale. Secondo le stime, alla fine del 2022 l’Ucraina aveva crediti fiscali pari all’1,5 per cento del pil, cioè circa 2,5 miliardi di dollari.

Washington e Bruxelles considerano Kiev un debitore affidabile. La cooperazione funziona bene, le riforme vanno avanti. Ma c’è sempre un problema di corruzione e la situazione militare potrebbe peggiorare da momento all’altro. Ecco perché nessuno sa se sarà possibile concedere più denaro. Quindi in estate potrebbe davvero servire qualche miliardo in più per l’Ucraina. Chi metterà i soldi? Al momento è difficile dirlo. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1509 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati