Il 20 aprile lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere in tv un suo breve monologo sul 25 aprile, il giorno della liberazione in cui l’Italia celebra l’insurrezione partigiana e la sconfitta degli occupanti nazisti e dei loro complici, i fascisti di Benito Mussolini, avvenuta nel 1945. Scurati, però, non si è presentato a Chesarà…, un talk show di Rai 3. L’invito era stato revocato. La Rai non era più interessata a quello che aveva da dire l’autore di M, trilogia che ripercorre la parabola di Mussolini dai primi anni venti alla seconda guerra mondiale. Anche nel monologo Scurati traccia una parabola, stavolta dal fascismo al governo della postfascista Giorgia Meloni. Il testo si apre con l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti, ucciso dai sicari del duce nel 1924, e prosegue rievocando il massacro del marzo 1944, quando i nazisti uccisero 335 civili come rappresaglia per un attentato partigiano costato la vita a 33 tedeschi. Quello delle Fosse Ardeatine è stato uno dei tanti massacri commessi in Italia dai tedeschi, aiutati dai fascisti. Secondo Scurati, il fascismo è sempre stato “lungo tutta la sua esistenza storica – non solo alla fine o occasionalmente – un irriducibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista”. A questa constatazione sarebbe seguita una domanda che probabilmente è costata a Scurati la presenza in tv: “Lo riconosceranno una buona volta gli eredi di quella storia?”. Poi lo scrittore sarebbe passato alla presidente del consiglio Meloni, che secondo lui sta cercando di “riscrivere la storia” e di restare fedele “alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza”. Meloni prende le distanze solo dalle “efferatezze indifendibili (la persecuzione degli ebrei)”. Per il resto, invece di concentrarsi sulle complicità del fascismo, scarica tutte le colpe sui nazisti.

Scurati va al cuore della politica del ricordo – o per meglio dire dell’oblio – di Meloni e di Fratelli d’Italia (FdI). Nel discorso d’insediamento da presidente del consiglio, nell’ottobre 2022, Meloni aveva condannato le leggi razziali del 1938, ma senza trarne l’ovvia conclusione per cui, essendoci un crimine, dev’esserci anche un criminale: su Mussolini non si è mai lasciata sfuggire una parola di critica.

Dirigenti in agitazione

Il fatto che stesse per andare in onda Scurati, che di critiche da fare al duce ne aveva molte, evidentemente ha messo in stato di agitazione alcuni dirigenti Rai fedeli a Meloni. La conduttrice del talk show, Serena Bortone, ha saputo solo nel pomeriggio che il suo invitato non sarebbe venuto e ha reso pubblica la vicenda su Instagram, sottolineando come la dirigenza Rai non le avesse comunicato motivazioni plausibili per il ritiro dell’invito.

In seguito le motivazioni le ha fornite Paolo Corsini, responsabile dei programmi informativi. A dicembre Corsini si era fatto notare ad Atreju, la festa di FdI, dove aveva moderato il dibattito, ma aveva più volte definito FdI il “nostro partito” e se stesso un “attivista”. E ora “l’attivista” ha detto che Scurati aveva chiesto un compenso eccessivo, 1.800 euro. Peccato che la Rai si fosse accordata per la somma di 1.500 euro. E che secondo un’email interna alla Rai l’intervento era stato cancellato “per motivi editoriali”.

Il 20 aprile l’Italia è stata investita da un’ondata d’indignazione: molti siti hanno postato il testo di Scurati. Bortone l’ha letto in tv. Meloni l’ha postato su Face­book, per sottolineare la sua estraneità alla censura. Da consumata postfascista, però, non ha rinunciato al tipico atteggiamento da vittima e ha attaccato Scurati e la sinistra che, sostiene lei, “grida al regime” mentre “la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1.800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo”. Scurati ha replicato che il post di Meloni è “un’aggressione diffamatoria”, perché il problema non era il compenso, ma si trattava di “silenziare il mio pensiero su fascismo e postfascismo”. Almeno questo i fedelissimi di Meloni in Rai non sono riusciti a ottenerlo, perché la censura ha fatto notizia e il monologo di Scurati è stato pubblicato centinaia di volte. ◆ sk

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Questo articolo è uscito sul numero 1560 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati