Nel marzo di cinquant’anni fa i parigini più attenti notarono forse un nuovo tipo di passeggeri che si aggirava nella ­Gare de Lyon, una delle grandi stazioni ferroviarie della città. I vacanzieri benestanti diretti verso il sud della Francia erano lì come sempre, ma ora c’erano anche i pionieri dell’interrail. Erano ragazzi e ragazze con meno di ventun anni e avevano degli zaini al posto delle solite valigie. Si erano messi in viaggio con le loro chitarre per cogliere quella che era stata promossa come un’opportunità irripetibile: esplorare l’Europa in treno per un mese, pagando una cifra che equivaleva a 32,50 euro di oggi.

All’epoca quella libertà era un privilegio. I primi biglietti furono messi in vendita nel marzo 1972 ed ebbero tanto successo che diventarono un’offerta stabile delle ferrovie. A distanza di cinquant’anni, ora che i pionieri del 1972 sono vicini alla pensione, i biglietti interrail sono apprezzati dai viaggiatori di tutte le età. Molti di quelli alla Gare de Lyon partivano per la costa Azzurra: Antibes, Nizza, Juan-les-Pins o Mentone. Per chi faceva l’interrail, il viaggio contava più della destinazione, ma certo non era male fermarsi a Saint-Tropez, cittadina da poco diventata famosa per il matrimonio di Mick e Bianca Jagger, che ebbero tra gli invitati anche Julie Christie e Brigitte Bardot.

Il glorioso treno diurno per la costa Azzurra si chiamava Le Mistral e aveva eleganti carrozze climatizzate (una rarità nel 1972), due vagoni ristorante, un parrucchiere e perfino un chiosco in cui comprare dei libri. Ma i giovani con pochi soldi in tasca non potevano salirci: il biglietto interrail non si poteva usare su molti treni francesi di classe superiore. Così, mentre la gente chic sfrecciava verso sud a bordo del Mistral (o del notturno Train bleu), i giovani con lo zaino in spalla si accontentavano di treni più lenti. Alcuni interrompevano il viaggio a Mâcon o a Montélimar. Altri, mostrando un’invidiabile capacità di dormire in scompartimenti sovraffollati o nei corridoi, continuavano per tutta la notte verso il Mediterraneo.

I vigneti

Oggi il treno ad alta velocità, _ train à grande­ vitesse_ (Tgv), va da Parigi a Marsiglia in poco più di tre ore, facendo salire anche chi fa l’interrail: pagando un supplemento di dieci o venti euro si può raggiungere in modo confortevole il Mediterraneo. Ma è ancora possibile viaggiare da Parigi alla costa senza ricorrere all’alta velocità, magari buttando un occhio alla campagna francese. Basta seguire la classica ferrovia Plm, la sigla usata dalle ferrovie francesi per indicare la tratta che collega Parigi, Lione e il Mediterraneo. Lo stesso percorso che facevano i pionieri dell’interrail mezzo secolo fa si può fare oggi cambiando treno solo una volta, a Lione, anche se alcuni itinerari prevedono ulteriori cambi a Digione o Avignone.

Le ferrovie francesi commissionarono all’illustratore Roger Broders i manifesti che hanno contribuito a rendere celebre la costa Azzurra nell’immaginario collettivo. Con i primi viaggiatori interrail la Plm tornò a essere un percorso chiave, nonostante nel 1972 fosse già un residuo della storia.

I treni che oggi partono da Parigi e usano ancora questa vecchia linea sono poco utilizzati e sono stati spostati nella stazione di Parigi Bercy, dove alle 7.33 di una nebbiosa mattina di novembre, mentre aspetto il convoglio per Lione, non c’è traccia del romanticismo della riviera. Non è il Mistral, ma un treno regionale che ha solo carrozze di seconda classe. Con la sua aria vissuta e consumata dal tempo, il treno è comodo e i ciclisti possono caricarci su le bici gratis. L’andatura lenta offre l’opportunità di godersi il paesaggio e di farsi un’idea della distanza percorsa.

Dal finestrino scorrono le foreste di Fontainebleau, la valle dell’Yonne e una bella campagna. Poco dopo la sosta a Joigny, il treno passa sotto la linea dell’alta velocità, proprio mentre un Tgv sfreccia sopra le nostre teste. Costeggiamo il monte Auxois, dove Giulio Cesare sconfisse i Galli.

Raggiungiamo rapidamente la valle dell’Ouche e Digione. Due ore dopo, superata una bella distesa di vigneti grand cru (espressione usata per indicare un prodotto di qualità) di Borgogna, arriviamo a Lione, proprio mentre un Tgv da Parigi si ferma sul binario accanto. Quel treno ci ha messo due ore per arrivare qui dalla capitale, il nostro ce ne ha messe cinque.

Viaggiare con lentezza significa godersi il tragitto. Ogni tanto dovremmo prenderci il tempo per un viaggio in cui il piacere del percorso non sia eclissato dall’ansia dell’arrivo. Ecco perché faccio una sosta di una notte a Lione e al ritorno ci metto tre giorni, con tappe a Valence e Beaune.

La mattina dopo prendo un treno regionale da Lione che in quattro ore mi porta a Marsiglia. Segue il corso del Rodano mentre io controllo i nomi dei vigneti lungo il percorso. Ci sono il Côte Rôtie e il Condrieu sull’altra sponda del fiume, e presto passiamo in zona Hermitage. Il cielo grigio lascia il posto al sole man mano che avanziamo verso sud, con lo Châteauneuf-du-Pape sulla destra e il monte Ventoux in lontananza.

I biglietti da Parigi a Marsiglia sulla vecchia tratta Plm costano circa 115 euro, il che fa sembrare quelli dei primi abbonamenti interrail un vero affare. Il viaggio con soste frequenti lungo il percorso sembra fatto apposta per un interrail. Non servono supplementi e si può salire e scendere quando si vuole. Forse, oggi che l’Europa celebra i cinquant’anni di interrail, il 2022 può essere l’occasione per riscoprire il dolce piacere dei viaggi lenti, che sono stati la spina dorsale di tante avventure ferroviarie. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1454 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati