L a mancanza di lavoro, l’accesso limitato all’istruzione e la corruzione politica persistono da generazioni in alcune regioni dell’America Latina, alimentando cicli di violenza e migrazioni che sono sia il sintomo sia la causa di società disgregate, spiega il fotografo Nicolò Filippo Rosso, che per quattro anni ha viaggiato lungo le rotte migratorie dal Venezuela alla Colombia e dall’America Centrale al Messico e agli Stati Uniti.

Negli ultimi anni la migrazione in America Latina ha riguardato milioni di persone. Si stima che dal 2015 solo dal Venezuela si siano spostati sei milioni di uomini, donne e bambini, a causa della crisi economica e della situazione politica. Più di recente la pandemia ha spinto decine di migliaia di migranti a mettersi di nuovo in movimento, per spingersi sempre più a nord.

“Attraversando le terre di confine controllate da bande e gruppi ribelli”, dice il fotografo, “ i migranti sono esposti alla tratta degli esseri umani e al reclutamento forzato. Alcuni non raggiungono mai la loro destinazione. Altri continuano a muoversi, spesso a piedi, sperando di trovare un luogo dove poter cominciare un nuovo capitolo della loro vita”.

Migranti provenienti dall’Honduras riposano su un ponte a San Manuel, Tabasco, in Messico, il 6 marzo 2021

Con questo progetto chiamato Exodus, tutt’ora in corso, Nicolò Filippo Rosso ha vinto la seconda edizione del premio internazionale di fotogiornalismo Romano Cagnoni, creato nel 2019 per sostenere i fotografi che indagano i temi legati al cambiamento sociale e ambientale, alle crisi umanitarie e alla violazione dei diritti umani nel mondo. Per questa edizione, gli autori dovevano presentare progetti sul tema della libertà. Exodus sarà esposto a Lucca nell’ambito del Photolux festival, che si terrà dal 21 maggio al 12 giugno 2022.

Una donna attraversa il Rio Grande con due bambini a Ciudad Juárez, in Messico, il 27 marzo 2021

La giuria del premio ha assegnato anche due menzioni speciali. Una a Lorenzo Tugnoli, autore del progetto Afghanistan: before and after august 2021, per aver documentato il conflitto afgano dal crollo del governo al fallimento dell’intervento straniero, fino ai cambiamenti del paese sotto il controllo dei taliban. L’altra menzione è andata a Mary Gelman e al suo M + T, un reportage sulla relazione intima tra due persone affette dalla sindrome di Down, ambientato nel villaggio sociale di Svetlana, in Russia. ◆

Una famiglia in un camion a Paraguachón, città di confine della Colombia, e diretta verso la città centrale di Maicao, l’11 agosto 2018

Nicolò Filippo Rosso è un fotografo documentarista italiano che lavora tra la Colombia, l’America Centrale, il Messico e gli Stati Uniti. Si occupa soprattutto delle migrazioni nelle Americhe, dell’impatto dei combustibili fossili sul clima e della lotta per la sopravvivenza delle comunità indigene.

Persone in fila per un pasto gratuito alla Casa de paso la Divina providencia, un’organizzazione di beneficenza gestita dalla diocesi cattolica di Cúcuta, a Villa del Rosario, in Colombia, il 25 giugno 2018

◆ Nicolò Filippo Rosso è un fotografo documentarista italiano che lavora tra la Colombia, l’America Centrale, il Messico e gli Stati Uniti. Si occupa soprattutto delle migrazioni nelle Americhe, dell’impatto dei combustibili fossili sul clima e della lotta per la sopravvivenza delle comunità indigene.

Jessica Rivas durante gli scontri tra la polizia e una carovana di migranti a Vado Hondo, in Guatemala, gennaio 2021
Una ragazza chiede l’elemosina a Bogotá, in Colombia, nel 2018
In un rifugio di beneficenza a Tenosique, in Messico, nel 2021
Lesbia Vanessa Bovadía, dell’Honduras, con uno psicologo in un centro di beneficenza a Tijuana, in Messico, nel 2021
Maria Maricela Tomás Aguillón durante un funerale a Tuilelén, in Guatemala, marzo 2021

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Questo articolo è uscito sul numero 1454 di Internazionale, a pagina 70. Compra questo numero | Abbonati