Robson Scott è un appassionato di musica dal vivo di Newcastle. È andato al suo primo concerto nel 2011, pagando trenta sterline un posto in piedi per vedere Katy Perry alla Utilita arena. Dieci anni dopo, “per i concerti di questo tipo si pagano circa 65 sterline”, spiega. L’aumento supera di gran lunga il tasso d’inflazione registrato nello stesso arco di tempo, che è stato in media del 2,6 per cento all’anno (il concerto sarebbe dovuto aumentare di circa 8,90 sterline).

Un’analisi degli attuali prezzi dei biglietti per le esibizioni delle grandi star – come lo era Katy Perry nel 2011, quando aveva inanellato una serie di primi posti in classifica e aveva pubblicato l’anno prima il suo album di maggiore successo, Teen­age dream – conferma l’esperienza di Scott. I biglietti più economici per il tour britannico di Billie Eilish costano intorno alle 75 sterline. Di recente Scott ha pagato 89 sterline per un posto in piedi al concerto di Harry Styles all’Emirates Old Trafford di Manchester.

Doppia cifra

Dopo un decennio caratterizzato da un aumento progressivo dei prezzi, la pandemia di covid-19 ha causato un ulteriore incremento. I biglietti per l’intero fine settimana del festival Green Man (che si svolge tra il 18 e il 21 agosto nel parco nazionale di Brecon Beacons in Galles) costano 210 sterline, mentre nel 2019 non superavano le 189 sterline. Il Latitude festival del Suffolk ha alzato i prezzi dalle 202 sterline del 2019 alle attuali 210 sterline. Nel rapporto sui risultati dell’ultimo trimestre della Live Nation, il più grande promotore mondiale di musica dal vivo, si legge che la crescita della domanda ha permesso di “migliorare i prezzi” e che in media per i grandi concerti e i festival c’è stata una crescita a doppia cifra rispetto all’ultimo anno prima della pandemia.

A cos’è dovuto questo incremento? Greg Parmley, amministratore delegato dell’associazione Live, che rappresenta i principali promotori di musica dal vivo del Regno Unito, spiega che l’aumento dei costi e le difficoltà nelle forniture sono fattori che rendono l’organizzazione dei concerti e dei festival più costosa rispetto al passato. “Dai lavoratori qualificati alle strutture prefabbricate, fino ai bagni, in tutto il Regno Unito si registrano carenze che stanno provocando un significativo aumento dei costi, che si aggiungono alla ben nota pressione dell’inflazione sull’intera economia”, spiega Parmley.

L’agente musicale Natasha Gregory, che sta lavorando al tour degli Idles (prezzo del biglietto fra le trenta e le quaranta sterline a seconda della sede dell’evento), conferma: “I costi legati ai tour sono schizzati alle stelle”. Secondo Gregory l’aumento è dovuto anche alla necessità di assumere personale in più per i controlli e le attività di sanificazione legati al covid-19. “Nessuno può contare su una copertura assicurativa contro i rischi dovuti al covid-19”, spiega Gregory. “Se un tour dev’essere cancellato all’ultimo momento non sono previsti rimborsi. È un rischio enorme per le band, quindi bisogna aggiungere ulteriori spese per ammortizzare gli imprevisti”.

Green Man festival, agosto 2021 (Polly Thomas, Getty Images)

Fiona Stewart, direttrice del Green Man festival, afferma che le sue spese sono aumentate del 34,5 per cento rispetto al 2016, contro un incremento dei prezzi dei biglietti del 20 per cento. Quest’anno “abbiamo cominciato ad avere grossi problemi per ottenere beni e servizi”, spiega. Anche la Brexit ha avuto conseguenze negative sui festival. “Il Regno Unito era leader mondiale nel ramo delle infrastrutture per i grandi tour. Oggi, a causa delle limitazioni dovute alla Brexit, molte aziende del settore si stanno trasferendo in Europa. E quindi le infrastrutture costano di più”.

Stuart Galbraith, amministratore delegato dell’azienda Kilimanjaro Live, spiega che i prezzi dei biglietti per i concerti sono fissati dagli artisti, dai loro agenti e dai promotori. Tengono conto dei costi, della domanda e dell’offerta. “Gli artisti che alzano i prezzi lo fanno consapevolmente”, sottolinea. Tuttavia Adam Webb, manager di FanFair alliance, azienda che combatte il bagarinaggio online, ritiene che la domanda possa essere distorta dal secondary ticketing (il mercato parallelo online dei biglietti, venduti a prezzi più alti).

Determinazione dinamica

Negli Stati Uniti si usa il cosiddetto prezzo dinamico, per cui il costo varia a seconda della domanda (un po’ come quello dei voli e degli alberghi). Il problema, secondo Webb, è che in questo modo i prezzi sono stabiliti anche in base al mercato parallelo del secondary ticketing, che può comprendere biglietti inesistenti e speculazioni con enormi ricarichi. Questa pratica non è altrettanto diffusa nel Regno Unito, anche se Webb comincia a notarne la presenza. Per esempio i biglietti per i futuri concerti dei Coldplay sono passati da 85 sterline a più di trecento sterline (e questo dato riguarda solo i biglietti ufficiali, non quelli venduti attraverso i siti di secondary ticketing).

“Su questi siti, alcuni dei quali molto frequentati, c’è quasi sempre una forte speculazione. Usarli come punto di riferimento per stabilire i prezzi è discutibile. Prendere un prezzo frutto di una speculazione e sostenere che sia il prodotto della ‘domanda’ o del ‘prezzo di mercato’ è una distorsione della realtà”.

Inoltre Galbraith prevede ulteriori aumenti del prezzo medio dei biglietti a causa dell’incremento dei costi. “I prezzi aumenteranno per necessità”, spiega. “D’altronde abbiamo passato due anni a pregare il governo di aiutarci, a fare il possibile per conservare i posti di lavoro e mantenere in attività il settore”. Chi offre equipaggiamenti e servizi per gli spettacoli dal vivo, chi si occupa dei trasporti, di montare i palchi, dei servizi di sicurezza e anche dei bagni chimici, “è in una posizione di forza e deve massimizzare i guadagni per sopravvivere”.

A dicembre il costo della vita ha raggiunto i massimi degli ultimi trent’anni e l’inflazione ha fatto registrare un aumento fino al 5,4 per cento, mentre la media dei salari è diminuita. È possibile che in questo contesto la musica dal vivo diventi un lusso per pochi? “Non credo”, sottolinea Galbraith. “Ci sono tanti artisti che vogliono richiamare il maggior numero possibile di spettatori, facendo di tutto per tenere bassi i prezzi. Qualcuno può accusare le grandi star di aumentarli, ma è una loro scelta. Penso che gli artisti emergenti continueranno a vendere biglietti a prezzi accessibili”.

Robson Scott, però, non ne è così sicuro: “Anche con i prezzi gonfiati continuerò ad andare ai concerti perché la musica è la mia ragione di vita. Ma ci sono molte persone che invece rinunceranno perché per loro i biglietti dei concerti sono diventati proibitivi”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1447 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati