La decisione di Joe Biden di ricandidarsi per un secondo mandato si è concretizzata alla fine del novembre 2022, quando il presidente degli Stati Uniti si è riunito con i suoi familiari sull’isola di Nantucket, nel Massachusetts, per discutere del suo futuro politico.

All’epoca la decisione sembrava per certi versi naturale: le elezioni di metà mandato erano andate meglio del previsto per il Partito democratico, rafforzando il presidente e mettendo a tacere molte voci critiche. Inoltre Biden era riuscito a far passare al congresso alcune delle sue ambiziose proposte di legge e, pochi giorni prima di festeggiare il suo ottantesimo compleanno, si sentiva forte e in salute.

Ma il risultato del dibattito televisivo del 27 giugno 2024 – in cui Biden ha avuto molte esitazioni e ha dato risposte contorte – ha scosso il Partito democratico, facendo emergere molti dubbi sulla possibilità di candidare un uomo di 81 anni e sollevando domande sulla ristretta cerchia di consiglieri e leader democratici che hanno sostenuto la volontà di Biden di restare in carica fino a 86 anni. “C’è sconforto sia tra i consiglieri sia tra i familiari del presidente”, sostiene Chris Whipple, autore che di recente ha scritto un libro sul primo mandato di Biden. “Tutti si stanno chiedendo: cosa è successo? Si può rimediare?”.

La perplessità e l’angoscia tra i dirigenti del partito sono alimentate dal fatto che Donald Trump, secondo loro un politico demagogico, disonesto e antidemocratico, sembra avere buone possibilità di vincere le presidenziali a novembre.

Bilancio positivo

Più che in qualsiasi altro momento della presidenza Biden, oggi al centro del dibattito pubblico ci sono la sua decisione di chiedere un secondo mandato e la sua capacità di gestire il potere per altri quattro anni. Nelle ore dopo il dibattito il presidente e i suoi principali collaboratori hanno cercato di rassicurare i finanziatori del partito, spiegandogli che Biden rimarrà in corsa e sarà in grado di fare il suo lavoro. Persone vicine alla campagna di raccolta fondi dichiarano che nessuno dei principali donatori ha ritirato il suo sostegno. Secondo lo staff della Casa Bianca, nelle ventiquattr’ore dopo il dibattito il comitato elettorale ha raccolto 27 milioni di dollari.

Biden sembra aver placato almeno in parte il panico con un comizio organizzato il 28 giungo a Raleigh, in North Carolina, durante il quale ha affrontato i timori per la sua età, dichiarando di non avere ripensamenti sulla candidatura. “So di non essere giovane”, ha affermato riconoscendo per la prima volta di sentire il peso dell’età quando parla o si muove in pubblico. Ma ha aggiunto: “Vi do la mia parola, la parola di un Biden: non mi sarei candidato di nuovo se non fossi convinto nel profondo di poter svolgere questo compito”.

Per gran parte della sua carriera politica, ogni quattro anni Biden ha dovuto sottoporsi a lunghe ed estenuanti discussioni con amici e familiari per decidere se candidarsi alla più alta carica del paese. Nonostante le perplessità degli elettori sulla sua età avanzata, la decisione di disputare quest’ultima corsa è stata per certi versi più facile da prendere di quelle precedenti. Dopotutto, si tratta di un presidente in carica che ha portato a casa un inaspettato successo in termini di leggi approvate dal congresso e ha rimesso in piedi le alleanze internazionali in cui crede profondamente, e che erano state indebolite dall’amministrazione Trump.

Forte anche del sostegno della moglie Jill e della sorella Valerie, Biden si è convinto di essere il candidato migliore per affrontare Trump, il cui ritorno stava preoccupando molti democratici. “Se non si fosse candidato Trump, forse non mi sarei presentato”, ha detto nel dicembre 2023 ad alcuni compagni di partito durante un evento di raccolta fondi. Quando nel maggio 2024 il settimanale Time gli ha chiesto se avesse mai pensato di farsi da parte a causa dell’età ha risposto: “No, non ci ho pensato”.

Biden con la moglie Jill a Marietta, in Georgia, dopo aver partecipato al primo dibattito in tv, il 27 giugno 2024 (Mandel Ngan, Afp/Getty)

Pochi anni prima Biden aveva detto di considerarsi un amministratore temporaneo di un Partito democratico impegnato a coltivare una nuova generazione di leader. Nel marzo 2020, a 77 anni, aveva detto: “Mi considero un ponte, nient’altro”.

Ma poco dopo aver compiuto ottant’anni, il 20 novembre 2022 (diventando il primo ottantenne alla Casa Bianca), ha deciso che quel ponte sarebbe stato decisamente più lungo di quanto avevano previsto. Annunciando la sua decisione di ricandidarsi, ha presentato la sua presidenza non più come una fase di transizione ma come una vera e propria epoca di trasformazione.

Tuttavia i campanelli d’allarme su questa scelta non erano mai mancati. Nel settembre 2022 un sondaggio pubblicato dal Washington Post e da Abc News aveva rivelato che il 56 per cento degli elettori democratici e degli indipendenti di orientamento democratico chiedevano al partito di scegliere un altro candidato.

I repubblicani stavano già facendo circolare dei video, spesso estrapolati dal loro contesto, in cui Biden appariva confuso e sembrava balbettare o inciampare. Kevin O’Connor, il medico di Biden, ha ammesso che l’andatura del presidente è diventata più ingessata, aggiungendo però che è perfettamente in grado di ricoprire il suo incarico. Nel frattempo sembrava chiaro che la campagna elettorale del 2024 dal punto di vista fisico sarebbe stata molto più dura di quella del 2020, quando Biden era rimasto in casa per lunghi periodi a causa del covid.

Poi le elezioni di metà mandato del novembre 2022 hanno ribaltato la situazione in suo favore: i democratici hanno mantenuto il controllo del senato e perso di poco alla camera. A molti di loro improvvisamente è sembrato che il partito potesse cavarsela bene anche lasciando Biden nel ruolo di leader. “Ho intenzione di candidarmi di nuovo”, ha detto il presidente il giorno dopo il voto. “Ma ho un grande rispetto del destino. E, in ultima analisi, questa è una decisione di famiglia”.

La scelta è stata anche fortemente influenzata da una ristretta cerchia di consiglieri di vecchia data, alcuni dei quali ce l’avevano ancora con i leader democratici che nel 2016 avevano puntato su Hillary Clinton invece che su di lui. La sua vittoria nel 2020, arrivata dopo che molti di quegli stessi democratici l’avevano dato per sconfitto, ha aumentato la sua determinazione a fidarsi solo del proprio istinto e del parere dei familiari.

Biden è stato molto incoraggiato a candidarsi dalla moglie Jill, dal figlio Hunter e dai nipoti. “Per tutta la vita ha cercato di arrivare a questo traguardo”, osserva Whipple. “Di certo non poteva rinunciare alla possibilità di finire il lavoro cominciato con il primo mandato. E questo è un elemento comune a molte persone che ottengono un potere simile”.

Tutto passa

Un altro fattore importante è stato la scelta degli altri politici del Partito democratico di non sfidare Biden alle primarie , fatta eccezione per una breve candidatura del parlamentare Dean Phillips (Minnesota). A differenza di altre campagne elettorali, questa volta la sinistra del partito non è riuscita a presentare uno sfidante carismatico come il senatore Bernie Sanders (indipendente del Vermont), in parte perché molti democratici di sinistra, seppur con riluttanza, hanno apprezzato alcune conquiste progressiste ottenute da Biden. Inizialmente alcuni democratici molto popolari, come il governatore della California Gavin Newsom o la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, hanno sondato la possibilità di sfidarlo, ma le elezioni di metà mandato hanno stroncato le loro ambizioni. Altri pensano che l’ex presidente Barack Obama, se avesse voluto, avrebbe potuto convincerlo a non candidarsi, ma i due sono in rapporti tesi dal 2016, quando Obama ha appoggiato Clinton, che poi è stata sconfitta da Trump.

Dopo l’annuncio ufficiale della candidatura di Biden, il 25 aprile 2023, i dubbi continuavano a serpeggiare. Un sondaggio dell’Associated Press rivelava che solo il 47 per cento degli elettori democratici sosteneva la scelta. Nelle 24 ore dopo l’annuncio – solitamente un momento di grande entusiasmo in cui si raccolgono molti fondi elettorali – il risultato era stato “estremamente deludente”, secondo quanto riferiva all’epoca un articolo del Washington Post. Senza un vero sfidante, le primarie sono diventate un’incoronazione per Biden.

Mentre si avvicinava il dibattito con Trump, Biden ha cercato di affrontare il tema dell’età scherzandoci su, per esempio dicendo durante un intervento di avere “poco meno di 103 anni”, e facendo una battuta sul “mio caro amico Jimmy Madison” (presidente degli Stati Uniti nei primi dell’ottocento). Intanto i suoi consiglieri facevano notare che le vittorie dei candidati democratici in alcune elezioni suppletive stavano lì a dimostrare la crescita del partito sotto la sua guida.

Questo equilibrio, basato su un consenso fragile, è crollato il 27 giugno. Durante il dibattito Biden ha parlato con voce roca, ha faticato a parare i colpi di Trump, spesso ha farfugliato, perdendo il filo del discorso e a tratti rimanendo con lo sguardo perso nel vuoto mentre il suo avversario parlava. “Questo dibattito è stato un fottuto disastro”, ha commentato su X Jon Favreau, che collaborava alla scrittura dei discorsi di Obama e oggi conduce un podcast, aggiungendo che i democratici dovrebbero aprire “un dibattito serio” sulla possibilità di cambiare candidato.

“È sembrato impreparato, perso, non abbastanza forte per tenere testa a Trump, che mente in continuazione”, ha scritto Julián Castro, ex sindaco democratico di San Antonio e segretario della casa e dello sviluppo urbano dell’amministrazione Obama.

L’invito che spesso Biden ha rivolto agli scettici – “State a vedere” – tutto a un tratto è sembrato un avvertimento più che una rassicurazione. Alcuni democratici in privato hanno detto che la sua ostinazione alla fine potrebbe essere ricordata come un atto di egoismo invece che come il simbolo di una vita dedicata alle istituzioni.

Anche chi è d’accordo con la scelta di Biden di rimanere in corsa, pensa che ci sia bisogno di un cambio di strategia. “Le persone che hanno un rapporto personale con il presidente devono affrontare seriamente con lui la questione di come essere più efficace, e fare un bilancio della situazione attuale”, ha detto un funzionario del partito che ha chiesto di restare anonimo.

Storicamente i presidenti in carica faticano nel primo dibattito tv, anche perché non sono più abituati a confrontarsi in un contesto ostile, ma le difficoltà di Biden hanno spiazzato i funzionari del Partito democratico perché il presidente si era preparato al dibattito per giorni. Nel gruppo di consiglieri che l’hanno aiutato a esercitarsi a Camp David ci sono anche molti di quelli che l’hanno incoraggiato a ricandidarsi.

I collaboratori del presidente pensano che le reazioni al dibattito siano state ampiamente esagerate. Biden, dicono, è sopravvissuto a momenti difficili e nella sua carriera ha spesso dimostrato di riuscire a smentire gli scettici. I parlamentari democratici gli sono rimasti per lo più accanto, rifiutando l’ipotesi di rimpiazzarlo con un candidato più giovane.

D’altra parte la presenza di Trump, che durante il dibattito ha mentito e si è mostrato molto arrogante, potrebbe spingere alcuni democratici a ricompattarsi intorno a Biden. Il 28 giugno la squadra che gestisce la sua campagna elettorale si è riunita per rassicurare le persone dello staff e rinnovare l’impegno a battere Trump a novembre.

Anche Russell Riley, esperto di storia della presidenza degli Stati Uniti al Miller center dell’università della Virginia, pensa che la rilevanza di questo dibattito diminuirà nelle prossime settimane: “Nelle campagne presidenziali il trascorrere del tempo e la bassa soglia dell’attenzione dell’elettorato finiscono per ridimensionare praticamente tutto”. ◆ fdl

Da sapere
Controllo del danno

◆ Il 27 giugno 2024 si è svolto il primo dibattito in tv tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, il democratico Joe Biden e il repubblicano Donald Trump. Le difficoltà di Biden – che più di una volta non è riuscito a finire le frasi o a concludere un ragionamento – hanno confermato i dubbi sulla sua lucidità (ha 81 anni) e hanno aperto un dibattito tra i democratici sulla possibilità di sostituirlo con un altro candidato. Già prima del dibattito Biden era dato in svantaggio in molti stati che decideranno le elezioni.

◆ Nel corso di questa settimana alcuni parlamentari del Partito democratico, tra cui l’ex presidente della camera Nancy Pelosi, hanno espresso per la prima volta in pubblico le loro preoccupazioni su Biden. Secondo una notizia riportata dal New York Times il 3 luglio, “il presidente ha detto a un alleato che potrebbe decidere di farsi da parte se nei prossimi giorni non riuscirà a convincere l’opinione pubblica di essere all’altezza della campagna elettorale”. La Casa Bianca ha smentito la notizia.

◆ Se Biden dovesse decidere di farsi da parte, chi lo sostituirà potrebbe essere scelto alla convention del Partito democratico che si terrà tra il 19 e il 22 agosto a Chicago. Tra i nomi di cui si parla ci sono quello della vicepresidente Kamala Harris e di alcuni governatori: Gavin Newsom (California), Gretchen Whitmer (Michigan), J. B. Pritzker (Illinois). Sono candidati giovani, forse in grado di rivitalizzare un elettorato che sembra essersi allontanato dai democratici. “Ma tutti hanno delle debolezze”, scrive The Atlantic. “Harris è ancora meno popolare di Biden, mentre i governatori non sono molto conosciuti fuori dal loro stato”. Alcuni dirigenti democratici temono che presentare più candidature alla convention sia un rischio perfino maggiore che una conferma di Biden, perché in quell’occasione emergerebbero le divisioni all’interno del partito a meno di tre mesi dal voto.


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Questo articolo è uscito sul numero 1570 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati