“Ai vecchi contrabbandieri sarebbe piaciuto”, ci dice Giacomo Casiraghi mentre le nuvole si avvicinano e la neve comincia a cadere a fiocchi pesanti. Stiamo facendo un’escursione sugli sci e siamo sul passo dello Spluga, al confine tra Italia e Svizzera. Una frontiera circondata da vette di tremila metri che ora non riusciamo a vedere. Durante la salita Casiraghi ci racconta che i contrabbandieri aspettavano condizioni climatiche come queste per nascondersi nel villaggio di Montespluga, che sta poco più a valle. “Ogni tanto venivano scoperti dalla polizia ed erano costretti ad abbandonare il carico. Molti qui dicono che in queste montagne, se sai dove cercare, puoi trovare ancora dei tesori”.

Raggiungiamo il bivacco Val Loga, una piccola capanna a 2.750 metri, e decidiamo di tornare indietro. Siamo ben oltre la linea degli alberi e il tempo non migliorerà a breve. Condizioni perfette per il contrabbando ma non per inerpicarci fino all’ultimo crinale. Mentre scendiamo lungo una distesa di neve quasi immacolata mi accorgo con gioia di riuscire a seguire Casiraghi, una guida alpina esperta che conosce le montagne meglio di qualsiasi contrabbandiere. La visibilità non è buona ma la neve è fantastica. Quando le rocce e altri punti di riferimento cominciano a spuntare dalla foschia io e il mio amico Daniele Micheli ci sentiamo più sicuri e acceleriamo a ogni curva. Arrivati in fondo abbiamo il sorriso stampato in faccia e gli occhiali coperti di neve.

Attrezzatura in affitto

È nevicato anche il giorno prima, quando da Bergamo siamo arrivati a Montespluga facendo un itinerario che passa lungo la riva orientale del lago di Como (il lato più economico, non quello di George Clooney, mi ha spiegato Micheli) e che dopo 41 tornanti ci ha portato in mezzo alle nuvole. A volte riuscivamo a malapena a scorgere il ciglio della strada. Ogni tanto incontravamo una vecchia rimessa per le carrozze e un campanile che bucava la nebbia. “Le hanno costruite nel seicento, una ogni tre chilometri”, mi ha raccontato poi Giacomo. “La strada era così ripida che i cavalli dovevano essere sempre freschi. Quando c’era una tempesta si suonavano le campane per permettergli di seguire il rintocco e orientarsi”.

A prima vista Montespluga, l’ultimo centro abitato prima del confine, non sembrava cambiato molto dall’ultima volta in cui le campane avevano smesso di suonare. Ma, quando abbiamo parcheggiato l’auto davanti a una splendida chiesa del seicento, abbiamo notato qualcosa di strano: una struttura rettangolare con tre facciate in vetro su un lato della vecchia piazza del paese. Una struttura che in quel contesto è aliena come una navicella spaziale e che sulle vetrate ha una parola scritta a caratteri cubitali: Homeland.

Homeland si autodefinisce il primo resort lift-free (senza impianti di risalita) d’Europa. È stato inaugurato nel 2023 e gli appassionati possono fare undici percorsi diversi per risalire la montagna con gli sci e poi scendere a valle nel paradiso del fuoripista: 36 chilometri quadrati. All’interno della struttura rettangolare che ospita Home­land, il direttore Walter Bossi e il suo collega Eduardo Perego ci hanno mostrato l’equipaggiamento all’avanguardia disponibile per il noleggio: larghi scii da escursione, splitboard e zaini con kit di emergenza per le valanghe (comprendono ricetrasmittenti, pale e sonde). In uno scaffale c’erano le tende da spedizione e sacchi a pelo per tutte le stagioni, per chi volesse dormire in alta montagna. In un angolo era sistemata una rastrelliera per asciugare le pelli di foca, accanto a un bancone dove montare e riparare gli sci.

L’idea è venuta a Tommaso Luzzana e Paolo Pichielo, fondatori di un’agenzia di eventi di Milano. “Sono entrambi dei bravi sciatori e durante la pandemia hanno avuto molto tempo libero”, ci racconta Bossi, che ha cominciato a lavorare con loro poco tempo dopo. Il progetto è nato dopo aver letto un articolo sul Bluebird Backcountry, un resort per escursioni con gli sci nel Colorado, negli Stati Uniti.

L’industria sciistica italiana è stata colpita duramente dal cambiamento climatico. Molti alberghi hanno chiuso. Secondo un rapporto pubblicato nel 2023 da Legambiente, oggi sono 249 gli impianti di risalita dismessi e 138 quelli chiusi temporaneamente. Le località sciistiche italiane dipendono dalla neve artificiale più di quelle di altri paesi. Ma gli impianti di risalita e i cannoni da neve consumano enormi quantità di energia.

Le escursioni sciistiche offrono un’alternativa. “Ci siamo innamorati di questa versione sostenibile del turismo con gli sci, basata solo sulle forze dell’essere umano”, ci spiega Bossi. I tre sapevano che Montespluga, a due ore e mezza da Milano, aveva un potenziale enorme grazie a un terreno ideale e a precipitazioni nevose invidiabili.

Questo tipo di ecoturismo escursionistico può essere costoso, ma offrendo un noleggio a prezzi ragionevoli (55 euro al giorno per gli sci, gli scarponi e le pelli o 65 euro per il pacchetto che comprende il kit per le valanghe), Homeland spera di renderlo più accessibile. L’azienda di Giacomo Casiraghi, Mountain 360 Guide, offre corsi sulla sicurezza e lezioni per i principianti (entrambi a partire da 100 euro al giorno a persona). Un vecchio albergo del paese, l’Albergo della Posta, resta aperto durante l’inverno per accogliere gli sciatori. “Questa era la vecchia sede della dogana”, ci spiega il direttore dell’albergo Christian Sala. Una volta ispezionati, i carichi venivano trasportati lungo il passo innevato a dorso di cavallo. “Il mio bisnonno aveva dei pony per i trasporti invernali. Il palazzo diventò un albergo alla fine dell’ottocento, e mio nonno lo acquistò nel 1955. La mia è la terza generazione di albergatori”. L’Albergo della Posta è arredato splendidamente, con mobili antichi e teste di animali impagliate. L’atmosfera non potrebbe essere più diversa da quella della struttura futuristica di Homeland, ma è evidente che la collaborazione tra Sala e Bossi è ottima e ha portato benefici a entrambi. Fausto, padre di Christian, ci spiega che per la prima volta da anni l’albergo è aperto nella stagione invernale.

“Negli anni cinquanta e sessanta c’erano quattro alberghi, quassù”, racconta Fausto. C’era anche un impianto di risalita. “Quando la strada era chiusa i turisti arrivavano sulle slitte trainate dai cavalli”. Ma all’inizio degli anni ottanta le presenze sono diminuite. Gli altri alberghi chiudevano uno dopo l’altro e l’impianto di risalita è stato smantellato. Montespluga è diventato una specie di paese fantasma. Fino all’arrivo di Homeland.

“Ci ho creduto fin dall’inizio”, spiega Kikka Gramigna, arrivata dalla casa di villeggiatura, che sta nelle vicinanze, per cenare all’Albergo della Posta. “I miei genitori vengono qui dal 1947. Frequento questo posto da settant’anni.” Quando è stato inaugurato Homeland, Gramigna ha letto su Facebook diverse lamentele perché la struttura occupava parte dello spazio destinato ai parcheggi, ma lei approva l’iniziativa, nonostante abbia deciso di smettere di sciare. “Stanno riportando la vita in paese. I turisti arrivano dalla Germania, dall’Austria e da molti altri posti. La loro passione ci fa solo bene”.

Il lago ghiacciato

Nel nostro ultimo giorno a Montespluga, il sole del mattino colora di porpora i cumuli di neve fresca. Gli sciatori arrivati dalle vicinanze e da Milano sapevano che ci sarebbe stato bel tempo. Bossi e Perego, anche se non è prevista nessuna lezione, sono occupati ad affittare paia di sci e splitboard, a indicare i percorsi sulla mappa e a dare consigli a tutti.

Le vele colorate degli adepti dello snowkiting (uno sport in cui ci si fa trainare da grandi acquiloni sulla neve) sorvolavano la pianura ghiacciata del lago di Montespluga. In un paio d’ore conto un centinaio di escursionisti lungo il percorso principale che porta fuori dal paese. Accompagnati da Nicola Ciapponi, collega di Casiraghi, ci allontaniamo dall’itinerario più battuto, dirigendoci verso un pendio più tranquillo, sul versante nord della vallata. Lì la neve sarà migliore, ci spiega Ciapponi. Ma mentre saliamo e osserviamo gli altri gruppi che scelgono il loro percorso capisco che la bellezza di Homeland sta nella totale accessibilità. Non c’è bisogno di “sapere dove guardare”. I tesori sono ovunque. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1542 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati