01 settembre 2020 13:32
  • Il 1 settembre diversi paesi europei hanno inaugurato l’anno scolastico con il ritorno delle lezioni dal vivo, che in molti casi erano sospese da marzo a causa della pandemia di covid-19. In Francia 12,4 milioni di studenti sono tornati in aula, con l’obbligo di portare la mascherina per i maggiori di 11 anni e per i professori. In Belgio l’obbligo vale a partire da 12 anni. Anche in Polonia e in Russia sono ricominciate le lezioni, mentre in Portogallo gli istituti apriranno il 2 settembre. Quasi ovunque le nuove norme prevedono l’aerazione frequente dei locali e impediscono che classi diverse entrino in contatto.
  • Anche a Wuhan, la città cinese dove la pandemia è cominciata, tutte le scuole sono state riaperte: il 1 settembre più di 2.800 istituti hanno accolto quasi 1,4 milioni di studenti. Le mascherine non sono obbligatorie, ma gli studenti devono sottoporsi al controllo della temperatura prima di accedere agli edifici.
  • Nell’Africa subsahariana, invece, quasi 70mila bambini rischiano di morire di fame entro la fine dell’anno anche a causa delle limitazioni provocate dalla pandemia, secondo l’ong Save the children. Recentemente anche il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite aveva sottolineato che gli effetti della pandemia rischiano di aggiungersi a quelli dei conflitti, del cambiamento climatico e dell’invasione di locuste in diverse regioni del continente.
  • Nonostante gli sforzi del governo per salvare la stagione turistica, che secondo molti hanno favorito la forte ripresa dei contagi nelle ultime settimane, in Spagna a luglio il numero di visitatori stranieri è calato del 75 per cento rispetto allo stesso mese nel 2019. In un paese dove normalmente il turismo è responsabile del 12 per cento del pil, la crisi del settore sta contribuendo in modo significativo a quella dell’occupazione: nei primi sei mesi del 2020 in Spagna è stato perso circa l’8 per cento dei posti di lavoro, un calo molto più grave rispetto agli altri paesi europei.
  • Uno studio ha individuato più di quattrocento specie animali che hanno un alto rischio di contrarre il covid-19. Nella lista non ci sono solo i primati, ma anche altre specie di vertebrati evolutivamente più distanti dall’uomo ma che presentano lo stesso recettore (Ace2) usato dal virus, molte delle quali a rischio di estinzione. Per gli animali domestici il rischio è generalmente basso, ma è più elevato per i gatti che per i cani.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it