25 aprile 2024 13:01

L’America Latina ha il tasso di gravidanze precoci più alto al mondo dopo l’Africa subsahariana: ogni anno un milione di ragazze tra i quindici e i diciannove anni dà alla luce un bambino. È un problema che ha conseguenze negative sulla salute, sulla parità di genere, ma anche sull’istruzione, visto che su dieci studenti che lasciano la scuola tre lo fanno perché sono incinte o sono diventate madri.

Red mapa global, una rete di organizzazioni che sostengono i genitori adolescenti e i loro figli, ha esaminato le politiche pubbliche e le norme messe in atto per tutelare le giovani mamme e convincerle a non abbandonare gli studi in sette stati della regione – Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Panamá, Perù e Uruguay.

Il risultato è il rapporto “Herramientas normativas existentes en siete países de América Latina para acompañar a las/os adolescentes madres y padres en la finalización de sus estudios secundarios”. Ve lo riassumo paese per paese (di solito in questa newsletter non ci addentriamo in ambiti così tecnici, ma può essere interessante e utile vedere come varie realtà affrontano, anche a livello legislativo, il tema della salute sessuale e riproduttiva delle più giovani, associata al loro diritto a un’istruzione).

Argentina
Partiamo da un dato incoraggiante: nel 2013 nel paese 117.386 ragazze di meno di vent’anni risultavano incinte; nel 2021 erano 46.236. In altre parole, in quell’arco di tempo il numero di madri adolescenti si è ridotto del 60 per cento. Tuttavia resta ancora molto da fare. Sette gravidanze su dieci portate avanti da persone tra i quindici e i diciannove anni non erano volute, e spesso erano frutto di abusi e violenze sessuali.

L’Argentina ha quattro leggi e tre piani specifici che cercano di limitare l’abbandono scolastico legato alle gravidanze indesiderate.

  • La legge 25.723 del 2000 dà alle studenti incinte la possibilità di usufruire di un regime speciale di assenze giustificate, fino a trenta giorni, e concede un’ora al giorno per l’allattamento per sei mesi dopo il parto (vale per l’istruzione primaria, secondaria e superiore non universitaria). Va precisato che non esiste un’autorità incaricata di verificare che queste disposizioni siano rispettate né un bilancio ufficiale predisposto dal governo per far sì che gli istituti e le amministrazioni locali le possano mettere in pratica.
  • La legge 25.584 del 2002 vieta agli istituti pubblici di attuare qualsiasi provvedimento che impedisca a una ragazza incinta di cominciare un ciclo scolastico o di continuarlo, evitando che sia emarginata, stigmatizzata o umiliata per il suo stato.
  • La legge 26.061 del 2005 sulla protezione dell’infanzia stabilisce che le scuole non possono ricorrere ad azioni disciplinari o correttive verso le studenti solo perché incinte, o verso madri o padri adolescenti.
  • La legge 26.206 del 2006 sull’istruzione nazionale chiede agli organi competenti di prendere tutte le misure necessarie per garantire alle alunne la permanenza a scuola anche dopo la maternità. Prevede inoltre che le scuole predispongano stanze per l’allattamento ed eventualmente un servizio per l’istruzione domiciliare e ospedaliera prima e dopo il parto.
  • In termini di politiche pubbliche, il rapporto di Red mapa cita il Programma nazionale di educazione sessuale integrale (Esi) e il Piano nazionale per la prevenzione e la riduzione delle gravidanze indesiderate nell’adolescenza (Plan enia), che mira a diffondere informazioni sulla salute sessuale e riproduttiva, ad assicurare l’accesso a metodi contraccettivi gratuiti e all’interruzione volontaria di gravidanza, oltre a rafforzare la lotta agli abusi.

Colombia
L’abbandono scolastico è un problema diffuso, e non ha un’unica fonte: povertà, violenza, difficoltà ad accedere a un’istruzione di qualità, l’ambiente familiare. Nel 2010, riporta un’indagine dell’associazione colombiana Profamilia, “il 34 per delle madri con meno di vent’anni ha dichiarato che non voleva un figlio quando aveva scoperto di essere incinta, il 16 per cento non lo voleva in quel momento e il resto avrebbe preferito diventare madre in seguito”. Di recente la Colombia è riuscita ad abbassare il numero di gravidanze tra le adolescenti, passando in un solo anno, tra il 2019 e il 2020, da 57,95 a 53,78 nascite ogni mille ragazze. Anche grazie a questi strumenti normativi.

  • La legge 1.620 del 2013, che ha come obiettivo quello di sviluppare strategie per contrastare l’abbandono scolastico in diverse situazioni, compresa una gravidanza.
  • Le linee guida elaborate dal ministero dell’istruzione nel 2018
  • La Strategia per l’assistenza completa alle bambine, ai bambini e agli adolescenti, con particolare attenzione alla prevenzione delle gravidanze precoci, 2015-2025.
  • I documenti Conpes 147 del 2012, che cercano di contrastare l’abbandono scolastico tra gli studenti diventati genitori, concentrandosi soprattutto sui minori a rischio e sulle vittime della guerra civile.

Brasile
Secondo un documento del 2016 delle Nazioni Unite, un quinto delle adolescenti brasiliane è madre. Negli ultimi anni è diminuito il numero di ragazze che partoriscono, ma è anche scesa la loro età media. Ci sono principalmente due misure da ricordare.

  • La legge 6.202 del 1975 stabilisce che le bambine e le ragazze incinte hanno il diritto di studiare a casa dall’ottavo mese di gravidanza e per tre mesi. In casi eccezionali questo periodo si può prolungare, prima o dopo il parto.
  • Il Piano nazionale per l’istruzione 2014-2024 include un programma per accompagnare le studenti in gravidanza nel loro percorso educativo, garantendogli eventualmente il passaggio ad altre scuole o altri indirizzi di studio se lo richiedono.

Cile
Nel paese la metà delle adolescenti che restano incinte mentre frequentano la scuola non prosegue gli studi. Alexis Gallegos, della fondazione cilena Soymás, afferma che “nella nostra esperienza, questa scelta è il risultato di vari fattori. Molte abbandonano la scuola già prima della gravidanza perché non hanno sostegno né adulti che gli facciano capire quanto sia essenziale l’istruzione per il loro futuro, o perché devono trovarsi un lavoro, prendersi cura dei fratelli o di altre persone non autosufficienti. Se diventano madri, non si presentano più in classe perché devono occuparsi del bambino e per esigenze economiche, ma pesano anche tutti gli elementi che ho appena elencato”. Una legge e due piani statali cercano di invertire la tendenza.

  • La Legge generale sull’istruzione del 2009 dichiara che la maternità e la paternità “non costituiranno in nessun caso un impedimento all’ingresso o alla permanenza negli istituti scolastici pubblici e privati ufficialmente riconosciuti dallo stato”. Le scuole devono fornire tutte le strutture e i servizi (sia didattici sia amministrativi) per salvaguardare il diritto ad apprendere ed evitare che le giovani mamme e i giovani papà lascino gli studi.
  • In termini di politiche pubbliche, il ministero della salute ha elaborato un Programma per la prevenzione delle gravidanze non desiderate nell’adolescenza (Enia). Inoltre è attivo un Piano di sostegno per la permanenza a scuola delle studenti incinte, delle madri e dei padri (Pare), che coinvolge sia le ragazze e i ragazzi sia la scuola e la comunità educativa in generale. Infine c’è il programma Donne, sessualità e maternità, che attraverso dei laboratori offre alle adolescenti spazi di confronto e strumenti per rafforzare l’autostima e prendere decisioni informate e responsabili, promuove il reinserimento a scuola, la corresponsabilità nella cura dei figli e la prevenzione delle gravidanze indesiderate e delle infezioni sessualmente trasmissibili.

Panamá
Con lo scoppio della pandemia, le gravidanze tra le bambine e le adolescenti sono raddoppiate: da 4.652 nel 2019, sono salite a 9.724 nel 2020. Oggi tre quarti delle ragazze interrompono gli studi dopo il parto. Mayté Domínguez, dell’associazione Voces vitales, denuncia che spesso i dirigenti scolastici non accettano che le studenti frequentino la scuola se sono in stato interessante e gli insegnanti dimostrano scarsa empatia, non giustificando le assenze per visite mediche e nemmeno per il parto. Neanche i compagni di classe sono molto solidali. Eppure esistono norme e programmi che spronano le madri adolescenti a continuare a studiare.

  • La legge 29 del 2002 (e la60 del 2016, che l’aggiorna) ribadisce il loro diritto a ricevere un’assistenza sanitaria completa e a rimanere nel sistema educativo e le tutela durante la gravidanza, il parto e il puerperio.
  • Dal 1998 è operativo il Conama, un ente governativo creato per gestire i problemi delle madri adolescenti e lavorare sulla prevenzione, a cui si affianca il Programma nazionale completo per la salute degli adolescenti.

Perù
In Perù il tasso di gravidanze precoci si attesta intorno al 13 per cento da circa 25 anni. Su cento adolescenti, cioè, tredici sono già madri o sono incinte. Solo il 6 per cento di loro finisce un ciclo scolastico dopo la scuola primaria. Tre norme affrontano questa situazione.

  • La legge 25.584 del 2002 vieta qualsiasi azione che a scuola può emarginare o mettere a disagio le studenti incinte.
  • La Legge per la protezione della madre adolescente del 2004 sostiene campagne di prevenzione e formazione sulle conseguenze delle gravidanze precoci.
  • La legge 29.600 del 2010 stabilisce che, per garantire l’equità nell’istruzione, le autorità scolastiche devono adattare l’offerta educativa alle esigenze della popolazione, con particolare attenzione al sostegno degli studenti che lavorano, stanno per avere un figlio o sono già genitori. Il testo prevede un sistema di borse di studio e di sussidi per le giovani madri.

Uruguay
Un’indagine di Amnesty international pubblicata nel 2021 rileva che “negli ultimi anni le gravidanze infantili in Uruguay sono diminuite sensibilmente, provando l’utilità delle politiche pubbliche. Perché è chiaro che questo progresso coincide con l’approvazione nel 2012 della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, a dimostrazione di quanto è importante che gli stati garantiscano alle bambine e alle adolescenti che restano incinte la possibilità di decidere”.

Per quanto riguarda gli studi, secondo la Banca di sviluppo dell’America Latina sei studenti uruguaiani su dieci non terminano le scuole e il motivo principale è l’ingresso nel mondo del lavoro. Una ricerca di una decina di anni fa, però, sottolinea che tra le adolescenti con figli l’abbandono scolastico precede la maternità (equiparabile in questo senso a un lavoro), e aumenta di dieci volte il rischio di restare incinta.

  • Dal 2016 il governo di Montevideo applica una Strategia nazionale e intersettoriale per la prevenzione delle gravidanze indesiderate nell’adolescenza. Lo scopo principale di questo piano è ridurre l’incidenza del fenomeno, oltre a garantire il pieno sviluppo delle ragazze. Le gravidanze precoci sono definite “un problema sociale che deve avere la priorità nelle politiche pubbliche, perché è espressione e conseguenza di disuguaglianze sociali, socioeconomiche, di genere, territoriali ed etniche”.

Alla fine il rapporto di Red mapa global insiste sugli aspetti critici che accomunano questi paesi, ma dice anche dove bisognerebbe intervenire in modo più efficace. Innanzitutto, serve lavorare in modo più incisivo sulle ragioni che portano a interrompere il percorso scolastico, prima di una gravidanza. Secondo, è necessario formare in modo adeguato insegnanti e funzionari educativi, e dare più autonomia e flessibilità alle scuole (su corsi, orari, lezioni a distanza, apertura di nidi d’infanzia, tutor, anche su strategie specifiche da applicare ai singoli casi). Terzo, è fondamentale coinvolgere le famiglie e le comunità, per costruire una rete e spazi di cura su cui le ragazze possono fare affidamento.

Per approfindere

Questo testo è tratto dalla newsletter Doposcuola.

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