07 settembre 2020 15:03

In Francia negli ultimi tre giorni si sono registrati 25mila nuovi casi di covid-19. Il governo ha aggiunto sette dipartimenti alla lista delle zone rosse. Ora in totale sono 28. In tutti saranno applicate misure più restrittive rispetto al resto del paese per contrastare il covid-19.

La situazione si aggrava anche in Spagna, dove si è superato il mezzo milione di contagi. Il 6 settembre nel Regno Unito si sono sfiorati tremila nuovi positivi in 24 ore, tornando ai numeri di fine maggio. Il ministro della salute Matt Hancock ha detto alla Bbc che l’aumento dei contagi ha riguardato soprattutto i giovani. Tuttavia, ragazze e ragazzi “possono trasmettere la malattia ai loro nonni, e noi non vogliamo vedere una cosa simile”.

Domenica 6 settembre in Russia si sono registrati 5.185 nuovi casi di covid-19. Nel paese si è superato così il milione di casi. Le autorità hanno annunciato l’inizio delle sperimentazioni su un secondo vaccino.

Tra sabato e domenica scorsi in India sono stati superati i 90mila nuovi casi. Dall’inizio dell’epidemia il bilancio sale a 4,2 milioni di contagi.

In controtendenza, la Corea del Sud ha ridotto drasticamente i nuovi casi, arrivando ai 167 del 6 settembre. La chiave è nelle misure restrittive: i ristoranti sono costretti a chiudere alle 21, mentre caffè e altri prodotti sono ordinabili a domicilio tutto il giorno.

Nel mondo i casi totali hanno superato i 27 milioni, i morti sono 883mila.

  • Il governo australiano ha annunciato un accordo per acquistare 84,8 milioni di dosi di vaccino contro il covid-19. Le comprerà per 1,7 miliardi di dollari statunitensi. I primi lotti arriveranno a gennaio 2021. Nel frattempo Daniel Andrews, il premier dello stato di Victoria, ha annunciato che il lockdown di sei settimane a Melbourne, che doveva finire il weekend prossimo, è stato prorogato fino al 28 settembre. Mentre altre misure restrittive – il coprifuoco, i limiti agli incontri e il divieto di spostarsi oltre i cinque chilometri – rimarranno in vigore fino al 26 ottobre.
  • Negli Stati Uniti si discute sull’ipotesi lanciata da Michael Mina – docente di epidemiologia di Harvard – di utilizzare test veloci da realizzare a casa per frenare la diffusione del covid-19. Si tratta dei test dell’antigene, economici e rapidi (i risultati si conoscono dopo pochi minuti), che però non sono efficaci nel rilevare le infezioni con bassa carica virale. Gli esperti sono molto scettici, scrive il New York Times.
  • Le prime carestie dell’era covid potrebbero colpire presto quattro zone cronicamente prive di cibo: Yemen, Sud Sudan, Nigeria nord-orientale e Repubblica Democratica del Congo. In una lettera ai componenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il coordinatore dell’ufficio per gli affari umanitari dell’Onu, Mark Lowcock, ha spiegato che il rischio di carestie in queste aree è stato aggravato dalla pandemia, “mettendo in pericolo la vita di milioni di donne, uomini e bambini”.
  • Secondo un team di ricercatori dell’università di Cambridge, i tamponi nasali e faringei non rivelano il trenta-cinquanta per cento delle infezioni, dato che il virus può passare dal tratto respiratorio superiore ai polmoni. Per colmare questa lacuna basterebbe affiancare al tampone il test rapido degli anticorpi, realizzato con la puntura al dito.
  • Durante la pandemia, la Public health England – agenzia del servizio sanitario nazionale – ha condotto una ricerca sulle case di cura per anziani. Il dottor Shamez Ladhani e i suoi colleghi hanno testato più di cinquecento tra assistiti e personale in sei di queste strutture per rilevare il covid-19. Circa cinque settimane dopo, il team ha cercato nelle stesse persone gli anticorpi contro il virus, in particolare quelli neutralizzanti, cioè molecole che possono impedire al virus di infettare le cellule. I ricercatori hanno scoperto che personale e ospiti delle case di cura sviluppavano anticorpi allo stesso modo, anche le persone con più di ottant’anni, che rappresentavano più dell’ottanta per cento degli assistiti. Non è ancora chiaro se gli anticorpi contro il virus proteggano però dalla reinfezione.
  • Le reinfezioni sono tra i temi che preoccupano di più il mondo della scienza. Non si sa ancora con certezza come possano interagire con il virus gli anticorpi di chi lo ha già incontrato e neutralizzato in precedenza. Ci sono tre grandi domande, secondo Nature, a cui la ricerca deve rispondere. La prima: quanto sono comuni le reinfezioni? Per ora le uniche due accertate sono a Hong Kong e in Nevada, ma gli scienziati pensano che aumenteranno nei prossimi mesi. La seconda: le reinfezioni creano sintomi più o meno gravi rispetto a quelle precedenti? Le ipotesi sono due: che gli anticorpi aiutino a combattere il virus tornato in circolo; o aiutino il virus stesso, peggiorandone i sintomi. La terza: le reinfezioni influiscono sullo sviluppo di un vaccino, e come? Il rischio peggiore è che il vaccino riduca i sintomi ma non prevenga l’infezione, rendendo i vaccinati asintomatici ma contagiosi.
  • Un ampio studio effettuato in Islanda mostra che gli anticorpi contro il covid-19 restano nel corpo delle persone per quattro mesi dopo l’infezione, in contrasto con studi precedenti che suggerivano la loro scomparsa rapida. Kari Stefansson, della deCODE genetics-amgen di Reykjavík, e i suoi colleghi hanno misurato i livelli di anticorpi nel sangue di circa 30mila persone. Circa il novanta per cento delle persone guarite aveva anticorpi contro il virus. I loro livelli sono aumentati durante i due mesi successivi alla diagnosi, poi si sono stabilizzati e infine sono rimasti allo stesso livello per tutta la durata dello studio.

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