03 aprile 2023 12:21

Questo articolo è uscito nel numero 42 di Internazionale Kids.

Ovunque andiamo siamo circondati dai suoni. Alcuni sono fastidiosi, altri sono piacevoli. Sapere come funzionano ci aiuta a migliorare gli spazi in cui viviamo.

Per quanto possiamo sforzarci, non troveremo mai un posto completamente silenzioso. Quando qualcosa si muove produce un suono, anche se gli esseri umani non sempre riescono a sentirlo. I suoni sono ovunque, ci circondano. Normalmente facciamo caso a quelli prodotti dalle persone o dalle cose. Basta pensare al traffico o alle fabbriche. Eppure anche la natura può essere rumorosa: immaginate un vulcano in eruzione!

In generale, i suoni non sono né buoni né cattivi. A fare la differenza è la percezione di chi li ascolta. Se un suono ci risulta sgradevole o ci infastidisce, lo consideriamo un rumore. Quando sentiamo un suono che non ci piace, avvertiamo una sensazione di malessere. Ma il rumore potrebbe essere solo un suono nel posto, o nel momento sbagliato.

Nelle città si parla spesso di inquinamento acustico per riferirsi ai rumori intensi che disturbano le persone. Forse vi stupirà, ma anche molte città del passato erano rumorose.

Nel VI secolo aC la colonia greca di Sibari era così rumorosa che il consiglio della provincia ordinò ai vasai e agli stagnini di vivere fuori dalle mura perché facevano troppo chiasso! Con lo sviluppo delle civiltà umane, le città sono cresciute e sono diventate più popolose. Oggi la maggior parte delle persone vive in città e insieme agli abitanti aumenta anche il rumore.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dice che in Europa circa una persona su cinque è esposta a livelli di rumore troppo elevati e potenzialmente pericolosi per la salute. Ma quanto deve essere forte un rumore perché diventi un problema? I livelli di intensità sonora di solito si misurano attraverso un’unità chiamata decibel.

Immaginate una persona a un metro da voi che parla con un tono normale. Quando il suono della sua voce arriva alle vostre orecchie, misura intorno ai 60 decibel. Fare queste misurazioni può essere complicato perché non è possibile aggiungere o sottrarre livelli di decibel come si fa con i numeri normali. Per esempio, due fonti sonore che emettono 50 decibel ciascuna non si sommano per produrre 100 decibel di suono, ma misurano 53 decibel.

Secondo l’Oms, il rumore del traffico stradale non dovrebbe superare i 45 decibel, quello ferroviario i 44 decibel e quello aereo i 40 decibel. I limiti sono diversi perché alcuni rumori sono più fastidiosi di altri.

Impronte sonore
La maggior parte delle persone concorda sul fatto che un mondo totalmente silenzioso potrebbe essere poco piacevole. Molti suoni rendono interessanti le nostre esperienze quotidiane. Il rumore non è per forza qualcosa di “inquinante”: alcuni suoni possono avere effetti positivi. Per esempio, ascoltare suoni della natura come il canto degli uccelli o l’acqua che scorre può contribuire a ridurre lo stress e a migliorare il benessere e l’umore.

Provate ad ascoltare il suono registrato in un parco di Londra. Come vi fa sentire? Oppure ascoltate i suoni registrati in un mercato di Londra. Cosa vi trasmettono?
Alcuni suoni possono essere così unici da diventare una specie di impronta sonora di un luogo. Quando li sentiamo capiamo immediatamente molte cose di quel posto, senza bisogno di vederlo. Il suono di una folla esultante è molto riconoscibile e ci rimanda a uno stadio di calcio durante una partita. Vi vengono in mente altre impronte sonore?

Rumore di passi
Finora abbiamo parlato di città e di spazi esterni. Eppure spesso passiamo molto tempo in ambienti chiusi, dove avvertiamo suoni provenienti sia dall’interno sia dall’esterno delle stanze in cui ci troviamo. Se siete seduti sul divano, potreste sentire le risate che arrivano dalla tv, i passi di qualcuno che cammina al piano di sopra o il fruscio del vento fuori dalla finestra.

Quando siamo all’interno, i suoni viaggiano attraverso l’aria e possono anche attraversare le pareti degli edifici, i vetri delle finestre o i materiali che compongono il soffitto. Quando il suono colpisce una parete, una parte viene riflessa, un’altra viene assorbita dalla parete e il resto vi passa attraverso. Alcune superfici sono in grado di assorbire il suono, mentre altre funzionano più come specchi, riflettendolo.

Se siete stati in una chiesa o in una grande aula vuota a scuola, avrete notato che il suono dei vostri passi sembra molto forte. Questo perché il suono prodotto dai piedi viene riflesso più volte dalle pareti e dai pavimenti di pietra. Questi suoni riflessi arrivano alle orecchie in tempi leggermente diversi, a seconda della distanza percorsa da ciascun riflesso. Il risultato è che si sente un’eco che sembra rimbalzare nella stanza.

A volte queste superfici che riflettono il suono hanno una forma e una posizione specifica per dargli una direzione, per esempio verso gli ascoltatori in una sala da concerti.

Al contrario, le superfici morbide e porose assorbono la maggior parte del suono che le colpisce. Il suono si comprime nelle cavità piene d’aria di queste superfici, perdendo parte della sua energia. Questi materiali fonoassorbenti si trovano, per esempio, nei cinema: sedili morbidi, pareti imbottite e tende pesanti. In questo modo l’eco viene contrastata, facilitando la visione del film. Altri materiali fonoassorbenti sono i pannelli sottili che vibrano quando vengono colpiti da onde sonore, in modo da indebolire il suono riflesso.

Pareti a panino
Ma cosa fare se si vuole ridurre al minimo la trasmissione del suono da uno spazio chiuso all’altro? Una soluzione è l’isolamento acustico. Le pareti possono fornire un buon isolamento acustico, ma alcune sono migliori di altre nell’attutire i suoni.

Se vivete in un appartamento e riuscite a sentire i vostri vicini che parlano, cantano, starnutiscono o gridano, probabilmente le vostre pareti non sono le migliori! Dei buoni isolanti acustici sono i materiali rigidi e pesanti, con una superficie continua non porosa. Un’ottima strategia per creare una parete fonoisolante è costruirla come un sandwich: le fette di pane esterne sono fatte di materiali rigidi, mentre il ripieno è in materiale morbido e fonoassorbente.

Quando suoni e rumori raggiungono le nostre orecchie, vengono trasportati lungo i canali uditivi e intercettati da speciali sensori interni. Questi segnali arrivano poi al nostro cervello, che li elabora e li interpreta. Alcuni suoni attirano la nostra attenzione, mentre altri passano inosservati.

Alcuni sono così forti da coprirne altri più lievi. Questo fenomeno si chiama mascheramento acustico e a volte si usa per rendere più gradevoli gli ambienti rumorosi. Provate a pensare a un negozio o a un bar affollato. Sono posti pieni di suoni: persone che parlano, stoviglie che tintinnano e carrelli spinti da una parte all’altra. Molti negozi mettono la musica per mascherare questi suoni.

Lo scorrere dell’acqua
Quando siamo in un ambiente chiuso, la definizione di “suono” o “rumore” dipende da ciò che stiamo facendo in quel momento. Il suono delle voci può essere piacevole mentre si cena o ci si rilassa a casa, ma fastidioso se si è a scuola e si cerca di ascoltare l’insegnante. Magari vi piacciono la tranquillità e il silenzio mentre leggete un bel libro, ma se uscite con gli amici preferite la musica ad alto volume.

Alcune persone preferiscono studiare in silenzio, mentre per altre è più facile concentrarsi con la musica in sottofondo.

Esistono dei suoni che piacciono quasi a tutti. Di solito sono quelli legati alla natura, come il canto degli uccelli o lo scorrere dell’acqua. Gli architetti e gli ingegneri che progettano edifici e spazi esterni devono pensare al tipo di suoni che le persone sentiranno in quegli spazi. Non esiste una “ricetta” perfetta per tutti. Più impariamo a conoscere i suoni e la loro importanza nella nostra vita, più possibilità avremo di apprezzarli.

(Traduzione di Claudia Menchi)

Questo articolo è uscito nel numero 42 di Internazionale Kids, il mensile di Internazionale per bambine e bambini. La versione originale, The sounds around us in cities and buildings, è stata pubblicata su Frontiers for young minds, un sito che raccoglie ricerche scientifiche scritte da ricercatrici e ricercatori e rilette da giovani lettori (in questo caso Prisha, 13 anni) per renderle più chiare e comprensibili.

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