17 luglio 2020 13:27

È cominciato a Bruxelles il vertice straordinario del Consiglio europeo, la prima occasione dall’inizio della pandemia di covid-19 in cui i 27 leader dell’Unione europea si incontrano di persona. Per ridurre i rischi di contagio, le delegazioni nazionali sono state limitate a sei persone e ai giornalisti non è stato consentito l’accesso. Il principale punto all’ordine del giorno è il piano di rilancio proposto dalla Commissione europea per aiutare i paesi più colpiti a uscire dalla crisi economica innescata dal virus e dalle misure di contenimento, che secondo le previsioni della Banca centrale europea nel 2020 provocherà una contrazione dell’8,7 per cento nell’economia dell’eurozona.

Il piano, le cui linee fondamentali erano state proposte a maggio dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron, prevede la creazione di un fondo da 750 miliardi di euro, che dovrebbero essere raccolti dalla Commissione emettendo obbligazioni garantite dai contributi nazionali al bilancio europeo. Sarebbe la prima volta che l’Unione europea contrae debito comune, un’idea finora considerata tabù da molte forze politiche, e la proposta specifica chiaramente che si tratterebbe di una misura eccezionale e non ripetibile.

Di questi 750 miliardi, 250 dovrebbero essere erogati ai paesi europei come prestiti a tasso agevolato e 500 dovrebbero essere elargiti come sussidi a fondo perduto. I maggiori beneficiari dovrebbero essere l’Italia e la Spagna. I paesi che richiedono l’accesso ai fondi dovranno presentare i loro piani su come intendono investirli al Consiglio europeo, che dovrà approvarli a maggioranza qualificata.

I nodi da sciogliere
La proposta è osteggiata da alcuni degli stati più ricchi dell’Unione: Paesi Bassi, Austria, Danimarca e Svezia, a cui recentemente si è aggiunta anche la Finlandia. La loro principale obiezione riguarda la quota di sussidi a fondo perduto, che vorrebbero eliminare o almeno ridimensionare. Il premier olandese Mark Rutte inoltre ha chiesto che l’approvazione dei piani di rilancio avvenga all’unanimità, il che darebbe a ciascun paese il potere di mettere il veto sull’erogazione dei fondi. L’Italia si è espressa chiaramente contro questa condizione.

Alla trattativa sul fondo per la ripresa si aggiunge quella sul bilancio dell’Unione europea per il periodo 2021-2027, che la Commissione vorrebbe portare oltre i mille miliardi di euro, e che dovrà compensare l’ammanco da dieci miliardi di euro all’anno provocato dall’uscita del Regno Unito. Anche in questo caso i paesi contribuenti netti stanno cercando di ridurre la cifra e ottenere delle esenzioni in alcuni settori. Eventuali concessioni sul bilancio potrebbero ammorbidire la loro posizione sul fondo per la ripresa, che Bruxelles e Berlino considerano prioritario.

Obiezioni ai piani della Commissione sono state sollevate anche dall’Ungheria, che vuole cancellare la proposta di condizionare l’erogazione dei fondi al rispetto dello stato di diritto, e dalla Polonia, contraria all’idea che l’accesso ai fondi per la transizione energetica sia sottoposto all’approvazione dell’impegno europeo ad azzerare le emissioni nette di anidride carbonica entro il 2050.

Il vertice dovrebbe concludersi sabato 18 luglio, ma vista la complessità delle trattative potrebbe protrarsi anche oltre il fine settimana. Molti osservatori però dubitano che si arrivi a un accordo definitivo. Merkel e Macron hanno dichiarato più volte che il via libera al piano di rilancio dovrà arrivare “entro l’estate”. Per la cancelliera tedesca, il cui paese ha appena assunto la presidenza di turno dell’Unione, un fallimento sarebbe un’umiliazione difficilmente accettabile nella sua ultima occasione di lasciare il segno nella storia europea prima del suo ritiro dalla politica, annunciato per il 2021. Ma nel calendario europeo c’è spazio per un altro vertice straordinario prima della pausa estiva, e probabilmente sarà quello il momento della resa dei conti.

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