29 agosto 2017 12:04

Sarà grande la sorpresa del discorso che Emmanuel Macron farà il 29 agosto davanti agli ambasciatori francesi riuniti a Parigi. In quell’occasione il presidente definirà le grandi linee della sua politica estera, e dovrebbe annunciare l’apertura di un nuovo negoziato sulla Siria.

Macron ci lavora dall’inizio dell’estate e spera che tutte le potenze coinvolte nel conflitto si ritrovino intorno allo stesso tavolo anziché continuare a portare avanti un dialogo separato che inevitabilmente non condurrà a nulla. Bisognava convincere i russi e gli americani, i turchi e i sauditi e tutti gli altri: il problema principale era trovare il modo di coinvolgere l’Iran in un momento in cui l’amministrazione Trump non vuole sentir parlare di un dialogo con Teheran. Ma questa difficoltà sembra ormai superata.

A meno di imprevisti dell’ultimo minuto, infatti, questo gruppo di contatto sulla Siria si riunirà a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che si aprirà tra due settimane. Con il tacito assenso della Casa Bianca, la diplomazia francese assicurerà, dall’esterno, il collegamento con Teheran, in modo che gli iraniani partecipino al dialogo senza che gli americani rifiutino di prendervi parte.

Quando la guerra non riesce a imporre la vittoria di uno schieramento, la diplomazia riprende piede

La pace non arriverà domani. È ancora troppo presto per parlare di una vera speranza, ma un tentativo di rilancio del negoziato è chiaramente meglio dello stallo politico e diplomatico a cui aveva portato questa guerra infinita.

Ci sono tre motivi per cui la Francia ha potuto aprire questa porta. Innanzitutto Emmanuel Macron ha saputo stringere un rapporto di fiducia con Donald Trump e Vladimir Putin. Gli Stati Uniti non avevano alcuna idea di cosa volevano o potevano fare in Siria e né i russi né gli iraniani hanno i mezzi per riportare il loro alleato Assad al potere. Quando la guerra non riesce a imporre la vittoria di uno schieramento, la diplomazia riprende piede.

Per il resto, Macron farà presente agli ambasciatori che i francesi, eleggendolo, hanno approvato la sua volontà di rilanciare l’unità dell’Europa. L’Unione europea, il serrare i ranghi, l’armonizzazione delle economie dell’eurozona, i suoi investimenti futuri nelle industrie d’avanguardia e i primi passi della difesa comune costituiscono il secondo asse di un discorso che non passerà in rassegna tutte le crisi internazionali ma affermerà le altre due priorità del nuovo presidente.

Una è la difesa di quello che Macron definirà il “bene comune”: il pianeta, l’ambiente, gli ideali dell’illuminismo e della libertà. L’altra sarà la difesa degli interessi della Francia, economici, politici ma anche culturali e linguistici.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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