Il popolo è sovrano. Questa è la regola su cui si basa la democrazia, regime imperfetto, discutibile e discusso ma anche infinitamente migliore della monarchia, dell’oligarchia e della dittatura militare. La sovranità popolare è sacra, ma questo non significa che il popolo abbia sempre ragione.

Per esempio possiamo sostenere che il popolo americano non abbia dato prova di grande lungimiranza portando Donald Trump alla Casa Bianca. Oggi constatiamo che il popolo britannico ha sbagliato, andando contro il proprio interesse, quando ha deciso a maggioranza di uscire dall’Unione europea. I britannici hanno creduto alle bugie dell’estrema destra amica di Marine Le Pen, Viktor Orbán, Donald Trump e Matteo Salvini e alla promessa che dopo la Brexit sarebbero diventati più ricchi, più felici e più liberi di decidere la loro politica.

Era un messaggio semplice e seducente, ma alla fine si è capito che il Regno Unito dovrà scegliere tra due mali: uscire dal mercato unico e pagarne il prezzo o restare sottomettendosi alle regole e alle decisioni dell’Ue, su cui non avrebbero più alcuna voce in capitolo dopo aver abbandonato il club europeo. Non c’è da stupirsi. Nel Regno Unito come altrove, molti politici, economisti, giornalisti e persone di buon senso lo avevano previsto con grande anticipo. Bisogna essere ciechi per non accorgersi dell’evidenza.

La rabbia
Eppure il popolo non se n’è accorto, perché era più allettante credere nel radioso avvenire della Brexit, nel ritorno di un Regno Unito solitario e superbo come lo era stato fino alla prima guerra mondiale, quando era una delle due superpotenze mondiali insieme alla Francia. La nostalgia inebriante del passato ha colpito anche in Francia, dove il popolo, ancora una volta, sta sbagliando.

La rabbia manifestata dai gilet gialli, condivisa da molti francesi che sostengono le proteste, è tutt’altro che infondata. Al contrario, è un sentimento legittimo, perché effettivamente la disuguaglianza è aumentata enormemente dopo gli anni ottanta, quando ha trionfato il neoliberismo, mentre la riduzione delle distanze e la libera circolazione dei capitali hanno permesso alle grandi aziende di delocalizzare la produzione e imporre le proprie condizioni agli stati (in questo senso è insopportabile dover ridurre le tasse dei più ricchi e non perché sia giusto, ma perché altrimenti potrebbero lasciare il paese portando con sé i loro patrimoni).

Non si può chiedere la riduzione delle tasse e al tempo stesso l’aumento dei salari

Oggi il denaro è tornato a essere sovrano. È ingiusto, moralmente inaccettabile e socialmente pericoloso, perché è così che all’improvviso si arriva alla rivoluzione, con tutto il suo corollario di violenza. Allo stesso tempo, però, ciò che si sente tra le barricate è altrettanto falso.

Il popolo francese si sbaglia perché un paese non può invertire da solo i rapporti di forza che si sono creati nei cinque continenti dopo l’implosione del comunismo e la rivoluzione conservatrice di Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Se le tasse sui guadagni e sui capitali in Francia tornassero ai livelli del passato e la redistribuzione restasse quella attuale nei paesi con cui i francesi commerciano, la Francia sarebbe rapidamente travolta dalla mancanza di investimenti e dalla fuga dei capitali su cui non potrebbe ristabilire un controllo senza rovinarsi con le sue stesse mani (l’autarchia ha sempre effetti letali).

Il popolo francese si sbaglia perché nessun governo – anche se fosse composto dai più estremisti tra i gilet gialli – potrebbe mai cancellare da un giorno all’altro quarant’anni di aumenti della disuguaglianza, oltre a qualche millennio di povertà, tra tutte la principale ingiustizia.

Il popolo francese si sbaglia perché non può chiedere una riduzione delle tasse e dei contributi sociali e al tempo stesso l’aumento dei salari e degli investimenti pubblici.

Il popolo francese si sbaglia perché accarezzando l’idea di una rivoluzione, di un nuovo 1789, dimentica che l’abolizione dei privilegi portata dal furore dei sans-culottes fu pagata con il sangue e con un secolo di instabilità cronica.

Il popolo francese si sbaglia perché non è bloccando le strade e paralizzando Macron che si ristabilirà un rapporto di forze più equilibrato tra lavoratori e imprenditori. La soluzione è un’altra: creare una potenza pubblica europea capace di imporre nuove regole fiscali, sociali e ambientali a un capitale che non potrebbe mai ignorare un mercato di 500 milioni di persone.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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