18 dicembre 2017 14:43

Mia figlia di cinque anni ha cominciato a chiedermi il perché di qualunque cosa. Devo rispondere proprio a tutto? –Lollo

La prima delle mie amiche a diventare mamma mi aveva avvertito: “Rispondere ai perché di un figlio è un lavoro part-time”. All’epoca avevo pensato che stesse drammatizzando ma poi sono diventato padre di due gemelle e rispondere alle loro domande è diventato un lavoro a tempo pieno.

La raffica di perché incrociati era diventata talmente ingestibile che per un certo periodo ho istituito le due ore senza domande: dalle 16 alle 18 niente perché. “E perché?”. “Ho detto niente domande!”. Con il passare degli anni le domande diminuiscono, ma diventano più complicate.

Ieri per esempio, mia figlia di dieci anni mi ha chiesto: “Papà, cos’è il fascismo?”. Dopo aver balbettato una risposta insoddisfacente, ne ho cercata una su kidzsearch.com: “Il fascismo è una forma di governo dove il paese è considerato più importante di ogni singola persona, gruppo, libertà o legge”. A colpirmi però è stato questo passaggio: “Il fascismo è comparso in Europa prima della seconda guerra mondiale perché molti pensavano che la democrazia fosse diventata debole e corrotta, che il capitalismo fosse troppo ingiusto e materialista e il comunismo soffocasse l’iniziativa individuale”.

L’inquietante somiglianza con il contesto di oggi, compreso il blitz di Forza nuova nella sede di Repubblica o il successo elettorale di CasaPound a Ostia, mi ha ricordato che devo crescere dei figli profondamente antifascisti. Sperando che continuino a fare mille domande e a mettere tutto in discussione.

Questa rubrica è stata pubblicata il 15 dicembre 2017 a pagina 14 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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